Mentre l’Unione Europea continua a discutere senza trovare una posizione comune sul blocco delle forniture militari a Israele, la Slovenia compie un passo deciso diventando il primo paese membro a vietare il commercio di armi con Tel Aviv. Una scelta che arriva in un contesto di crescente pressione internazionale e di gravi violazioni umanitarie nella Striscia di Gaza.
La Slovenia ha deciso, il 31 luglio, di vietare il commercio di armi con Israele. Così il paese diventerà la prima nazione dell'Unione europea a farlo. In particolare, si legge nella dichiarazione pubblicata sul sito web del governo, la mossa riguarda il divieto di esportazione e transito di attrezzature militari e armi verso Israele, nonché l’importazione da Israele.
Lubiana ha precisato di aver preso una decisione indipendente da altri Stati membri dell’Ue.
“A causa di disaccordi e disunità interne, l'Unione Europea non è attualmente in grado di assolvere a questo compito”, si legge nella nota.
L'Unione europea discute da tempo dell’opportunità di bloccare il commercio di armi con Israele. Tuttavia, finora non è stato fatto un passo concreto in questa direzione.
Un esame dell'accordo di associazione tra Israele e Ue ha riscontrato che Israele ha violato i suoi obblighi in materia di diritti umanitari previsti dall'intesa. Negli ultimi giorni del mese di luglio, i paesi membri del blocco hanno discusso un piano senza però riuscire a trovare un'accordo sulla prossima mossa da intraprendere.
La Commissione europea ha proposto la sospensione parziale dell'accordo per limitare l'accesso del Paese al programma di ricerca e sviluppo Horizon. Ma è mancata una maggioranza qualificata a favore della sospensione del programma.
La Slovenia, nel giugno 2024, ha riconosciuto lo Stato di Palestina, seguendo le orme di Irlanda, Norvegia e Spagna. Il Paese da allora ha più volte invocato un cessate il fuoco e un aumento di aiuti umanitari nell’enclave.
In linea con questa posizione, il governo sloveno ha annunciato, il 17 luglio, che il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, e il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, saranno dichiarati "persone non grate", accusandoli di incitare “violenza estrema e gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi” con “le loro dichiarazioni genocide”.
Nel mese di giugno, Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Norvegia avevano imposto sanzioni proprio a Ben Gvir e Smotrich.
La decisione della Slovenia rappresenta anche un importante esempio di presa di posizione contro la guerra a Gaza e contro l’emergenza umanitaria che sta affrontando il popolo palestinese, al di là del volume effettivo del commercio di armi con Israele.
Il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza ha superato, nel mese di luglio, la quota di 60mila.
Tali condizioni sono state citate nella nota del governo sloveno, che ha sottolineato l’impegno del Paese per il rispetto del diritto internazionale e per la tutela dei diritti umani.
Lubiana non esclude ulteriori misure indipendenti.