La guerra in Ucraina, che Trump aveva promesso di risolvere rapidamente grazie alla sua capacità di mediazione, si sta rivelando un terreno molto più complicato. Tra colloqui, delusioni esplicite e nuove forniture militari, il presidente americano sta lentamente modificando la sua postura nei confronti del Cremlino. E lo fa con parole che sorprendono tutti.
Il presidente americano, Donald Trump, sembra ripensare la sua politica nei confronti di Kiev e della guerra in Ucraina.
Trump ha guidato la sua campagna elettorale nel 2024 con un chiaro riferimento alla rottura con le politiche dell’allora presidente in carica, Joe Biden. Mentre Biden ha diretto il sostegno degli alleati verso Kiev e firmato, negli ultimi giorni del suo mandato, nuovi aiuti militari per l’Ucraina, Trump ha invece fatto leva su una promessa: porre fine alla guerra.
La sua linea è coerente con un’impostazione di politica estera di stampo isolazionista, già adottata in passato.
Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti sono diventati il principale mediatore tra Russia e Ucraina. Tuttavia, i primi mesi del suo secondo mandato non sono stati segnati dalla svolta sperata per chiudere il conflitto.
Dopo una serie di incontri separati tra funzionari americani e rappresentanti russi e ucraini, tra maggio e giugno si è giunti a colloqui diretti tra Kiev e Mosca. Un passo importante, che ha portato a diversi scambi, ma non a un vero accordo di cessate il fuoco.
Negli ultimi mesi, Trump si è mostrato spesso ottimista. È stata stabilita una linea di contatto diretta tra il presidente americano e il suo omologo russo, Vladimir Putin. Tuttavia, non sono mancate le frustrazioni manifestate dallo stesso tycoon.
Putin ha accettato brevi cessate il fuoco, ma questi periodi di pausa sono segnati da reciproche accuse di violazioni. Inoltre, il presidente russo ha respinto le proposte degli Stati Uniti per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, già accettato da Kiev.
Proprio mentre le forze armate russe intensificavano gli attacchi su più fronti con raid aerei continui, il tono di Trump è cambiato.
All'inizio, la strategia dell'amministrazione appariva focalizzata esclusivamente sul fare pressione sull’Ucraina e sul presidente Zelensky, suscitando non poche critiche da parte di osservatori e alleati.
I timori si sono aggravati dopo il confronto avvenuto nello Studio Ovale il 28 febbraio tra Trump e Zelensky, quando il leader americano ha rimproverato il suo omologo per essere ingrato. Tuttavia, le parti sembrano aver ricucito i rapporti. Col peggiorare della situazione militare sul campo e il mancato accordo di un cessate il fuoco, il linguaggio di Trump nei confronti di Putin si è fatto visibilmente più duro.
"Sono molto deluso dal presidente Putin", ha dichiarato Trump prima di un incontro con il segretario generale della NATO, Mark Rutte.
Il presidente statunitense ha anche annunciato l’intenzione di inviare a Kiev nuovi sistemi di difesa aerea Patriot, pochi giorni dopo che il Pentagono aveva sospeso temporaneamente le spedizioni di armi verso l’Ucraina. Non ha precisato quanti sistemi saranno forniti, ma l’invio sarebbe di grande importanza, dal momento che si tratta di un elemento chiave nella difesa ucraina contro gli attacchi missilistici russi.
Trump ha chiarito che sarà l’Unione europea a farsi carico delle spese, ma la scelta stessa di armare Kiev rappresenta un’evidente convergenza, almeno parziale, con l’approccio seguito da Joe Biden.
Sebbene Trump rimanga fedele a un’impostazione pragmatica e nazionalista, i limiti della diplomazia stanno emergendo. La realtà della guerra e l’intransigenza russa sembrano costringerlo a ricalibrare le proprie strategie, anche a costo di avvicinarsi, seppur parzialmente, ad una linea più tradizionale.