La guerra tra Israele e Hamas sembra avviarsi verso una nuova fase critica. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha chiesto la totale occupazione della Striscia di Gaza, una mossa che rischia di aggravare ulteriormente la crisi umanitaria già in corso e di compromettere il destino degli ostaggi ancora nelle mani del gruppo. Parallelamente, cresce la frattura interna nel paese. Le famiglie degli ostaggi si mobilitano contro il governo e il piano di Netanyahu divide anche i vertici militari.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sollecita la totale occupazione della Striscia di Gaza. La notizia è stata divulgata dai media del paese per la prima volta il 4 agosto.
La guerra tra Israele e Hamas prosegue da 22 mesi. Dopo il fallimento del cessate il fuoco raggiunto tra le parti nel mese di marzo, le forze israeliane hanno avviato una nuova operazione militare a Gaza. Insieme alle azioni militari, il paese ha anche imposto un blocco agli aiuti umanitari.
Sebbene il flusso degli aiuti sia stato ripristinato, dopo 11 settimane l’emergenza umanitaria nell’enclave non si è arrestata. Il bilancio delle vittime ha superato quota 61mila all'inizio del mese di agosto. Secondo il ministero della Salute della Striscia, 197 persone hanno perso la vita a causa della fame, tra cui 96 bambini.
Dall'ottobre 2023, la maggior parte della popolazione di Gaza è stata sfollata più volte. Attualmente, l'esercito israeliano controllerebbe circa il 75 per cento dell'enclave palestinese.
I recenti piani per una piena occupazione di Gaza hanno scatenato un’ondata di preoccupazione e indignazione per il futuro dei palestinesi. Parallelamente, le famiglie degli ostaggi israeliani temono che un’eventuale mossa di Tel Aviv possa mettere in pericolo i propri cari. Attualmente, 50 israeliani sono detenuti nelle mani di Hamas, di loro si stima che 20 siano ancora vivi.
Sebbene la notizia abbia suscitato clamore, la decisione dovrebbe essere approvata prima di essere messa in atto. Una riunione del gabinetto di sicurezza per discutere i prossimi passi sul piano di Netanyahu è stata rimandata dal 5 al 7 agosto. Questo è stato interpretato ampiamente come il risultato di un dissenso tra i vertici militari.
Il piano di Netanyahu divide l’opinione pubblica, sia internazionale che interna, inclusi ambienti militari e le famiglie degli ostaggi.
Come atto di protesta, sono previste numerose manifestazioni in Israele. Forse uno dei gesti più significativi è stato quello delle famiglie degli ostaggi. Nella mattinata del 7 agosto, circa 20 parenti di persone tenute in ostaggio da Hamas sono salpati dal porto di Ashkelon, nel sud di Israele, verso il confine marittimo con la Striscia di Gaza. Il viaggio ha avuto una durata di due ore. Dalle imbarcazioni, hanno trasmesso messaggi ai loro parenti detenuti a Gaza.
Families of hostages threw a yellow life ring to their loved ones off the coast of the Gaza Strip
— Bring Them Home Now (@bringhomenow) August 7, 2025
Credit: Nadav Porat-Chomsky pic.twitter.com/T5Xc9xCym1
Secondo diverse testimonianze riportate dai media israeliani e internazionali, le famiglie hanno denunciato apertamente il piano di estendere le operazioni militari.
Nel frattempo, il governo di Netanyahu si trova sotto pressione anche da parte degli alleati. Inizialmente per sbloccare gli aiuti a Gaza, ora per trovare una soluzione di convivenza pacifica. Numerosi paesi hanno concordato, il 28 luglio, la cosiddetta "Dichiarazione di New York". Il documento è stato diffuso dopo una riunione della conferenza delle Nazioni Unite e prevede un piano graduale che invita i paesi a riconoscere lo Stato di Palestina. Inoltre, chiede il disarmo di Hamas, il rilascio immediato degli ostaggi e l’adozione di una soluzione basata su due Stati.