A diciotto anni dal delitto di Garlasco, in cui perse la vita la giovane Chiara Poggi, la vicenda torna a scuotere l’opinione pubblica italiana.
Stavolta non per una svolta investigativa, ma per la scoperta della vendita online, a pagamento, di un video contenente le immagini dell’autopsia della vittima.
Un fatto che ha suscitato indignazione e sgomento, non solo tra i familiari di Chiara ma anche tra i cittadini e le istituzioni, per l’ennesima violazione della dignità della persona e del dolore dei suoi cari.
Non appena la notizia è emersa, il Garante per la protezione dei dati personali è intervenuto d’ufficio e con la massima urgenza. L’Autorità ha disposto un provvedimento di blocco nei confronti del soggetto che stava diffondendo il video, inibendo qualsiasi ulteriore trattamento e diffusione delle immagini.
Il Garante ha inoltre rivolto un avvertimento chiaro a tutti i media e ai siti web: la diffusione, anche parziale, di tali contenuti costituisce un illecito perseguibile, in quanto contraria alle regole deontologiche del giornalismo e alla normativa sulla privacy.
“La diffusione di queste immagini rappresenta una lesione gravissima della dignità della vittima e dei suoi familiari”, recita la nota ufficiale. L’Autorità si riserva l’adozione di ulteriori provvedimenti, anche di natura sanzionatoria, nei confronti di chiunque dovesse rendersi responsabile della diffusione del materiale.
Il caso di Chiara Poggi, uccisa nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto 2007, è stato uno dei più seguiti e discussi della cronaca italiana.
La lunga vicenda giudiziaria ha visto l’ex fidanzato Alberto Stasi condannato in via definitiva nel 2015, ma negli ultimi anni sono emersi nuovi elementi, come la presenza di tracce di DNA maschile ignoto sul corpo della vittima, che hanno riaperto il dibattito mediatico e investigativo.
In questo clima di morbosa attenzione, la messa in vendita del video dell’autopsia rappresenta un ulteriore passo verso la spettacolarizzazione del dolore e della morte, alimentando un mercato illecito che sfrutta la curiosità e l’ossessione per i casi di cronaca nera.
La famiglia Poggi, attraverso i propri legali, ha più volte espresso il proprio dissenso verso la diffusione di notizie non verificate e la presenza di sedicenti esperti, sottolineando come ciò possa ledere la dignità dei coinvolti e ostacolare la ricerca della verità.
La vicenda solleva interrogativi profondi sul rispetto della privacy e della dignità delle vittime di reati violenti e delle loro famiglie.
La diffusione di immagini così intime e dolorose non solo viola i diritti fondamentali alla riservatezza e alla protezione dei dati personali, ma causa anche un dolore aggiuntivo ai familiari, aggravando il trauma subito.
Il Garante Privacy ha ribadito la necessità per tutti i soggetti che entrino in possesso di questi materiali di astenersi dalla loro ulteriore diffusione.
La normativa italiana, infatti, tutela in modo rigoroso i dati sensibili e vieta la divulgazione di contenuti che possano arrecare offesa o danno alla persona, soprattutto in casi di particolare delicatezza come quello di Chiara Poggi.
Chi diffonde il video dell’autopsia di Chiara Poggi rischia sanzioni sia amministrative che penali. La diffusione, anche solo parziale, di queste immagini è considerata una condotta illecita perché viola la normativa sulla privacy e le regole deontologiche del giornalismo.
Il Garante della Privacy ha specificato che la pubblicazione o condivisione di tali contenuti rappresenta una gravissima lesione della dignità della vittima e dei suoi familiari e ha già adottato un provvedimento urgente di blocco nei confronti di chi lo ha diffuso online.
L’Autorità ha inoltre avvertito che chiunque entri in possesso di queste immagini, inclusi i mezzi di informazione, deve astenersi dalla loro diffusione e che sono in corso valutazioni per ulteriori provvedimenti sanzionatori.