Aveva appena terminato la maturità e sognava un’estate di libertà con gli amici di sempre. Quello che doveva essere un viaggio spensierato si è invece trasformato in una tragedia per Pietro Adobati, 19 anni, originario di Nembro, in provincia di Bergamo. Il giovane è morto lunedì 28 luglio sull’isola di Pag, in Croazia, dopo un violento impatto in quad contro un'auto. Un frontale improvviso, che non gli ha lasciato scampo e che ha scosso nel profondo la comunità locale.
"Allegro, sincero, sempre pronto a dare una mano": così viene ricordato Pietro Adobati da chi lo conosceva. Diciannove anni compiuti, il giovane aveva da poco superato la maturità al liceo scientifico "Amaldi" di Alzano Lombardo con la votazione di 80/100 - la più alta del suo gruppo di amici -, preparandosi a iniziare una nuova fase della vita.
Giulio Cadè, suo compagno di squadra nell'Asd David dell'oratorio di Nembro, ha raccontato al Corriere della Sera che Pietro "era in attesa dei test d'ingresso per il corso di laurea in Fisioterapia", per i quali stava studiando con dedizione. In questi giorni, si era ritagliato un po' di tempo per un viaggio con gli amici. Non poteva sapere che sarebbe stato l'ultimo.
Lunedì 28 luglio il 19enne è rimasto vittima di un grave incidente. È successo sull'isola di Pag, in Croazia, precisamente in località Jakisnica, meta amata dai giovani italiani. Secondo le prime ricostruzioni fornite dalle autorità locali, il ragazzo avrebbe perso il controllo del quad che stava guidando e, dopo aver sbandato, avrebbe invaso la corsia opposta.
Sarebbe stato così centrato sul lato posteriore da un'auto con targa tedesca guidata da una donna di 44 anni, rimasta ferita ma - a quanto pare - fuori pericolo. Un impatto violentissimo, che non gli ha lasciato scampo e la cui esatta dinamica è ora nel mirino della polizia croata, che ha aperto un'apposita indagine. Da chiarire anche eventuali responsabilità.
La notizia della scomparsa del giovane ha rapidamente fatto il giro di Nembro e dei paesi limitrofi, suscitando un'ondata di dolore e commozione. Sui social network amici, compagni di scuola e conoscenti hanno espresso il loro cordoglio con messaggi carichi di affetto e ricordi personali.
"Aveva la battuta pronta anche nella situazione più seria. Era una persona d'oro, il più socievole di tutti", racconta l'amico Giulio. "Non era un tipo da locali e, non sapendo dove andare, alla fine ci ritrovavamo sempre all'oratorio".
A confermarlo don Matteo Cella, tra i primi a riservargli un post pubblico, una volta appreso dell'incidente. "Non amavi essere al centro dell'attenzione e ti muovevi solo con gli altri. Non cercavi l'esibizione ma la compagnia. Sapevi esserci, sempre. E sapevi sorridere", le parole del parroco.
I genitori e i due fratelli maggiori si sarebbero già recati sul posto. Al termine di tutti gli accertamenti del caso, la sua salma tornerà a casa per i funerali. Saranno in tantissimi, probabilmente, coloro che vorranno esserci per un ultimo saluto. Il suo nome si aggiunge intanto, drammaticamente, al già lungo elenco delle vittime della strada.
Lo scorso fine settimana, al confine tra Piemonte e Lombardia, sull'autostrada Torino-Milano (A4), tre persone sono morte dopo che un 82enne ha fatto inversione e guidato per 7 km contromano, provocando un frontale. Anche lui è deceduto.