01 Aug, 2025 - 15:10

Il Pride: storia di attivismo e celebrazione della comunità LGBTQIA+

In collaborazione con
Margherita Maurich
Il Pride: storia di attivismo e celebrazione della comunità LGBTQIA+

Spesso etichettato da alcuni come una “carnevalata”, il Pride è invece molto più di una festa: si svolge nel mese di giugno ed è una manifestazione fondamentale per la comunità LGBTQIA+ caratterizzata da una forte, stravagante e vivace celebrazione della libertà. I più si chiedono quale sia il suo vero significato, ma ignorano le origini e l'importanza di questa manifestazione, soprattutto nell’attualità.

L’origine di tutto: i moti di Stonewall

Stonewall Inn, situato nel Greenwich Village di New York, è un bar nato nel 1930 dalla mafia locale, che alla fine diviene un rifugio fondamentale per la comunità LGBTQIA+. Pur essendo l’omosessualità legale nello stato di New York, servire alcolici a persone gay è considerato illecito, motivo per cui il bar viene regolarmente rastrellato dalla polizia.

La notte del 27 giugno 1969, durante una delle tante retate, i clienti decidono di non farsi arrestare passivamente: si ribellarono a bottigliate e mattoni, costringendo gli agenti a rifugiarsi all’interno. La comunità descrive quei momenti non come una rivolta casuale, ma come una vera e propria ribellione contro una discriminazione quotidiana.

Un anno dopo, il 27 giugno 1970, la comunità decide di organizzare la prima manifestazione pacifica per la propria libertà e i propri diritti: il primo Gay Pride.

La storia del Pride in Italia 

Tre anni dopo la ribellione di Stonewall, il 5 aprile 1972 si tiene a Sanremo il Congresso Internazionale di Sessuologia organizzato dal CIS sul tema “Comportamenti devianti della sessualità umana”, focalizzato sulle terapie riparative per l’omosessualità. Il comitato Fuori, Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano, assieme ad alcuni attivisti europei, cercano di boicottare l’evento, manifestando con cartelli e slogan provocatori.

L’azione, pacifica ma consapevole, segna la prima manifestazione pubblica per i diritti LGBTQIA+ in Italia.

Pisa79: il punto di svolta in Italia 

Nella notte tra il maggio 1979, Dario Taddei viene ucciso da ignoti in una pineta nei pressi di Livorno, in un omicidio chiaramente motivato dall’odio omofobico. Questa tragedia innesca una mobilitazione nazionale: il 24 novembre 1979, a Pisa, il Collettivo Omosessuale Orfeo lancia la Marcia contro la violenza sugli uomini e sulle donne omosessuali, una manifestazione pacifica per la prima volta autorizzata dalla Questura e patrocinata dal Comune.

La marcia è un punto di svolta nella visibilità pubblica della comunità LGBTQIA+ in Italia.

Una battaglia per la visibilità

Roma, luglio 1994: diecimila persone marciano seguendo un’unica macchina in testa al corteo. Fischietti, tamburi e cartelli tenuti in alto con orgoglio. Il primo Pride ufficiale italiano organizzato dalla collaborazione tra Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e Arcigay. 

In un periodo in cui l’omosessualità è ancora stigmatizzata dall’AIDS e la comunità discriminata, la manifestazione si pone come dichiarazione d’esistenza: contro odio, invisibilità e silenzio imposto. Tra i partecipanti spiccano i nomi di Vladimir Luxuria e Imma Battaglia, così come la parlamentare europea tedesca Claudia Roth, promotrice della risoluzione europea per i diritti degli omosessuali.

Un nuovo capitolo per i diritti della comunità LGBTQIA+ in Italia.

Eccesso e controversie: il Pride oggi

“Allora facciamo anche l’etero pride”, “è solo un’occasione per mettersi in mostra”, “è una carnevalata”: frasi comuni e caratteristiche di chi non comprende del perché ancora oggi è fondamentale scendere per le strade e manifestare per i propri diritti.

Sebbene in Italia ci siano stati dei passi in avanti, ad esempio il matrimonio civile, il clima di tensione e violenza nei confronti della comunità LGBTQIA+ non è scemato. Il numero di vittime registrato tra maggio 2024 e aprile 2025 da Omofobia.Org risulta essere maggiore a 150: tra tentati suicidi per episodi di omofobia, licenziamenti ingiustificati se non per discriminazione, aggressioni fisiche, che vanno per la maggiore, e anche omicidi.

Una manifestazione che serve, più attuale che mai

Come per tutte le battaglie, c’è chi combatte perché ci crede realmente e chi le sfrutta per l’intento mediatico. Tuttavia, non bisogna condannare tutti per l’avidità e la falsità di alcuni. Piuttosto che concentrarsi sul vestiario e sulle provocazioni attuate da chi partecipa al Pride per farsi sentire e valere, bisognerebbe prestare più attenzione a chi discrimina, aggredisce e si nasconde dietro la maschera da perbenista.

A cura di Margherita Maurich

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