Il delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007 con l’omicidio di Chiara Poggi, continua a scuotere l’opinione pubblica italiana.
Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, nuovi elementi e testimonianze emergono periodicamente, alimentando dubbi e interrogativi su una delle vicende giudiziarie più discusse degli ultimi vent’anni.
L’ultima novità arriva da Alessia Villani, oggi 41enne, che all’epoca dei fatti era poco più che ventenne come molti dei protagonisti di questa storia.
Amica delle gemelle Cappa, cugine di Chiara Poggi, la Villani ha rilasciato dichiarazioni che potrebbero aggiungere un tassello fondamentale al mosaico del caso.
Secondo quanto racconta, la sera del delitto avrebbe ricevuto una telefonata da Stefania Cappa, che le avrebbe confidato di aver visto Chiara quella stessa mattina, intorno alle 11.
Questa affermazione, riportata anche in un articolo del 2007, contrasta con la versione ufficiale fornita da Stefania stessa, secondo cui avrebbe visto la cugina per l’ultima volta il sabato precedente.
La Villani sottolinea inoltre di non essere mai stata sentita dagli inquirenti e di aver sempre avuto dubbi sulla colpevolezza di Stasi: “La verità è da cercare altrove. Non è emerso un movente. Perché Alberto avrebbe dovuto uccidere Chiara?”.
Un altro aspetto sottolineato da Villani riguarda l’atteggiamento delle gemelle Cappa nei giorni successivi al delitto. Secondo la testimone, le due avrebbero vissuto il lutto in modo anomalo, quasi cavalcando l’onda della tragedia per emergere mediaticamente.
“È sotto gli occhi di tutti”, afferma, facendo riferimento alla loro presenza in televisione e alle numerose interviste rilasciate nel corso degli anni.
Un ulteriore elemento di interesse è rappresentato dalla testimonianza di Mustapha Etarazi, il muratore che nel 2018 ha ritrovato nella roggia di Tromello, vicino alla cascina della nonna di Chiara Poggi, alcuni attrezzi che ha poi consegnato agli inquirenti: un’ascia, un attizzatoio e la testa di un martello.
Ma non solo: Etarazi sostiene di aver trovato anche un paio di scarpe con suola a pallini, numero 43 o 44, che però non ha conservato perché non della sua misura.
Il ritrovamento degli oggetti avviene dopo che Gianni Bruscagin, un altro testimone, ha dichiarato che Stefania Cappa si sarebbe recata nel cortile della casa della nonna con un pesante borsone, forse poi gettato nel canale.
Questo racconto, riportato anche agli inviati della trasmissione “Le Iene”, non è mai stato verificato e le due donne che ne sarebbero state testimoni sono ormai decedute.
Il dettaglio delle scarpe con la suola a pallini riporta alla perizia dei RIS e di altri consulenti che, sulla scena del crimine, hanno individuato impronte compatibili con una calzatura Frau taglia 42, simile a quelle indossate da Stasi durante una vacanza a Londra.
Tuttavia, nuove perizie suggeriscono che l’impronta potrebbe appartenere anche a una scarpa di taglia 44, riaprendo così il dibattito sull’identità dell’assassino e sulla reale provenienza di quelle tracce.