La pensione per molti italiani rappresenta non solo il frutto di anni di lavoro, ma anche la principale, se non unica, fonte di sostentamento. Chi percepisce assegni al di sotto del minimo dal 2025 potrà contare su un aiuto aggiuntivo: l’incremento al milione, una maggiorazione fissa di circa 135 euro al mese pensata per rafforzare le entrate dei pensionati con redditi modesti.
Introdotta nel 2001 per garantire un importo pari a un milione di lire, questa misura continua ancora oggi a incidere sulle tasche di chi rispetta precisi requisiti.
Ma a chi spetta esattamente? Quali condizioni di reddito ed età sono richieste? Come si calcola l’aumento e in che modo è possibile richiederlo?
Prima di rispondere dettagliatamente ad ogni quesito, vi lasciamo al video YouTube di Mondo Pensioni sull'argomento.
L’incremento al milione è destinato a chi riceve una pensione di importo inferiore al trattamento minimo, fissato nel 2025 a 603,40 euro lordi mensili. A chi rientra in questa fascia spetta un aumento mensile fisso di circa 135 euro, esattamente 136,44 euro, che si aggiunge all’assegno base.
La misura interessa sia pensioni di natura previdenziale sia prestazioni assistenziali come l’assegno sociale o la pensione di inabilità civile totale.
L’aumento può essere riconosciuto anche a chi percepisce un importo leggermente superiore al trattamento minimo ma inferiore alla soglia di 739,83 euro. In questo caso la maggiorazione è parziale: viene calcolata in modo da far raggiungere proprio il tetto di 739,83 euro mensili.
Ad esempio, se un pensionato percepisce 700 euro, l’incremento sarà di 39,83 euro; se ne percepisce 580 euro, riceverà l’intero importo fisso di 136,44 euro.
L’accesso non è legato soltanto all’importo della pensione, ma anche all’età e alla carriera contributiva.
Il limite anagrafico standard è fissato a 70 anni, ma può essere ridotto di un anno ogni cinque anni di contributi. La soglia non può comunque scendere sotto i 65 anni, salvo un’eccezione importante: per i titolari di pensione di inabilità civile totale, il diritto scatta già a 18 anni.
Ad esempio, un pensionato con 25 anni di contributi vede ridursi di 5 anni il requisito anagrafico (un anno ogni cinque anni di contributi). Non dovrà quindi attendere i 70, ma potrà ricevere l’incremento già a 65 anni, se in possesso anche dei requisiti reddituali.
Per ottenere la maggiorazione di 135 euro sulla pensione serve rientrare in specifici limiti di reddito, considerando tutte le entrate imponibili del richiedente e, se coniugato, anche quelle del coniuge. Per il 2025 i valori massimi sono:
Chi supera anche solo di pochi euro queste soglie perde il diritto all’aumento. È quindi fondamentale controllare attentamente la propria situazione fiscale, includendo eventuali rendite, redditi da fabbricati o altre prestazioni assistenziali.
L’incremento di 135 euronon viene applicato automaticamente: è necessario presentare domanda. Il canale più semplice è rivolgersi a un patronato, che provvederà a inoltrare la richiesta all’INPS, verificando la correttezza della documentazione e l’effettiva presenza dei requisiti.
In alternativa, chi possiede le credenziali SPID, CIE o CNS può utilizzare il servizio online “Consulente digitale delle pensioni” disponibile nell’area personale MyINPS. Il sistema guida passo passo nella compilazione, riducendo il rischio di errori e velocizzando i tempi di istruttoria.
Va ricordato che il riconoscimento decorre dal mese successivo alla presentazione della domanda, quindi ogni ritardo può tradursi in una perdita economica.