Le tensioni tra Stati Uniti e Russia si riaccendono, alimentate dallo scontro tra Donald Trump e Dmitry Medvedev. La faida tra il presidente americano e l’ex presidente russo potrebbe essere intensificata.
Sale la tensione tra Washington e Mosca. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato l'ex presidente russo, Dmitry Medvedev, in un post pubblicato su Truth Social il 31 luglio. Trump ha avvertito Medvedev di "fare attenzione alle parole" e ha accusato il politico russo di aver oltrepassato il limite.
Donald J. Trump Truth Social 07.31.25 12:00 AM EST pic.twitter.com/63e4zqg6yv
— Fan Donald J. Trump Posts From Truth Social (@TrumpDailyPosts) July 31, 2025
Come si è arrivati a questo punto? Il presidente americano, nel suo post, commentava inizialmente i dazi che gli Stati Uniti intendono imporre all'India.
Il giorno precedente, il 30 luglio, Trump aveva annunciato in un altro post l'intenzione di imporre tariffe commerciali del 25 per cento all'India, oltre ad una penalità. Secondo Trump, Nuova Delhi impone dazi molto elevati alle merci statunitensi e acquista la maggior parte del proprio equipaggiamento militare dalla Russia. Inoltre, l’India è uno dei principali acquirenti di energia russa, insieme alla Cina, nonostante la guerra in Ucraina. Quindi, ai dazi del 25 per cento si aggiungerebbe una “penalità” per le scelte commerciali e militari in relazione ai rapporti con Mosca.
Quando Trump ha vinto le elezioni presidenziali nel novembre 2024, aveva promesso di porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina nel giro di “24 ore”. In linea con questa rivendicazione, dopo l’insediamento del tycoon alla Casa Bianca il 20 gennaio, gli Stati Uniti sono diventati il principale mediatore tra Kiev e Mosca. Tuttavia, la realtà diplomatica si è rivelata più complessa del previsto.
Sebbene Trump si sia espresso con ottimismo negli ultimi mesi, ha anche manifestato frustrazione per lo stato di stallo degli sforzi diplomatici. In particolare, con l’inizio dell’offensiva estiva dell’esercito russo, l’impegno per porre fine alla guerra sembra essersi bloccato. Le forze armate russe continuano ad avanzare su diversi fronti.
Di conseguenza, Trump ha modificato la sua linea iniziale. Ha annunciato spedizioni di armi all’Ucraina e ha concesso alla Russia un periodo di 50 giorni per raggiungere un accordo con Kiev. In caso contrario, gli Stati Uniti avrebbero imposto dazi secondari del 100 per cento.
Il terzo round di colloqui diretti, svoltosi il 23 luglio a Istanbul, si è concluso senza alcuna intesa su un eventuale cessate il fuoco.
Il 28 luglio, Trump ha ridotto il periodo precedentemente indicato, citando la mancanza di progressi nei negoziati, e ha fissato una nuova scadenza: “circa 10 o 12 giorni da oggi”. In risposta, Medvedev ha criticato quello che ha definito “gioco dell’ultimatum” e ha aggiunto:
Trump's playing the ultimatum game with Russia: 50 days or 10… He should remember 2 things:
— Dmitry Medvedev (@MedvedevRussiaE) July 28, 2025
1. Russia isn't Israel or even Iran.
2. Each new ultimatum is a threat and a step towards war. Not between Russia and Ukraine, but with his own country. Don't go down the Sleepy Joe road!
Medvedev è stato presidente della Federazione Russa dal 2008 al 2012, periodo in cui Vladimir Putin ha ricoperto il ruolo di primo ministro. Successivamente, Medvedev ha assunto la carica di primo ministro mentre Putin è tornato al Cremlino. Attualmente è vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia. È noto anche per i suoi frequenti commenti provocatori sui social media.
Medvedev ha risposto su Telegram alle minacce di Trump con un messaggio ironico e provocatorio.
Nel suo messaggio, Medvedev ha ironizzato sulle parole di Trump sull’“economia morta” di India e Russia. Ha citato infatti i “morti che camminano”, facendo riferimento ai film sugli zombie, per suggerire che anche ciò che è “morto” può risultare pericoloso.
Ha poi fatto un gioco di parole con l’espressione “mano morta”, che è il nome informale di un sistema automatico sovietico di risposta nucleare. In questo modo, ha lanciato un velato avvertimento sul potenziale nucleare russo, mantenendo però un tono ironico e beffardo.