10 Jul, 2025 - 16:02

I dazi di Trump sono una mossa politica? La minaccia al Brasile e l’ombra (ingombrante) di Bolsonaro

I dazi di Trump sono una mossa politica? La minaccia al Brasile e l’ombra (ingombrante) di Bolsonaro

Donald Trump alza il tono contro il Brasile annunciando nuovi dazi e criticando apertamente il governo di Lula. Dietro le misure economiche, però, si intravede anche un messaggio politico, legato alla figura controversa di Jair Bolsonaro.

Trump minaccia il Brasile: dazi al 50 per cento

Il presidente americano, Donald Trump, continua con le minacce sui dazi. Stavolta nel mirino del tycoon c'è il Brasile. Trump ha dichiarato, il 9 luglio, che intende imporre tariffe del 50 per cento sui beni fabbricati nel paese sudamericano.

Il leader statunitense ha annunciato questa intenzione in una lettera rivolta al presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva.

Con il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha iniziato a utilizzare le imposte sulle importazioni come un mezzo per realizzare il suo piano commerciale protezionistico. Pochi giorni dopo il suo insediamento, all’inizio del mese di febbraio, ha imposto dazi a Canada, Messico e Cina. Ha poi annunciato, per la maggior parte delle nazioni in giro per il mondo, altre misure il 2 aprile, data che ha definito come "Giorno della liberazione".

I dazi di Trump hanno scatenato un'ondata di timori per le loro eventuali conseguenze, con molti che si sono chiesti se il presidente avesse un piano preciso o se le sue decisioni fossero frutto di impulsi. Successivamente, l'amministrazione americana ha imposto una pausa, in seguito alla risposta negativa dei mercati finanziari.

Mentre si stava avvicinando la scadenza del periodo di negoziati, l’amministrazione Trump ha inviato offerte da "prendere o lasciare" a decine di paesi, quasi identiche. Lula quindi non è l’unico capo di Stato a dover affrontare un ultimatum. Ciò che rende particolare la lettera rivolta al presidente brasiliano, però, è il contenuto.

Bolsonaro al centro della disputa

Così Washington inasprisce la battaglia con Brasilia. Trump, nella sua lettera, ha accusato il Brasile di aver condotto una "caccia alle streghe" contro l’ex presidente in carica dal 2019 al 2022 e politico di estrema destra Jair Bolsonaro. Bolsonaro è sotto processo per il suo presunto ruolo nel tentativo di ribaltare le elezioni presidenziali del 2022, concluse con la vittoria di Lula.

Il presidente americano ha affermato che "il modo in cui il Brasile ha trattato l’ex presidente Bolsonaro... è una vergogna internazionale". Ha poi dichiarato che il processo, a suo avviso, dovrebbe finire immediatamente.

Trump ha anche accusato il governo brasiliano di "attacchi insidiosi alle libere elezioni e ai fondamentali diritti di libertà di parola degli americani", tra cui la censura delle "piattaforme dei social media statunitensi".

L’aliquota del 50 per cento sarebbe la più alta applicata a qualsiasi nazione. Tuttavia, come si legge nella lettera di Trump, la decisione appare politica, al di là delle sue rivendicazioni di voler far tornare l’economia americana ai suoi periodi più gloriosi e proteggere il Paese dalle “ingiustizie” a livello commerciale. A differenza di ciò che accade con molte nazioni, però, gli Stati Uniti fanno registrare un surplus commerciale con il Brasile.

Lula risponde a tono

Bolsonaro è sotto processo con l’accusa di aver tentato un colpo di Stato nel gennaio 2023, quando migliaia di suoi sostenitori hanno assaltato gli edifici governativi nella capitale, Brasilia, dopo la vittoria elettorale di Lula. L'ex presidente brasiliano si trovava in quel momento negli Stati Uniti e ha negato qualsiasi legame con i rivoltosi.

Lula ha risposto al presidente americano con un post su X, affermando che il suo Paese "è una nazione sovrana con istituzioni indipendenti e non accetterà alcuna forma di tutela".

Nel frattempo, Trump ha recentemente criticato anche il vertice dei BRICS, di cui fa parte il Brasile. Ha definito il gruppo "antiamericano" e ha affermato che a questi Paesi verrà applicato un importo aggiuntivo del 10 per cento. Lula aveva reagito con fermezza, dichiarando:

virgolette
Non vogliamo un imperatore.
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