28 Jul, 2025 - 21:07

Trigger: tutto sulla nuova serie coreana di Netflix che promette azione e mistero

Trigger: tutto sulla nuova serie coreana di Netflix che promette azione e mistero

Sei in cerca di una nuova serie che ti tenga incollato allo schermo? Allora Trigger potrebbe fare al caso tuo.

La nuova serie coreana approdata su Netflix promette un mix esplosivo di azione, thriller politico e misteri irrisolti.

Ambientata in una società distopica, segnata dalla paura e dalla manipolazione mediatica, la trama ruota attorno a due giornalisti con visioni opposte, costretti a collaborare per indagare su una serie di sparatorie che stanno scuotendo il paese. 

La narrazione è avvincente e la fotografia è d’impatto. Se ami i K-drama che non si limitano al romance e affrontano tematiche forti, Trigger è da aggiungere subito alla tua lista.

Cosa aspettarsi dalla serie Trigger su Netflix

Prima di continuare nella lettura, guarda il trailer ufficiale, grazie al canale MovieDigger:

C'è stato un tempo, non molto lontano, in cui vedere una pistola in un film coreano era un evento eccezionale.

La Corea del Sud, infatti, è il paese con un controllo sulle armi tra i più rigidi al mondo, dove anche le gang criminali si affidano a pugni e coltelli, invece che alle pistole

Paradossalmente nei moderni K-drama le armi abbondano. È in questo paradosso affascinante che si inserisce Trigger, la nuova serie distopica di Netflix, che pone una domanda tanto semplice quanto terrificante: cosa accadrebbe se una società come quella sudcoreana, descritta come una pentola a pressione di rabbia e insoddisfazione, venisse improvvisamente inondata di armi gratuite?

La serie non usa mezzi termini. In una delle prime scene, un gruppo di giovani in un bar scherza sulla violenza armata in America, affermando con convinzione che una cosa del genere non potrebbe mai accadere da loro.

Non sanno che, a pochi isolati di distanza, un altro giovane, tormentato e frustrato, sta per premere il grilletto, dando inizio a uno tsunami di caos.

È uno dei tanti cittadini scontenti a cui è stato misteriosamente recapitato un pacco contenente una pistola e munizioni.

La sua rabbia, covata nelle stanze claustrofobiche di un gosiwon (una pensione a basso costo), esplode e diventa una strage di innocenti.

L'eroe empatico: Lee Doo

A fermarlo è Lee Do (interpretato da Kim Nam-gil), un poliziotto empatico con un passato oscuro nell'esercito. Grazie a quella esperienza ha acquisito un'abilità prodigiosa con le armi.

Nonostante questo, Lee Do è un eroe riluttante, che preferisce usare il taser e ha sempre evitato di premere il grilletto. Ma quando la città inizia a riempirsi di pistole, è lui l'unico a iniziare a collegare i puntini.

Il villain della serie, un Jocker coreano, avrebbe potuto essere migliorato

Il fautore di questo caos ha un volto, quello sorridente e affascinante di Moon Baek (Kim Young-kwang). Apparentemente uno sconosciuto spensierato che spunta sempre nei luoghi delle sparatorie, Baek è in realtà la mente che ha distribuito le armi.

Un trafficante internazionale, abilmente nascosto dietro una singola lente a contatto che maschera il suo tratto distintivo, gli occhi di colore diverso.

La serie cerca disperatamente di presentarlo come un "Joker" coreano, un agente del caos con una filosofia nichilista. Ma il suo personaggio manca di spessore.

La sua idea che le persone abbiano un desiderio innato di uccidere chiunque faccia loro un torto è una filosofia da quattro soldi, che lo fa apparire più come un narcisista con un trauma infantile bisognoso di aiuto, che come un vero genio del male.

Ed è qui che Trigger inciampa nella sua stessa, ambiziosa premessa. Dopo aver dipinto un quadro desolante della società coreana moderna – una terra di rabbia repressa, suicidi e pressioni insostenibili – offre una soluzione disarmante nella sua ingenuità: un poliziotto di bell'aspetto che chiede ai killer sull'orlo di una strage "come ti senti?".

Di fronte allo scontro finale, Lee Do sceglie di non sparare, ma di abbracciare un bambino in mezzo alla folla invece di esplodere un colpo. È quel momento di umanità, in mezzo alla follia, che trasforma la percezione collettiva: le persone iniziano a consegnare le armi volontariamente

Davvero un problema così grave e profondo si potrebbe risolvere con una dose di empatia? Chi avrebbe mai pensato che per fermare le stragi, tutto ciò di cui c'era bisogno fosse un protagonista dei K-drama? Forse dovremmo comunicarlo all'America.

Insomma, un finale davvero troppo semplicistico e banale. L'unica pecca di questa serie, tutto sommato, fatta bene.

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