Sami Modiano è una delle voci più significative della memoria della Shoah, testimone diretto degli orrori dell'Olocausto. Sopravvissuto alla deportazione e all’internamento ad Auschwitz-Birkenau, ha dedicato la sua vita a raccontare ciò che è stato, affinché le nuove generazioni non dimentichino mai quell’orrore. La sua testimonianza rappresenta un monito contro l’odio e l’intolleranza, rendendo la sua biografia un elemento fondamentale della storia contemporanea.
Sami Modiano nasce il 18 luglio 1930 a Rodi, all’epoca isola greca sotto il dominio italiano. La famiglia di Sami era di origini ebraiche sefardite, presente a Rodi da secoli. Cresce in un ambiente culturale ricco e variegato, frequentando la scuola italiana come previsto dalle leggi dell’epoca. Tuttavia, la serenità dell’infanzia viene interrotta bruscamente dalle leggi razziali italiane del 1938, che lo escludono dalla scuola pubblica e segnano l’avvio di una discriminazione sempre più feroce.
La situazione precipita nel 1944, quando, dopo l’occupazione nazista dell’isola, Sami e tutta la comunità ebraica di Rodi vengono arrestati e deportati verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Sami Modiano aveva solo 13 anni quando fu caricato su un treno insieme alla sua famiglia.
Dopo la liberazione dai campi e il lento ritorno a una vita normale, Sami Modiano compie un percorso difficile di ricostruzione personale e familiare. Rientrato a Roma negli anni del dopoguerra, Sami sceglie la riservatezza per molto tempo prima di condividere la sua storia pubblicamente.
Della sua sfera privata si sa che si è sposato ed è diventato padre. La discrezione su moglie e figli è sempre stata una costante della sua testimonianza pubblica, segno di profondo rispetto verso la famiglia e di volontà di separare la vita personale da quella di testimone della Shoah. Tuttavia, in numerose interviste, Sami racconta il sostegno fondamentale della propria famiglia nel lavoro della memoria, evidenziando come la nuova generazione sia stata sprone a raccontare l’indicibile.
L’elemento centrale della biografia di Sami Modiano è la sua esperienza di sopravvissuto alla Shoah. Rappresenta una delle ultime voci viventi che possono raccontare dall’interno quanto vissuto nei lager nazisti. Dopo la deportazione a Auschwitz-Birkenau nel luglio 1944, Sami viene immediatamente separato dal padre Giacobbe e dalla sorella Lucia, che moriranno entrambi nei mesi successivi. Sami, fra fame, freddo e violenza, riesce incredibilmente a sopravvivere fino all’arrivo degli eserciti alleati e alla liberazione nel gennaio 1945, quando pesa soltanto 25 chili.
Dopo la fine del conflitto, Sami impiega molti anni prima di trovare il coraggio di raccontare in pubblico ciò che ha vissuto. Soltanto dagli anni Duemila, anche su invito delle scuole e delle istituzioni, decide di portare la sua testimonianza in tutta Italia e in Europa, diventando un punto di riferimento per l’educazione alla memoria storica. Ha pubblicato libri e partecipato a documentari, tra cui “Per questo ho vissuto” (Rizzoli, 2013), nel quale racconta in prima persona la storia della sua famiglia e la propria esperienza nei campi di concentramento.
Il suo messaggio – “Ricordate, affinché non accada mai più” – è diventato un imperativo morale trasmesso a migliaia di studenti, e la sua presenza nei viaggi della memoria a Auschwitz ha segnato profondamente chiunque abbia avuto modo di ascoltare la sua testimonianza. Sami Modiano, con la sua voce gentile ma ferma, è oggi uno dei principali simboli della lotta al negazionismo e dell’impegno civile nella trasmissione della memoria della Shoah.