Il viaggio di Vladimir Putin in Alaska, avvenuto il 15 agosto 2025, non è stato soltanto un vertice politico tra Russia e Stati Uniti ma un evento che segna una svolta simbolica e storica. L’incontro con Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, ha attirato l’attenzione mondiale non solo per le implicazioni diplomatiche legate alla guerra in Ucraina, ma anche per il fatto che per la prima volta un leader russo ha visitato questo territorio che un tempo apparteneva a Mosca. Una scelta che ha mescolato memoria storica, strategia e diplomazia.
Il presidente russo, Vladimir Putin, si è recato il 15 agosto 2025 in Alaska per un incontro con il suo omologo statunitense, Donald Trump. Il vertice ha segnato un importante passo nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia, inasprite con l’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022.
Con il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha mirato a ristabilire una linea di contatto con Putin. Il tycoon, inoltre, si pone come un “pacificatore” con l’obiettivo dichiarato di porre fine al conflitto. In questo contesto, il vertice tra i due leader ha assunto un'importanza significativa, dato che rappresenta un ulteriore progresso negli sforzi diplomatici, anche se non ha portato a una svolta decisiva. Tra i risultati dell’incontro c’è anche il ritorno di Vladimir Putin sulla scena mondiale dopo anni di isolamento internazionale.
Nonostante i contenuti politici e strategici del vertice, il presidente russo è entrato nella storia per il semplice fatto di essersi recato in Alaska, diventando il primo leader russo a visitare questo territorio statunitense.
La scelta del luogo portava con sé elementi simbolici e strategici. Si tratta infatti di un ex territorio russo venduto agli Stati Uniti.
Secondo il Dipartimento di Stato americano, con la visita del 15 agosto, Putin è stato il primo leader russo a mettere piede in Alaska, un dettaglio che ha aggiunto ulteriore peso storico all’incontro.
L’Alaska fu scoperta nel 1732 da due esploratori russi, Mikhail Gvozdev e Ivan Fedorov. Nei decenni successivi divenne un territorio importante per il commercio, in particolare quello delle pellicce. Quando però si rivelò che il territorio remoto aveva un costo di mantenimento superiore ai profitti, emerse l’idea della vendita. Sarebbe stato il fratello dello zar Alessandro II, il principe Konstantin Nikolaevic, a proporre per la prima volta nel 1857 di cedere l’Alaska.
Il territorio venne poi venduto agli Stati Uniti nel 1867 al costo di 7,2 milioni di dollari.
In quel periodo molti erano scettici sulla visione dell’allora segretario di Stato, William H. Seward, e sostenevano che l’acquisto di una terra desolata e coperta di ghiaccio fosse costoso e inutile. La decisione fu addirittura soprannominata “Seward’s Folly”. Col tempo, al contrario delle critiche, l’Alaska si rivelò ricchissima di risorse come oro, petrolio e gas naturale, oltre ad avere un posizionamento strategico fondamentale.
Diversi leader sovietici e russi avevano effettuato viaggi ufficiali negli Stati Uniti, ma nessuno si era mai recato in questo territorio specifico. Durante la Guerra Fredda, il primo segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, Nikita Krusciov, fu il primo leader sovietico a visitare gli Stati Uniti nel 1959.
Successivamente il presidente del Consiglio dei ministri Aleksej Kosygin si recò negli Usa nel 1967, il segretario generale Leonid Breznev nel 1973 e Michail Gorbaciov in più occasioni, nel 1987, 1988 e 1990.
Il primo presidente della Federazione Russa, Boris Eltsin, incontrò invece il suo omologo statunitense George H. W. Bush a Camp David nel 1992. Negli anni successivi tornò più volte negli Stati Uniti, con visite nel 1994, 1995 e 1997.
Vladimir Putin, nella sua lunga presidenza che complessivamente dura da oltre vent’anni, ha effettuato otto visite negli Stati Uniti ma fino al 2025 non si era mai recato in Alaska. La tappa del 15 agosto rappresenta quindi un unicum nella storia delle relazioni russo-americane.
La visita di Putin in Alaska resterà impressa non solo come un vertice politico tra due potenze rivali, ma come un evento che ha intrecciato diplomazia e memoria storica. L’incontro con Trump non ha prodotto svolte immediate sul fronte della guerra in Ucraina, ma ha ridisegnato l’immagine della Russia sulla scena internazionale. L’Alaska, ex territorio russo e oggi parte integrante degli Stati Uniti, diventa così il simbolo di un passato condiviso che continua a influenzare il presente e a scrivere nuove pagine di storia.