Il Ponte sullo Stretto è ancora sulla carta, ma le cifre del pedaggio hanno già acceso una miccia che brucia veloce. Quanto costerà davvero attraversarlo? E soprattutto: a chi conviene?
Il progetto è presentato come una rivoluzione nei collegamenti tra Sicilia e Calabria. Ma, come spesso accade quando il prezzo entra in scena, il dibattito si sposta rapidamente dai sogni d’ingegneria ai conti in tasca. Le dichiarazioni ufficiali parlano di un pedaggio “più basso del traghetto”, le analisi indipendenti raccontano un’altra storia.
E allora, quale sarà la cifra sul display del casello? Come si posiziona rispetto a traghetti, autostrade e grandi attraversamenti nel mondo? Chi guadagnerà e chi pagherà il prezzo più alto?
Prima di dare una risposta esauriente ai diversi quesiti, vi lasciamo alla visione del video YouTube de Il Fatto Quotidiano sul "tour" intrapreso da Salvini per annunciare l'inizio dei lavori dell'opera.
L’annuncio è arrivato con enfasi dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: tra 4 e 7 euro per un’auto. Un prezzo che, nelle intenzioni del Governo, suona come un invito a lasciare alle spalle il traghetto e abbracciare il futuro su quattro ruote.
Ma qui si entra nel terreno scivoloso dei dettagli. Le cifre diffuse da Salvini e dalla Società Stretto di Messina si riferiscono a una sola direzione di marcia. Per l’andata e ritorno, la spesa raddoppia immediatamente, e il confronto con la traversata marittima diventa meno favorevole.
Secondo stime tecniche basate sul progetto definitivo, un viaggio in giornata potrebbe costare intorno ai 39 euro, salendo a 44 per un rientro entro tre giorni e oltre 70 euro per ritorni a distanza di mesi. Praticamente le stesse soglie dei biglietti attuali del traghetto.
Il “pedaggio simbolico” evocato da Salvini rischia così di rimanere un’ipotesi da conferenza stampa più che una realtà pronta per i cartelli elettronici.
I documenti di pianificazione non lasciano molto spazio all’immaginazione: l’obiettivo è equiparare il prezzo del ponte a quello della traversata marittima. Eppure, nei comunicati pubblici, i valori vengono presentati in maniera semplificata, enfatizzando la tratta singola e lasciando sullo sfondo il costo complessivo.
Se si guarda al parametro del chilometro, il divario rispetto alle infrastrutture italiane è vertiginoso. Le autostrade nazionali hanno un pedaggio medio di circa 0,08 euro/km. Il Ponte sullo Stretto, anche nella versione “ottimistica” da 10 euro, salirebbe a 2,73 euro/km.
In scenari meno benevoli, si superano i 4 euro/km: più di 50 volte il costo medio autostradale e una cifra che piazzerebbe il ponte sul podio mondiale per prezzo unitario.
L’analisi si fa ancora più interessante se si allarga lo sguardo oltre i confini nazionali. L’Eurotunnel, tra Francia e Regno Unito, copre oltre 50 chilometri e applica tariffe intorno a 72 euro: circa 1,42 euro/km. I trafori alpini del Monte Bianco e del Fréjus viaggiano su 4 euro/km, ma offrono passaggi complessi e con costi di gestione altissimi.
Il Ponte sullo Stretto, pur con una lunghezza di appena 3,6 chilometri, entrerebbe in competizione diretta con questi colossi per prezzo al chilometro, senza però lo stesso volume di traffico internazionale o il medesimo livello di complessità in manutenzione ambientale.
Tale sproporzione alimenta il sospetto che il pedaggio, più che un servizio pagato per coprire costi reali, possa diventare una leva per equilibrare un bilancio infrastrutturale pesante.
Dietro le cifre del pedaggio si nasconde il vero grattacapo: la sostenibilità dell’investimento. Con un costo complessivo dell’opera stimato oltre i 13 miliardi di euro, anche ipotizzando un traffico intenso e tariffe medie di 10 euro per auto e 20 per i mezzi pesanti, il recupero dell’investimento richiederebbe decenni.
Alcune proiezioni parlano di una copertura attorno al 20-25% in trent’anni. Il resto dovrebbe arrivare da fondi pubblici o da un aumento dei volumi di transito superiore alle attuali previsioni.
Matteo Salvini ha più volte ribadito che per i residenti di Sicilia e Calabria saranno previsti sconti e che il costo finale sarà competitivo rispetto al traghetto. Tuttavia, al momento, mancano dettagli concreti su percentuali e modalità.
Il Ponte sullo Stretto, insomma, sta già vivendo la sua prima grande prova: quella dell’opinione pubblica. In gioco non c’è solo il collegamento tra due sponde, ma il rapporto tra promessa politica e realtà economica.