08 Jul, 2025 - 18:22

Trump fa marcia indietro: promette più armi all’Ucraina. Kiev tira il fiato ma il fronte resta rovente

Trump fa marcia indietro: promette più armi all’Ucraina. Kiev tira il fiato ma il fronte resta rovente

Dopo giorni di incertezza e tensioni con Kiev, Donald Trump annuncia la ripresa delle forniture militari all’Ucraina. La decisione arriva in un momento cruciale, mentre il conflitto con la Russia si intensifica e la diplomazia stenta a produrre risultati concreti.

Il dietrofront sulle forniture di armi

Il presidente americano, Donald Trump, ha annunciato, il 7 luglio, che le spedizioni di armi dagli Stati Uniti sarebbero riprese. Le parole di Trump arrivano pochi giorni dopo che il Pentagono aveva annunciato l'interruzione delle consegne di alcune armi verso Kiev.

Trump ha affermato di essere "deluso" dal presidente russo, Vladimir Putin, e ha dichiarato che gli Stati Uniti invieranno "più armi" all’Ucraina.

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Invieremo loro altre armi che abbiamo. Devono essere in grado di difendersi. Ora vengono colpiti molto duramente.

Il Pentagono aveva annunciato che avrebbe interrotto le spedizioni di alcune armi, tra cui intercettori antiaerei e altre munizioni di precisione. Secondo quanto riferito, la decisione era arrivata dopo una revisione delle scorte militari.

La scelta dell’amministrazione Trump aveva suscitato diverse critiche. I sostenitori di Kiev avevano avvertito che la sospensione delle spedizioni di armi poteva aggravare la situazione sul campo per Kiev.

Il ruolo diplomatico di Trump

Dopo l’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio, gli Stati Uniti hanno assunto il ruolo di principale mediatore tra Mosca e Kiev. Il tycoon sperava di porre fine alla guerra velocemente.

Tuttavia, nonostante gli sforzi diplomatici, sono stati registrati pochi progressi concreti verso una soluzione del conflitto. Trump e Putin hanno ormai stabilito una linea diretta per discutere della guerra.

Tuttavia, anche la recente telefonata tra i due leader, del 3 luglio, avvenuta subito dopo la sospensione del trasferimento di armi statunitensi verso l’Ucraina, non ha portato a sviluppi decisivi.

Zelensky e Trump, invece, hanno avuto un rapporto altalenante negli ultimi mesi. Durante la visita del presidente ucraino alla Casa Bianca, il mondo ha assistito a un acceso confronto tra i due leader. Il vicepresidente americano, JD Vance, ha accusato Zelensky addirittura di ingratitudine. Il presidente ucraino ha poi cercato di ricucire i rapporti, accettando anche la proposta statunitense sulle terre rare.

L’inversione di rotta sul trasferimento di armi sembra essere arrivata dopo la telefonata tra Trump e il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, il 4 luglio.

Gli Stati Uniti procederebbero principalmente con l’invio di armamenti difensivi.

Il fronte resta acceso: i nuovi sviluppi sul campo

La decisione di Washington assume particolare importanza mentre non si arresta l’offensiva russa in Ucraina. L’esercito russo prosegue una lenta avanzata nel sud del Paese iniziata nel 2024, intensificando i bombardamenti in diverse regioni anche nel 2025.

Con l’aumento degli attacchi russi, Kiev dipende in misura crescente dai sistemi di difesa aerea e dalle munizioni fornite dai suoi alleati, in particolare dagli Stati Uniti.

Il 20 giugno, al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, Putin ha affermato che “tutta l’Ucraina” appartiene al suo Paese. Queste parole sono state ampiamente interpretate come l’espressione delle ambizioni territoriali finali di Mosca in Ucraina.

Attualmente, le forze russe controllano circa un quinto del territorio ucraino.

I combattimenti sono attivi nel sud dell’Ucraina, nella regione di Kharkiv e anche nel nord-ovest, nell’oblast di Sumy. Prosegue, inoltre, l’offensiva russa ai margini della regione di Dnipropetrovsk. All’inizio di luglio, Mosca ha annunciato il totale controllo dell’oblast di Luhansk.

Da parte sua, il Cremlino ha ribadito la sua posizione contraria alle forniture di armi occidentali. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha dichiarato che tali consegne non sarebbero “compatibili con i tentativi di una risoluzione pacifica del conflitto”.

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Attualmente, la linea scelta dagli europei tende a favorire, in ogni modo, il prolungamento dei combattimenti.
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