Dopo aver imposto dazi a Cina, Canada, Messico e a numerosi partner commerciali, l’amministrazione Trump continua ad alzare la pressione, questa volta puntando direttamente su due alleati storici e altri partner commerciali tra cui, Corea del Sud, Giappone, Laos, Myanmar, Sudafrica, e Kazakistan.
A partire dall'1 agosto 2025 gli Stati Uniti imporranno dazi del 25 per cento sulle importazioni dalla Corea del Sud, dal Giappone e dal Kazakistan, del 30 per cento dal Sudafrica, del 40 per cento da Laos e dal Myanmar. Lo ha rivelato il presidente americano, Donald Trump, in diversi post su Truth Social.
Trump aveva annunciato il 2 aprile dazi reciproci su decine di partner commerciali. Pochi giorni dopo, però, aveva concesso una pausa di 90 giorni per procedere con i negoziati.
Mentre si avvicina la scadenza del 9 luglio, solo Regno Unito, Cina e Vietnam hanno firmato intese con Washington. Diverse amministrazioni, come Giappone, Corea del Sud, Unione Europea e India, non figurano tra coloro che hanno trovato un accordo.
Era già noto, per esempio, che i negoziati tra Tokyo e Washington fossero arrivati a un punto morto. Tuttavia, questo scenario potrebbe presto cambiare.
Il presidente statunitense ha recentemente annunciato che il 7 luglio l'amministrazione avrebbe inviato lettere a circa una decina di nazioni. Come già anticipato, si tratta di offerte "prendere o lasciare".
Le lettere di Trump che riportano nero su bianco le nuove aliquote sono state rivolte direttamente al primo ministro giapponese Ishiba Shigeru, al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, al presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev, al presidente laotiano Thongloun Sisoulith, all'amministrazione birmana e al presidente sudcoreano Lee Jae-myung.
I testi delle lettere sono fondamentalmente identici. Queste sostengono che le nuove aliquote siano necessarie per correggere i persistenti deficit commerciali degli Stati Uniti con questi paesi.
Donald J. Trump Truth Social 07.07.25 02:14 PM EST pic.twitter.com/ZKbqUXGZsA
— Commentary Donald J. Trump Posts From Truth Social (@TrumpDailyPosts) July 7, 2025
Le tariffe annunciate il 2 aprile prevedevano un'aliquota del 24 per cento per il Giappone, del 25 per cento per la Corea del Sud, del 30 per cento al Sudafrica, del 27 per cento al Kazakistan, del 44 per cento per il Myanmar e del 48 per cento per il Laos.
Con le prime due lettere inviate, Trump introduce quindi ufficialmente i dazi iniziali per due importanti partner commerciali ma continua ad svelarne altre.
Più tardi, il presidente americano ha condiviso altre lettere rivolte alla presidente bosniaca Zeljka Cvijanovic, al Re e al primo ministro ad interim thailandesi, al primo ministro cambogiano Hun Manet, al presidente serbo Aleksandar Vucic, al consigliere capo del Bangladesh Muhammad Yunus, al presidente indonesiano Prabowo Subianto e al presidente tunisino Kais Saied.
Trump ha quindi annunciato l'intenzione di imporre, sempre a partire dall'1 agosto, i dazi del 25 per cento alla Tunisia, del 32 per cento all'Indonesia, del 35 per cento al Bangladesh e alla Serbia, del 36 per cento alla Cambogia e alla Thailandia, e del 30 per cento alla Bosnia ed Erzegovina.
Queste cifre sono rimaste invariate o hanno subito solo piccole variazioni rispetto a quanto annunciato lo scorso 2 aprile. Per esempio, per il Bangladesh e per la Serbia è previsto uno sconto del 2 per cento, mentre per la Bosnia del 5 per cento, per la Cambogia del 7 per cento ma resta invariato per la Thailandia.
Questi dazi sono distinti da quelli aggiuntivi, specifici per settore, che colpiscono categorie di prodotti chiave.
La politica commerciale di Trump continua a essere guidata dalla sua visione America First, un approccio che mira a riportare le aziende e la produzione all’interno degli Stati Uniti, anche attraverso l’uso aggressivo dei dazi come leva di negoziazione.
Il presidente americano insiste nel ribadire che queste misure non sono solo punitive ma rappresentano una strada per ribilanciare il commercio globale a favore degli Stati Uniti. La strategia appare ormai consolidata: colpire, negoziare, offrire una via d'uscita.
Oltre a comunicare le nuove aliquote, le lettere di Trump offrono anche una via d'uscita ai leader. I dazi doganali non sarebbero applicati se i paesi interessati decidessero di costruire o produrre i loro prodotti all'interno degli Stati Uniti.
Sul piatto, però, c'è anche la minaccia di dazi ancora più elevati qualora queste nazioni decidessero di imporre tariffe aggiuntive sulle esportazioni statunitensi.
"Se per qualsiasi motivo deciderete di aumentare i dazi, allora, qualunque sia l'importo che deciderete di aumentare, verrà aggiunto a quel 25 per cento che applichiamo", ha avvertito Trump in modo diretto.
Il presidente americano aveva dichiarato che gli Stati Uniti fossero prossimi a finalizzare decine di accordi commerciali. Tuttavia, non è ancora chiaro quante lettere l’amministrazione Trump abbia inviato o se continuerà a utilizzare questa strategia di pressione individuale.
Il messaggio lanciato da Washington è comunque chiaro: investire in America conviene, ostacolare l’America ha un prezzo.
L’amministrazione Trump ha dunque aperto una nuova fase nella sua strategia commerciale, puntando a ottenere vantaggi concreti sia per l’industria americana sia per l’equilibrio della bilancia commerciale, anche a costo di mettere sotto pressione storici alleati.
Numerose nazioni si trovano ora di fronte a un bivio: accettare di investire negli Stati Uniti per evitare i dazi oppure affrontare un’ulteriore escalation commerciale.
Resta da vedere se questa linea dura potrà produrre benefici sostenibili nel lungo termine per l’economia americana senza ricadute negative sui consumatori e sui mercati azionari.
Nel frattempo, Trump continua a lanciare un messaggio inequivocabile: chiunque voglia accedere al mercato statunitense dovrà accettarne le regole.