Il riscatto di laurea 2025 si conferma uno degli strumenti più strategici per anticipare la pensione e valorizzare gli anni universitari non coperti da contribuzione. In un contesto in cui la flessibilità del lavoro si accompagna spesso a periodi contributivi discontinui, sempre più lavoratori - anche giovani - valutano l’opportunità di trasformare il proprio titolo di studio in anni utili per la pensione.
Ma cosa cambia se la laurea è stata conseguita presso un’università telematica? Esistono dei limiti al riscatto? Quali sono i vantaggi fiscali effettivamente applicabili nel 2025? È ancora possibile richiedere la modalità agevolata?
Prima di approfondire insieme il discorso, vi lasciamo al video YouTube di Lexplain sull'argomento.
Il dubbio è legittimo, soprattutto considerando la diffusione delle università telematiche dopo la pandemia. La buona notizia è che anche i titoli rilasciati da queste istituzioni possono essere riscattati ai fini pensionistici, purché l’università sia riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR).
Non c’è distinzione tra lauree conseguite in atenei pubblici, privati o telematici: il valore legale del titolo è identico. Quindi, nel 2025, chi ha ottenuto una laurea in modalità e-learning potrà chiederne il riscatto, esattamente come un laureato in presenza.
Il riscatto di laurea consente di valorizzare solo la durata legale del corso di studi, indipendentemente dal numero di anni effettivamente impiegati per laurearsi.
Ad esempio, se il corso triennale è durato 4 anni, il massimo riscattabile resta 3 anni.
Tuttavia, nel caso delle università telematiche, emerge una limitazione importante: il riscatto non è ammesso per i periodi già coperti da contribuzione obbligatoria.
Se lo studente, durante gli studi, ha svolto attività lavorativa con versamenti previdenziali (come lavoro dipendente o collaborazioni registrate), quegli anni risultano già "coperti" e non possono essere riscattati.
In altre parole, il riscatto serve solo per colmare vuoti contributivi. Se hai studiato e lavorato contemporaneamente in modo regolare, quel periodo non è più “scoperto” dal punto di vista previdenziale e quindi non è utile riscattarlo.
Il costo del riscatto di laurea nel 2025 varia in base alla retribuzione, all’età e al metodo scelto. Esistono due modalità:
La modalità agevolata è disponibile solo per chi ha versato i contributi con metodo contributivo (cioè per chi non ha anzianità contributiva prima del 1° gennaio 1996). È accessibile anche per i laureati inoccupati, a patto che non abbiano mai versato contributi a forme obbligatorie di previdenza.
Un'opzione sempre più diffusa è il riscatto parziale. Non è obbligatorio riscattare l’intero periodo legale del corso.
Ad esempio, se la durata legale è di 5 anni ma per raggiungere la pensione ne servono solo 2 in più, si possono riscattare solo quei 2 anni, riducendo il costo complessivo.
Questo consente una pianificazione previdenziale flessibile, soprattutto per chi ha avuto carriere discontinue o ha iniziato a lavorare tardi. Il riscatto diventa così uno strumento su misura, da valutare in base al proprio piano pensionistico.
Il riscatto di laurea 2025 gode di benefici fiscali che lo rendono ancora più interessante. Le agevolazioni fiscali variano in base a chi effettua il pagamento e alla posizione contributiva del beneficiario.
C'è da fare, però, una premessa: non si ha diritto ad alcun beneficio fiscale se il contribuente è in regime forfettario con partita IVA. In questo caso, il riscatto resta possibile, ma il costo è interamente a carico del richiedente.
Il riscatto di laurea conviene quando:
In sintesi, il riscatto della laurea è un investimento previdenziale che può generare vantaggi nel lungo periodo, soprattutto se pianificato in modo consapevole.