Qualche giorno fa, è stata siglata all’Aran l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il triennio 2022-24.
L’intesa, molto importante per i lavoratori coinvolti, potrebbe comportare un aumento in busta paga di 558 euro.
Cosa sappiamo al momento? In questo articolo, vediamo prima di tutto chi saranno i lavoratori coinvolti, come si arriva a questo aumento e tutte le possibili novità in arrivo.
Buone ipotesi all’orizzonte per moltissimi lavoratori: il 29 luglio 2025, all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran), è stata siglata l’ipotesi di un accordo per il rinnovo del contratto nazionale dell’area funzioni centrali.
Si tratta di una intesa importante che riguarda 6.160 dirigenti e professionisti delle amministrazioni centrali dello Stato.
I dirigenti e i professionisti delle Funzioni centrali possono aspettarsi davvero tanto dall’ipotesi di rinnovo contrattuale.
Oltre a diverse novità di natura normativa, il rinnovo porta con sé significativi aumenti stipendiali e un corposo pacchetto di arretrati. Una svolta attesa da tempo, che punta a valorizzare il lavoro pubblico e ad adeguare le retribuzioni a un contesto economico in continua evoluzione.
Il personale delle amministrazioni centrali riceverà un aumento medio lordo di 558 euro al mese, calcolato su 13 mensilità.
Un intervento concreto che coinvolge migliaia di lavoratori e segna un passo importante nella valorizzazione delle competenze del settore pubblico. In aggiunta, parliamo di un aumento non indifferente che, per molti lavoratori, sarà una vera svolta nel sostenere le spese mensili.
Spostiamoci più nel dettaglio per capire come saranno gli aumenti:
Oltre agli aumenti futuri, l’accordo prevede anche il pagamento di arretrati medi per circa 9.400 euro, relativi al periodo compreso fino a ottobre 2025.
Si tratta di una somma significativa che tiene conto del lungo periodo trascorso senza un adeguamento contrattuale, e che rappresenta un riconoscimento concreto del lavoro svolto negli anni passati.
Sta cambiando il volto della Pubblica Amministrazione. Il nuovo contratto per i dipendenti delle amministrazioni centrali non è solo una questione di aumenti in busta paga: è un vero e proprio piano di rinnovamento del lavoro pubblico.
Smart working regolamentato, welfare rafforzato e formazione sulle tecnologie del futuro sono i tre pilastri su cui si fonda questa svolta.
E non è solo una buona notizia per chi lavora nella PA: è il segnale concreto di una pubblica amministrazione che si evolve, guarda avanti e investe finalmente nelle persone.
Lo smart working (che già fa i conti su nuove regole) non sarà più una concessione eccezionale, ma una modalità organizzativa strutturata, con regole chiare e obiettivi precisi.
Altro aspetto chiave? Il welfare integrativo. Per la prima volta si parla di un pacchetto di misure davvero orientato al benessere completo del lavoratore pubblico. Si punta a sostenere il reddito dei lavoratori e dare maggiori incentivi per istruzione, cultura e tempo libero.
E poi c’è la grande scommessa sulla formazione continua. La transizione digitale non è più un'opzione, è una realtà. E la PA si prepara al futuro investendo in conoscenza e innovazione. Sono previsti, infatti, corsi dedicati all’intelligenza artificiale e nuove tecnologie al servizio dei cittadini e degli uffici.