30 Jul, 2025 - 21:35

Quali paesi chiedono il disarmo di Hamas e sostengono la soluzione dei due Stati? L’Occidente resta diviso

Quali paesi chiedono il disarmo di Hamas e sostengono la soluzione dei due Stati? L’Occidente resta diviso

Mentre la guerra a Gaza prosegue senza sosta e la crisi umanitaria nell’enclave raggiunge livelli drammatici, parte della comunità internazionale tenta di rilanciare il processo politico verso una soluzione a lungo termine. Sul tavolo torna la proposta dei due Stati, accompagnata da un crescente sostegno internazionale al riconoscimento dello Stato di Palestina e alla richiesta di disarmo di Hamas. Tuttavia, le divisioni tra i principali attori globali, in particolare tra i paesi occidentali, restano evidenti.

Francia e Regno Unito pronti al riconoscimento dello Stato di Palestina

La guerra tra Israele e Hamas non si arresta, mentre gli sforzi diplomatici spingono per trovare un accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. I mediatori continuano a portare avanti impegni diplomatici, mentre la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza diventa sempre più grave. Il bilancio delle vittime ha superato quota 60mila e, oltre al conflitto armato, anche la fame continua a uccidere.

Di fronte a un’emergenza che da tempo richiede azioni concrete, la comunità internazionale sembra iniziare a muoversi.

Il 24 luglio, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato l’intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina nel mese di settembre. A seguire, anche il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha comunicato di essere disposto ad agire nella stessa direzione.

Le due grandi nazioni europee potrebbero quindi unirsi a Spagna, Irlanda, Norvegia e ad altri pochi paesi del vecchio continente che stanno cercando di spingere verso una soluzione politica al conflitto che devasta l’enclave palestinese.

Sebbene queste mosse non porteranno nell’immediato ad una soluzione pacifica, il loro valore simbolico rappresenta un richiamo al diritto internazionale e potrebbe fornire ai palestinesi un maggiore accesso a meccanismi legali internazionali.

Attualmente, 147 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite riconoscono di fatto lo Stato palestinese.

La conferenza ONU a New York

Intanto, i rappresentanti di alto livello si sono riuniti, il 28 luglio, per la conferenza delle Nazioni Unite a New York, presieduta congiuntamente da Francia e Arabia Saudita.

La conferenza, posticipata da giugno e affidata ai ministri, ha creato otto gruppi di lavoro per discutere proposte sulla soluzione dei due Stati.

È stata concordata una dichiarazione di sette pagine, denominata “Dichiarazione di New York”. Il documento stabilisce un piano graduale che invita i paesi a riconoscere lo Stato di Palestina e sostiene una soluzione fondata su due Stati.

Viene inoltre richiesto il disarmo di Hamas e si propone che il governo palestinese sia affidato all’Autorità Nazionale Palestinese.

La dichiarazione condanna l’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas, in cui circa 1.200 persone sono state uccise e circa 250 prese in ostaggio. Attualmente, circa 50 ostaggi si trovano ancora nelle mani del gruppo palestinese. Il documento condanna anche l’operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza e chiede il rilascio immediato degli ostaggi.

I co-presidenti della conferenza hanno esortato gli Stati membri dell’ONU a sostenere il documento prima dell’inizio dell’80esima sessione dell’Assemblea generale, prevista per settembre.

La dichiarazione è stata firmata dall’Unione Europea, da tutti i 22 membri della Lega Araba e da altri 17 paesi. Tra i firmatari figurano Arabia Saudita, Brasile, Canada, Egitto, Giappone, Indonesia, Turchia e Qatar.

"Per la prima volta, i paesi arabi e quelli del Medio Oriente condannano Hamas, condannano il 7 ottobre, chiedono il disarmo di Hamas, la sua esclusione dal governo palestinese ed esprimono chiaramente la loro intenzione di normalizzare le relazioni con Israele in futuro", ha affermato il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot.

La posizione di Israele e Stati Uniti: assenza e critiche

Né Israele né gli Stati Uniti hanno partecipato alla conferenza.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha scelto di respingere l’incontro citando motivi di sicurezza e identità nazionale.

Anche gli Stati Uniti, storico alleato di Tel Aviv, hanno deciso di non aderire. Hanno definito la conferenza “improduttiva e inopportuna”.

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