La puntata di “Filorosso” del 28 luglio 2025, condotta da Manuela Moreno su Rai 3, ha portato nuovamente alla ribalta il caso Garlasco, scatenando dibattiti accesi tra gli ospiti e ponendo il focus sulle tensioni mai sopite intorno all’omicidio di Chiara Poggi. Il confronto tra i legali coinvolti, le nuove perizie tecniche e lo sfondo delle discussioni su femminicidio e dinamiche sociali hanno dato vita a una serata di televisione intensa e ricca di spunti polemici.
Al centro della puntata c’è stato il duro faccia a faccia tra Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, e Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi. I due, che in passato avevano mostrato rispetto e a tratti empatia reciproca, sono ormai apertamente ai ferri corti. Il casus belli resta la “consulenza sull’impronta 33”, una delle prove chiave intorno all’ipotesi di colpevolezza o innocenza dei loro assistiti.
La ricostruzione della difesa Stasi, secondo cui l’impronta potrebbe essere stata lasciata da una mano sudata e insanguinata, è stata aspramente contestata da Lovati. Dai suoi toni emerge profonda esasperazione: “Non si può sostenere che sotto una fotografia ci sia sangue e sudore... delle vostre consulenze tecniche non me ne frega niente, perché non siete nemmeno parte nel processo, non serve estromettervi”.
De Rensis ha risposto con ironia ma fermezza, sottolineando la solidità scientifica della consulenza e rivendicando il ruolo della propria difesa: “Quello che ha detto Massimo è stato un atto d’amicizia, ma purtroppo non credo che riuscirà a estromettere la difesa di Stasi... Il lume della ragione lo abbiamo ancora, io qualche colpo potrei anche perderlo, ma al momento ancora no”.
L’avvocato Lovati non nasconde la sua irritazione per le argomentazioni contrarie: “Voi cosa avete pensato di fare? Non si può sostenere che sotto una fotografia c’è sangue e sudore. La sua collega parla di catinella di sudore… Ma la finiamo o no? E concludo che delle vostre consulenze tecniche non me ne frega niente, perché non siete neanche parte nel processo, non serve estromettervi”. Il suo affondo sottolinea la distanza non solo sulle interpretazioni scientifiche, ma anche sui ruoli e i limiti delle parti processuali.
La risposta di De Rensis non si fa attendere, riaffermando con fermezza le ragioni della propria squadra: “Addirittura? Adesso questo lo vedremo. C’è il concorso, ci sono ipotesi future. I nostri consulenti hanno dimostrato una traccia mista sudore che può dare gli stessi risultati che diede quella. Vedremo. Poi i nostri consulenti hanno scritto ma non hanno fatto alcun proclama, e intanto sento parlare di muffe su Ignoto 3…”. Una posizione che cerca di smorzare la polemica, ma rilancia il focus sul valore delle perizie e sulle nuove indagini tecniche, evocando anche l’esperimento discusso recentemente a “Quarto Grado”.
Lovati, tuttavia, torna alla carica ironizzando sulle modalità delle analisi avversarie: “Hanno parlato di catinelle di sudore e sangue. Ma dove sono andati, all’Avis? E il sudore? Ma lo sapete che per fare 2 cm di sudore non basta una giornata? Non credo assolutamente a questo tipo di analisi”.
A questo punto, De Rensis punta il dito contro le contraddizioni, invitando tutti alla prudenza: “E invece i tuoi consulenti, quando hanno detto che Iuliano e Caprioli hanno confuso il muro con le impronte, che cosa hanno fatto? Sono andati in qualche cantiere edile? Che cosa hanno fatto? Non possiamo ridurla così, noi avvocati dobbiamo avere l’umiltà di rispettare il lavoro di tutti i consulenti e i consulenti dovrebbero fare meno proclami”. Poi aggiunge: “Ho paura di quelli che hanno molte certezze, invece i nostri consulenti tacciono e scrivono”.
Nonostante le divergenze, su questo punto Lovati si trova d’accordo, riconoscendo il valore dell’umiltà nella giustizia. Ma non rinuncia a una critica di fondo sull’andamento del processo: “Quello che mi dà fastidio è che processualmente il mio correo ‘finto’, indagato in concorso o con Stasi o con altri, si vede accusato dal suo correo, Stasi, ed è una cosa assurda. Se ci fosse un PM di quelli brillanti, il caso sarebbe risolto: dice ‘siete voi due’ e finisce così. Ma si può fare una roba del genere? State perdendo il lume della ragione”.
Alla domanda della conduttrice su una possibile esplosione del conflitto tra indagati – “Si danno la colpa loro due… Rischia di finire così?” – la replica di De Rensis è decisa: “Non faccio il gioco della Procura (come ha detto Lovati poco prima), io faccio solo il gioco di Alberto Stasi e mi piace, perché lo riteniamo innocente. Aspettiamo a ottobre, potrebbero aggiungersi altri elementi. Il lume della ragione lo abbiamo ancora, io qualche colpo potrei anche perderlo, ma al momento ancora no”.
Durante la trasmissione si è parlato anche delle nuove analisi effettuate sulla famosa impronta 33, con discussioni tecniche che hanno coinvolto anche i consulenti delle difese. Si è sottolineato come le ipotesi su tracce di sangue e sudore siano state giudicate poco credibili da Lovati, mentre De Rensis ha ricordato che il valore delle perizie dovrebbe emergere dai fatti, non dai proclami mediatici.
La mancanza di umiltà da parte di alcuni consulenti è stata stigmatizzata da entrambi, concordi nel richiamare tutti al rispetto reciproco per evitare che la verità processuale venga sommersa dalle tensioni personali.