La guerra commerciale tra Stati Uniti e diversi partner internazionali continua a creare tensioni e incertezza. L’ultima mossa dell’amministrazione Trump riguarda la Svizzera, uno dei paesi tradizionalmente più neutrali nei rapporti internazionali, che ora si trova improvvisamente tra i più colpiti dai nuovi dazi imposti da Washington.
L'1 agosto, il presidente americano, Donald Trump, ha imposto tariffe commerciali alla maggior parte dei paesi in giro per il mondo. I dazi di Trump entreranno in vigore il 7 agosto, salvo un eventuale rinvio da parte dell'amministrazione americana.
Tra i paesi più colpiti dalle nuove imposte commerciali degli Stati Uniti c'è la Svizzera. Il paese dovrà affrontare dazi del 39 per cento sulle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Si tratta di una cifra inaspettata, dato che, come molte altre nazioni, anche il paese alpino stava portando avanti i negoziati con Washington. In seguito alle trattative, l’aliquota imposta all’Unione europea è stata fissata al 15 per cento, mentre per il Regno Unito è al 10 per cento. La Svizzera, invece, ha ricevuto non solo le tariffe più alte rispetto alle altre nazioni europee ma anche rispetto a gran parte degli altri paesi presenti nella lista.
Secondo l’elenco pubblicato, solo pochi paesi superano la Svizzera: il 40 per cento è previsto per Laos e Myanmar, mentre la Siria è colpita da un'imposta del 41 per cento.
Quando, il 2 aprile, Trump aveva annunciato i piani iniziali di dazi “reciproci”, era previsto, inoltre, un 31 per cento per la Svizzera. Dunque, l’aliquota è stata aumentata anche rispetto a questa prima stima.
Si tratta di un colpo notevole per l’economia del paese, considerando che gli Stati Uniti rappresentano circa un sesto delle esportazioni totali della Svizzera.
Tra i principali prodotti esportati figurano: chimica e farmaceutica, orologi e gioielli, cioccolato, pietre preziose ed elettronica.
Il principale settore di esportazione della Svizzera verso gli Usa è quello farmaceutico. Secondo quanto riferito da Reuters, per il momento, questo comparto non sarà colpito dalla mossa tariffaria di Trump. Resta però l’ipotesi che in futuro possa essere incluso in un pacchetto di dazi separati.
Un altro comparto chiave è quello dell’orologeria. Nel 2024, gli Stati Uniti sono stati il primo mercato per gli orologi svizzeri. Questi hanno rappresentato circa il 17 per cento delle esportazioni totali del settore. In termini economici, parliamo di circa 5,4 miliardi di dollari, secondo la Federazione dell’industria orologiera svizzera.
Il Consiglio federale svizzero ha dichiarato di aver appreso la notizia con “profondo rammarico”, sottolineando che “nonostante i progressi compiuti nei colloqui bilaterali e l'atteggiamento molto costruttivo della Svizzera fin dall'inizio, gli Stati Uniti intendono imporre unilateralmente dazi supplementari sulle importazioni dalla Svizzera”.
Switzerland has been and remains in contact with the relevant US authorities. It continues to seek a negotiated solution with the US that accords with Swiss law and its obligations under international law.
— Bundesrat • Conseil fédéral • Consiglio federale (@BR_Sprecher) August 1, 2025
Berna ha aggiunto di essere in contatto con le autorità statunitensi e di voler continuare a cercare una “soluzione negoziata”.
Al momento, non è escluso che le tariffe annunciate possano essere riviste. C'è tempo fino al 7 agosto per modificare l'aliquota. Dunque, una via d’uscita resta ancora aperta.
Il colpo inflitto dagli Stati Uniti alla Svizzera potrebbe rappresentare un potenziale punto di svolta nelle relazioni commerciali tra i due paesi. Se da un lato il danno economico appare rilevante, dall’altro resta ancora margine per una soluzione diplomatica. I prossimi giorni saranno decisivi. Se le trattative dovessero riaprire, non è escluso che l’aliquota venga ridotta. Ma fino ad allora, Berna resta in attesa, cercando di difendere le sue esportazioni e uno dei simboli più riconoscibili del Made in Switzerland.