A quasi due decenni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco si arricchisce di un nuovo, clamoroso elemento che potrebbe cambiare radicalmente la prospettiva delle indagini.
Durante una recente analisi del tampone orale, mai esaminato in precedenza, è stato rinvenuto materiale genetico maschile appartenente a un uomo ancora non identificato.
Questo dato, emerso nel corso dell’incidente probatorio disposto dal Tribunale di Pavia, riapre interrogativi e sospetti su quanto accaduto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli.
Nel 2007, durante le prime indagini, il tampone prelevato dalla bocca di Chiara Poggi non fu mai sottoposto ad analisi. Solo ora, grazie all’incarico affidato a un team di periti, il materiale è stato finalmente esaminato.
I risultati hanno rivelato la presenza di DNA “Y” – quindi di origine maschile – su alcune garze utilizzate dal medico legale Marco Ballardini durante l’autopsia.
Il profilo genetico isolato non corrisponde né ad Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e condannato in via definitiva per l’omicidio, né ad Andrea Sempio, nuovo indagato in anni recenti.
La scoperta di questo DNA introduce la presenza di un “uomo ignoto” sulla scena del crimine, qualcuno che avrebbe avuto un contatto diretto con Chiara nelle fasi esecutive del delitto.
Il profilo genetico, che sarà ulteriormente “amplificato” dalla genetista Denise Albani, rappresenta ora un elemento centrale per il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano e per la procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone.
L’indagine si concentra dunque sulla possibilità che più persone abbiano partecipato all’omicidio, una pista che, se confermata, potrebbe sconvolgere la verità processuale finora accertata.
Oltre al tampone orale, i periti hanno isolato altro materiale genetico su un’acetato relativo a un’impronta trovata sulla superficie interna dell’anta fissa della porta della cucina.
Anche in questo caso, il profilo non appartiene né a Stasi né a Sempio, ma si tratta di un’impronta non insanguinata. Sull’impronta di scarpa “a pallini” rinvenuta sul tappetino del bagno, invece, è stato chiarito che il DNA corrisponde al padre o al fratello della vittima, escludendo quindi la presenza di un estraneo in quel contesto specifico.
Un ulteriore elemento di rilievo riguarda il materiale genetico trovato sotto le unghie di Chiara Poggi. Questo dettaglio, già alla base della riapertura dell’inchiesta, ha evidenziato la presenza non solo del profilo di Andrea Sempio, ma anche di un altro DNA maschile ignoto, seppur in quantità minori.
Questi dati rafforzano l’ipotesi investigativa che vede coinvolte più persone nella scena del crimine.
Di fronte a queste nuove scoperte, la famiglia Poggi, attraverso il proprio legale Gian Luigi Tizzoni, ha espresso scetticismo e preoccupazione. Secondo l’avvocato, “non ci sono DNA di soggetti sconosciuti sulla scena del crimine e tanto meno sul corpo di Chiara”.
Tizzoni ha definito le nuove ipotesi “totalmente destituite da qualsiasi fondamento”, sottolineando come, in assenza di riscontri oggettivi alternativi alla verità processuale, si rischi di alimentare teorie infondate e destabilizzanti per la famiglia e per la memoria della vittima.