Le tariffe commerciali sono tornate al centro del dibattito politico negli Stati Uniti. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il presidente rilancia la sua strategia economica incentrata sui dazi, riaccendendo le polemiche e dividendo anche il suo stesso elettorato. Un recente sondaggio mostra come, nonostante il tycoon abbia costruito la sua identità politica sull’agenda “America First”, non tutti i repubblicani sono convinti della sua linea commerciale. Eppure, proprio su questi temi, Trump cerca di consolidare il consenso e rafforzare la sua posizione in un contesto economico sempre più incerto.
Le politiche commerciali di Donald Trump continuano a far discutere. Il presidente degli Stati Uniti segue un’agenda aggressiva, imponendo a numerosi partner commerciali delle tariffe doganali.
I dazi di Trump hanno già scatenato un’ondata di preoccupazioni sui mercati azionari, soprattutto dopo il 2 aprile. In quella data, denominata da Trump come “giorno della liberazione”, il presidente americano ha annunciato dazi reciproci contro numerosi paesi.
L’amministrazione americana mira a sconvolgere lo status quo attuale. Secondo Trump, gli Stati Uniti hanno subito per anni un commercio internazionale “ingiusto”, con paesi che esportano a basso costo causando la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero americano. Con i dazi, Trump punta a scoraggiare le importazioni a basso prezzo, incentivare la produzione interna e ridurre il disavanzo commerciale. La sua strategia si basa su un approccio economico nazionalista, con lo slogan “America First”.
Le politiche commerciali di Trump non scontentano solo gli elettori democratici. Un recente sondaggio di Politico–Public First, condotto dal 10 al 20 giugno, rivela che anche l'elettorato repubblicano è diviso quando si tratta di dazi. Il sondaggio mette nero su bianco i dubbi degli americani sulle politiche tariffarie.
Circa un elettore su quattro di Trump ha dichiarato che i dazi stanno danneggiando la capacità degli Stati Uniti di negoziare accordi commerciali con altre nazioni. Inoltre, gli elettori repubblicani sono divisi anche su un altro punto centrale: se l'imposizione unilaterale di imposte commerciali sia un'opportunità o meno. Il 45 per cento sostiene che si tratta di un'opportunità, mentre il 44 per cento ritiene che il presidente dovrebbe ottenere l'approvazione del Congresso.
Sebbene molti analisti sostengano che la guerra commerciale porterà a un aumento dei prezzi, secondo l'amministrazione Trump, nonostante un piccolo prezzo da pagare, gli Stati Uniti ne usciranno beneficiati.
Solo la metà degli elettori di Trump ritiene che i dazi contro la Cina porteranno vantaggi alle aziende americane. Il 46 per cento degli elettori del tycoon sostiene comunque i dazi, anche a fronte di eventuali conseguenze negative sul mercato americano e sui prezzi. Il 32 per cento, invece, afferma di sostenere i dazi solo se non peseranno sulla tasca dei consumatori.
Il giudizio degli elettori di Trump è particolarmente importante, dato che il tycoon ha ottenuto un vantaggio sul suo avversario alle elezioni di novembre 2024, Kamala Harris, in particolare grazie alla sua agenda sull’economia e sull’immigrazione.
Trump mira a mantenere le sue promesse ma le tensioni globali, i timori dei mercati e il rischio inflazionistico rischiano di mettere in discussione il consenso del presidente.
Gli elettori democratici, invece, sono contrari ai dazi di Trump in modo molto più compatto. L'86 per cento di coloro che hanno dichiarato di aver votato per Kamala Harris ha affermato che le tariffe commerciali di Trump ostacolano gli sforzi americani per negoziare nuovi accordi.
Infine, è bene ricordare che il sondaggio è stato realizzato nel mese di giugno, quindi prima delle lettere inviate da Trump a numerose nazioni, con le quali ha avanzato delle offerte "prendere o lasciare". I nuovi dazi entreranno in vigore l'1 agosto.