03 Aug, 2025 - 14:53

Quali sono le condizioni di Hamas per deporre le armi? Arriva una risposta ad una delle richieste chiave di Israele

Quali sono le condizioni di Hamas per deporre le armi? Arriva una risposta ad una delle richieste chiave di Israele

Hamas ha ribadito che non deporrà le armi finché non sarà istituito uno Stato palestinese pienamente sovrano. Le dichiarazioni arrivano mentre si moltiplicano gli sforzi diplomatici per raggiungere un nuovo cessate il fuoco a Gaza e un accordo sul rilascio degli ostaggi. Intanto, crescono le pressioni internazionali su entrambe le parti affinché si facciano passi concreti verso una soluzione politica duratura.

Hamas respinge il disarmo

Hamas ha affermato che non accetterà il disarmo finché non verrà fondato uno Stato palestinese sovrano. Le dichiarazioni del gruppo armato palestinese sono arrivate in risposta alle notizie secondo cui avrebbe espresso la volontà di deporre le armi durante i negoziati per un accordo di cessate il fuoco a Gaza.

Hamas ha precisato di aver reagito alle dichiarazioni attribuite all’inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, secondo cui il gruppo avrebbe "espresso la sua volontà" di abbandonare le armi.

Hamas, in una dichiarazione, ha ribadito che “la resistenza e le sue armi sono un diritto nazionale e legale finché persisterà l’occupazione [israeliana]”. Il gruppo ha aggiunto che tale diritto "non potrà essere rinunciato finché non saranno ripristinati tutti i nostri diritti nazionali, primo fra tutti la creazione di uno Stato palestinese pienamente sovrano e indipendente con Gerusalemme come capitale".

Le posizioni restano distanti: il nodo centrale del disarmo

Attualmente sono in corso impegni diplomatici per mediare un nuovo accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas. Le parti avevano trovato un’intesa nel mese di gennaio per una tregua strutturata in tre fasi, con l’impegno di concordare gradualmente ogni passaggio. Tuttavia, dopo i primi 60 giorni, Israele e Hamas non hanno raggiunto un'intesa sulla seconda fase. A marzo, Tel Aviv ha lanciato una nuova operazione militare, che continua tuttora nella Striscia di Gaza.

Sebbene in questi mesi ci siano stati segnali ricorrenti di un possibile accordo, le divergenze restano evidenti. Per Tel Aviv, il disarmo di Hamas rappresenta una condizione imprescindibile per arrivare a una tregua stabile e porre fine alla guerra, che ormai dura da 21 mesi.

Nel frattempo, la pressione internazionale su entrambe le parti aumenta. In una recente conferenza delle Nazioni Unite, numerosi paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta chiedendo a Hamas di deporre le armi. Parallelamente, è stato riaffermato il sostegno alla soluzione a due Stati. Tra i paesi che sostengono la cosiddetta "Dichiarazione di New York" ci sono diversi Stati europei ma anche numerose nazioni arabe, tra cui i due mediatori principali, Qatar ed Egitto, oltre all’Arabia Saudita.

La crisi umanitaria continua: Gaza al collasso

Intanto, la guerra iniziata nell’ottobre 2023 prosegue con una gravissima emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi, oltre 60mila persone hanno perso la vita dall’inizio del conflitto.

La crisi alimentare si sta aggravando di giorno in giorno. Secondo il ministero della Salute dell’enclave, sono salite a 175 le vittime causate dalla fame, tra cui 93 bambini. A questi numeri si aggiungono i civili uccisi mentre cercavano aiuti umanitari. Dati delle Nazioni Unite rivelano che oltre 1.370 palestinesi in cerca di cibo sono stati uccisi da quando Gaza Humanitarian Foundation ha iniziato a operare nel territorio palestinese per la distribuzione alimentare nel mese di maggio.

La guerra a Gaza continua a provocare devastazione e vittime civili, mentre la crisi umanitaria si aggrava ogni giorno. Le distanze tra le richieste di Israele e la posizione di Hamas restano ampie e i negoziati faticano ad avanzare. Senza un’intesa politica di fondo, il disarmo e la fine delle ostilità restano ancora lontani.

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