Il presidente brasiliano ha scelto di sfidare apertamente Donald Trump e le sue politiche protezionistiche. Mentre gli altri membri del blocco evitano lo scontro diretto, Lula rivendica un ruolo più autonomo e accusa il leader americano di voler imporre la sua visione al mondo dichiarando: “Non vogliamo un imperatore”.
Il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, è salito al centro dell'attenzione mondiale con la sua sfida al presidente americano, Donald Trump.
Il gruppo delle economie mondiali emergenti, i BRICS, ha tenuto, dal 6 al 7 luglio, il 17esimo vertice a Rio de Janeiro, in Brasile. I leader hanno criticato indirettamente la politica commerciale degli Stati Uniti sotto l'amministrazione Trump, denunciando il crescente ricorso ai dazi nel commercio globale.
Ormai è noto che a Trump piace la parola "dazi", che lui stesso definisce "la parola più bella nel dizionario". Questo suo secondo mandato è caratterizzato proprio dalle politiche economiche protezionistiche, anche di più rispetto al suo primo mandato. Gli annunci del presidente americano hanno già creato una situazione finanziaria altalenante in tutto il mondo. Gli analisti mettono in guardia, inoltre, sul fatto che eventuali aumenti di queste tariffe possano aggravare i costi sostenuti dai consumatori.
La dichiarazione dei BRICS è arrivata in un momento particolarmente rilevante. Il presidente americano aveva annunciato, il 2 aprile, tariffe commerciali contro la maggior parte dei paesi mondiali. Pochi giorni dopo aveva dichiarato una pausa fino al 9 luglio. Continua quindi la scure della minaccia tariffaria in vista di questa scadenza. Trump ha già rinviato il tempo per i negoziati fino all'1 agosto.
Il presidente americano ha preso di mira il blocco, descrivendolo come “anti-Usa”. Trump ha attaccato i BRICS minacciando, in un post su Truth Social, il 7 luglio, i paesi che fanno parte del blocco di ulteriori dazi.
Donald J. Trump Truth Social 07.06.25 10:24 PM EST pic.twitter.com/8Fu8pjzTTs
— Commentary Donald J. Trump Posts From Truth Social (@TrumpDailyPosts) July 7, 2025
I BRICS erano originariamente composti da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Ad oggi, però, il blocco si è ampliato con l'adesione di altri paesi come Iran, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Molti membri e paesi partner del gruppo dipendono fortemente dagli scambi commerciali con gli Stati Uniti.
Non è tardata la risposta del presidente brasiliano a Trump. Lula ha affermato, con un tono provocatorio e diretto, che il mondo ormai è cambiato e che “non vuole un imperatore”.
Lula, inoltre, ha ribadito la necessità di trovare un'alternativa al dollaro americano. Infatti, Trump vuole mantenere il dollaro come valuta mondiale. In opposizione a questo obiettivo, l'ascesa dei BRICS rappresenta una grande minaccia, con il Brasile che ha lanciato la proposta di una moneta unica.
Gli altri membri del blocco hanno reagito alle minacce di Trump con un tono diverso rispetto a Lula. Molti osservatori hanno interpretato queste reazioni affermando che la lettera B di BRICS abbia agito da sola.
Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, per esempio, ha espresso fiducia nel raggiungimento di un accordo commerciale con Washington e ha affermato che il gruppo non mira a competere con nessun'altra potenza.
Una risposta simile è arrivata anche dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, che ha affermato che i BRICS dovrebbero promuovere una "cooperazione vantaggiosa per tutti" e "non prendono di mira nessun paese".