La guerra tra Israele e Hamas sta aprendo una crepa anche all’interno della destra americana. Mentre l’amministrazione Trump cerca un equilibrio tra sostegno a Israele e risposte alla crisi umanitaria a Gaza, la base MAGA mostra segni di frattura.
La guerra tra Israele e Hamas e l'emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza continua a far discutere. Diversi paesi occidentali hanno recentemente chiesto, in seguito a una conferenza delle Nazioni Unite, il disarmo di Hamas e un passo verso una coesistenza pacifica con l’attuazione della soluzione dei due Stati.
Parallelamente, cresce il numero delle nazioni che annunciano l’intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina nel mese di settembre, un gesto simbolico che potrebbe aprire nuovi spazi e canali nel diritto internazionale.
Sebbene gli Stati Uniti, come Israele, abbiano respinto la recente Conferenza e la seguente dichiarazione, la situazione umanitaria e le operazioni militari israeliane dividono i più accaniti sostenitori del presidente americano Trump.
La reazione della base di Trump assume particolare importanza, dato che si tratta di un movimento noto (almeno fino a poche settimane fa) per la sua compattezza e soprattutto unità nell’obiettivo di rendere l’America di nuovo grande.
La squadra di Trump, dal momento della sua rielezione nel novembre 2024, ha dimostrato un impegno volto a raggiungere un accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. In effetti, Israele e Hamas hanno trovato un’intesa nel mese di gennaio. La tregua, però, non è stata prolungata dopo la prima fase, in mancanza di un accordo tra le parti per stabilire i successivi passi.
L’amministrazione Trump, quindi, si dimostra moderata nelle critiche nei confronti della situazione attuale nell’enclave, anche se non si tira indietro dal fornire aiuti umanitari ai palestinesi abitanti di Gaza.
Di fronte a questa posizione, l’ala più fedele dei MAGA rivolge critiche contro Israele. Queste figure sono in contrasto anche con i repubblicani più tradizionalisti, che intendono mantenere le relazioni storiche con Tel Aviv e si astengono dal criticare le azioni di Israele.
Cosa sostengono i MAGA più critici? Sostanzialmente quello che affermano sempre: “America First”.
Il movimento che rappresenta la corrente anti-interventista ha recentemente fatto notizia con la sua spaccatura, criticando la decisione di spedire armi verso l’Ucraina e chiedendo la divulgazione dei file Epstein. Per loro, il conflitto a Gaza rappresenta un danno morale alla reputazione del Paese.
Tra i critici c’è Marjorie Taylor Greene. La deputata repubblicana è nota anche per la sua uscita dopo la morte di Papa Francesco. Greene è diventata la prima repubblicana al Congresso a definire le azioni di Israele a Gaza “genocidio”.
“È la cosa più semplice e veritiera dire che il 7 ottobre in Israele è stato orribile e che tutti gli ostaggi devono essere restituiti, ma lo stesso vale per il genocidio, la crisi umanitaria e la carestia che stanno avvenendo a Gaza”, ha affermato in un post su X.
I remember the first time I met Randy Fine when he was a candidate before he barely won Florida’s deep red 6th district seat, as we were being told he might actually lose the seat because the strong Trump district couldn’t relate to him and didn’t like him.
— Rep. Marjorie Taylor Greene???????? (@RepMTG) July 29, 2025
He was telling me that… https://t.co/rdGDBNDszl
Al di fuori del Congresso, invece, attirano attenzione le posizioni di Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump.
“Ora il ripudio pubblico da parte del presidente Trump di uno dei principi centrali della strategia di Bibi per Gaza – far ‘morire di fame’ i palestinesi – non farà che accelerare il crollo del sostegno”, ha affermato Bannon a Playbook, podcast di Politico, avvertendo il rischio politico per Trump.
Nel frattempo, Tel Aviv ha attribuito la carenza di beni umanitari a Hamas e ha negato ogni responsabilità.
Secondo un sondaggio Gallup condotto dal 7 al 21 luglio, il consenso degli americani per l'azione militare israeliana a Gaza è del 32 per cento. Questo dato è sceso di 10 punti percentuali rispetto al settembre 2024. Gli americani, però, restano divisi: il calo viene indicato come conseguenza di un ulteriore disapprovazione da parte dei democratici e degli indipendenti. Tuttavia, il 71 per cento dei repubblicani approva ancora le azioni militari di Israele.