05 Aug, 2025 - 16:25

La scadenza di Trump per il Cremlino si avvicina: Putin cambierà posizione sulla guerra in Ucraina?

La scadenza di Trump per il Cremlino si avvicina: Putin cambierà posizione sulla guerra in Ucraina?

Donald Trump ha fissato una scadenza imminente per un possibile accordo tra Russia e Ucraina, affermando che, in assenza di progressi, potrebbero scattare dazi secondari. A pochi giorni dalla scadenza, cresce la pressione sul Cremlino e sulle dinamiche diplomatiche globali. Ma basterà l’ultimatum del presidente americano a cambiare le carte in tavola?

Trump accelera: conto alla rovescia per un accordo

Si avvicina la scadenza annunciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per il raggiungimento di un accordo tra Russia e Ucraina. L'8 agosto potrebbe segnare un momento cruciale. Trump ha affermato, il 14 luglio, che avrebbe concesso 50 giorni a Mosca per trovare un’intesa, oppure avrebbe imposto dazi secondari del 100 per cento. Il 28 luglio, il leader americano ha accorciato i tempi fino a "10 o 12 giorni".

Donald Trump mira a porre fine alla guerra in Ucraina. Lo ha annunciato già prima del suo insediamento alla Casa Bianca. Inizialmente rivendicava che avrebbe posto fine al conflitto in “24 ore”. Una volta iniziato il suo nuovo mandato, è diventato chiaro che questa rivendicazione ambiziosa non sarebbe stata raggiunta né in un solo giorno né in tempi brevissimi.

Il presidente americano sembra cercare di mantenere un equilibrio nei confronti di entrambe le parti. Non sono mancate però le tensioni tra Trump e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Sebbene sia stata stabilita una linea di contatto tra Trump e il leader russo, Vladimir Putin, in assenza di progressi verso la pace, si verificano anche tensioni tra Washington e Mosca.

Tra isolazionismo e cambi di rotta

Dietro l'approccio di Trump alla guerra in Ucraina c'è l’isolazionismo. Il tycoon non voleva coinvolgere il suo paese in conflitti esterni, perché in fin dei conti l'”America viene prima”. A mesi di distanza, però, Trump si dichiara frustrato. Annuncia la spedizione di armi, facendo arrabbiare anche la propria base MAGA, che sostiene appunto l’America First. Sebbene non si tratti di aiuti diretti, avverranno tramite la NATO e il conto lo pagheranno gli alleati, è un grande cambio di rotta rispetto alle rivendicazioni passate del presidente Trump.

Ora, invece, il leader americano ha invitato il suo omologo russo a fare una scelta. Tuttavia, questa mossa, in un certo senso, lo ha coinvolto in ciò da cui voleva tenersi distante, avvicinandolo sostanzialmente al suo predecessore, Joe Biden.

Dall'inizio della guerra, nel febbraio 2022, gli alleati occidentali hanno imposto numerose sanzioni contro la Russia. Il Cremlino ha già affermato che il paese ha sviluppato "una certa immunità" in questo senso. Il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato:

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Viviamo da molto tempo sotto un numero enorme di sanzioni, la nostra economia opera sotto un numero enorme di restrizioni.

Inoltre, i dazi secondari in questo caso non colpirebbero direttamente la Russia ma sarebbero imposti sui suoi alleati economici, come India, Cina o altri. L’obiettivo è aumentare la pressione su Mosca ma le conseguenze potrebbero andare ben oltre la guerra e sconvolgere il mercato energetico mondiale.

La Russia cambierà posizione?

Nel frattempo, l'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, dovrebbe visitare la Russia per spingere Putin ad accettare un cessate il fuoco.

Il paese prosegue però l’offensiva militare, e le dichiarazioni di Mosca non mostrano segni di apertura. L'esercito russo continua gli attacchi aerei. Zelensky ha affermato che, nella notte tra il 4 e il 5 agosto, sono state colpite quattro regioni: Odessa, Kharkiv, Sumy e Zaporizhzhia.

Sarà da vedere come la diplomazia proseguirà nei giorni a venire. Le prossime ore potrebbero dire molto sulla direzione che prenderà il conflitto e sulla reale capacità di Trump di influenzarlo.

Se Mosca dovesse ignorare l'ultimatum americano, Trump sarà costretto a scegliere tra l'imposizione di sanzioni economiche, in contraddizione con la sua politica isolazionista, o una nuova strategia per salvare il suo ruolo di mediatore. In entrambi i casi, la sua credibilità internazionale è in gioco.

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