La questione dei bambini ucraini deportati dalla Russia rimane una delle priorità nella ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina. Con migliaia di minori trasferiti illegalmente, la comunità internazionale si mobilita per chiedere il loro immediato rimpatrio, considerandolo un passaggio fondamentale per garantire una pace duratura e rispettare i diritti umani.
Mentre continuano gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra in Ucraina, la questione dei bambini ucraini deportati dalla Russia resta in cima alle priorità di Kiev.
È ormai chiaro che le divergenze tra le parti restano ancora ampie. Oltre alle rivendicazioni territoriali e ad altre questioni legate alla sovranità nazionale, il ritorno sicuro dei bambini ucraini in patria rappresenta per Kiev una condizione imprescindibile per una pace duratura.
Durante il secondo round di colloqui diretti tra i funzionari russi e ucraini a Istanbul, in Turchia, il 2 luglio, le parti hanno scambiato due documenti: la Russia ha consegnato un memorandum che indica la strada che intende percorrere per raggiungere la pace, mentre l'Ucraina ha presentato un primo elenco di 339 bambini chiedendo il loro rimpatrio immediato e incondizionato.
Secondo i dati della campagna “Bring Kids Back”, sono state segnalate 19.546 deportazioni illegali e trasferimenti forzati di minori dall'inizio della guerra nel febbraio 2022. Di questi, 1.480 bambini risultano essere stati già rimpatriati. Si parla di deportazione forzata, riduzione e assimilazione dei minori ucraini nella società russa.
La questione va oltre la dimensione bilaterale. Il 17 marzo 2023, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il presidente russo, Vladimir Putin, e per la commissaria per i diritti dell'infanzia, Maria Lvova-Belova, “in relazione ai presunti crimini di guerra riguardanti la deportazione e il trasferimento illegale di bambini dall'Ucraina occupata”.
Situation in #Ukraine: #ICC judges issue arrest warrants against Vladimir Vladimirovich Putin and Maria Alekseyevna Lvova-Belova
— Int'l Criminal Court (@IntlCrimCourt) March 17, 2023
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Alla luce di ciò, il 5 agosto 2025, 38 Paesi hanno chiesto ufficialmente a Mosca di rimpatriare i "bambini ucraini deportati illegalmente e trasferiti con la forza".
L’appello, pubblicato dall’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è stato firmato da numerosi Paesi europei, compresa l’Italia, dal Consiglio Europeo, e da Paesi extraeuropei come Cile, Costa Rica, Georgia e Giappone.
La Coalizione Internazionale per il Rientro dei Bambini Ucraini chiede alla Federazione Russa di agire prontamente e concretamente rispetto all’elenco iniziale dei 339 minori presentato dall’Ucraina, garantendone il ritorno immediato e incondizionato alle loro famiglie e comunità. Invita inoltre Mosca a facilitare il rimpatrio di tutti i bambini deportati illegalmente o trasferiti con la forza, in conformità con il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite.
La Coalizione esige anche che vengano fornite informazioni complete e verificabili su ciascun minore sotto controllo russo, comprese le condizioni di salute, la localizzazione attuale e lo status legale, e che sia garantito accesso senza ostacoli alle organizzazioni umanitarie internazionali. Si chiede infine la cessazione immediata di ogni tentativo di alterare l’identità dei bambini, attraverso cambio di cittadinanza, inserimento in famiglie o istituzioni russe, indottrinamento ideologico o militarizzazione.
Già in una dichiarazione congiunta del 5 aprile 2023, diverse nazioni, tra cui Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, avevano condannato con forza la deportazione dei bambini ucraini.
La nuova dichiarazione, a distanza di oltre due anni, acquista un ulteriore valore alla luce del rinnovato impegno diplomatico degli Stati Uniti per porre fine al conflitto.
Gli alleati dell’Ucraina rilanciano così una pressione collettiva e diplomatica evidenziando che il ritorno dei bambini resta una linea rossa.