Il cinema diventa ancora una volta terreno di scontro politico negli Stati Uniti. Stavolta al centro delle polemiche c’è Superman, il nuovo film diretto da James Gunn, che ha scatenato un’ondata di reazioni, soprattutto da parte della destra americana. Basta una frase del regista per accendere il dibattito. In un paese che attraversa tensioni sull’identità e sulle politiche migratorie, anche un supereroe può diventare simbolo di divisione.
Il nuovo film del regista James Gunn, Superman, diventa un caso negli Stati Uniti non per il successo al box office ma per le parole di Gunn.
In vista dell'uscita del film, il regista ha dichiarato al Sunday Times di Londra che "Superman è la storia dell'America... Un immigrato arrivato da altri luoghi e che ha popolato il paese".
Con la regia di Gunn, Superman viene visto in una dimensione diversa. In un territorio sconosciuto, si scontrano infatti parallelismi con la società odierna. Clark Kent non è un umano e non lo sarà mai. È un alieno proveniente dal pianeta Krypton, chiamato Kal-El, che atterra sulla Terra da neonato. Tuttavia, è stato cresciuto da genitori umani a Smallville, Kansas. Non si parla spesso del fatto che sia "un alieno", perché per molte caratteristiche, e per la sua apparenza, è un umano.
Se si guarda all'America di oggi e alle notizie che la attraversano, si notano parallelismi con milioni di persone che vanno negli Stati Uniti e desiderano poi essere americani. È questo che rende una lettura del genere più attuale che mai.
Il nuovo film di Superman si sposa con l'attuale clima politico americano e con le aggressive politiche contro l'immigrazione del presidente Donald Trump.
Alcuni conservatori hanno infatti reagito prontamente all’idea che il background migratorio di Superman venga raccontato apertamente.
Per una parte della destra radicale, in particolare per il movimento MAGA, questo elemento viene oggi visto come una provocazione ideologica. Per alcuni conservatori si tratta di riscrivere la narrativa dell’eroe nazionale per promuovere l’agenda “woke”. La semplice affermazione “Superman è un immigrato” basta spesso a innescare reazioni violente online.
La rabbia deriva da un conflitto più ampio: quello tra la visione esclusiva di “America First” e una narrazione inclusiva del Paese come terra d’accoglienza. Quando i progressisti presentano Superman come simbolo positivo dell’immigrazione, i sostenitori MAGA vedono in questo un attacco alla loro identità e ai confini. In fondo, Superman non cambia.
Diversi personaggi MAGA infatti hanno lasciato intendere che Superman è diventato “Superwoke”, affermando che non vogliono sentire prediche ideologiche. Kellyanne Conway, collaboratrice di Fox News ed ex assistente di Trump, ha affermato per esempio:
Il contesto in cui arriva il nuovo Superman è segnato anche dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Nel suo secondo mandato, Trump ha ripreso con forza le politiche migratorie già avviate durante la sua prima presidenza. Ha rafforzato i controlli al confine con il Messico, ampliato l’uso della detenzione per i migranti irregolari e limitato l’accesso all’asilo, rendendo più difficile per chi fugge da guerre o persecuzioni entrare legalmente negli Stati Uniti.
Il ritorno al potere ha segnato anche l’introduzione di nuove restrizioni ai visti, l’espansione dei rimpatri rapidi e una retorica ancora più dura contro l’immigrazione, vista come minaccia diretta alla sicurezza nazionale e all’identità americana.
In questo scenario, l’identità migrante di Superman diventa inevitabilmente un terreno di scontro culturale, politico e ideologico.