Il vertice in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin ha acceso un nuovo dibattito: il presidente americano potrebbe sostenere la cessione di territori ucraini alla Russia. Una prospettiva che riapre lo scontro tra “pace giusta” e “pace ingiusta” e mette l’Europa in allerta.
Sono emersi nuovi dettagli della chiamata tra Donald Trump e i leader europei dopo il vertice del presidente statunitense con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Trump e Putin si sono incontrati il 15 agosto in Alaska per discutere della guerra in Ucraina. Sebbene si tratti di un incontro importante per diverse ragioni, non rappresenta ancora un passo decisivo verso un accordo in grado di porre fine al conflitto in corso da oltre tre anni e mezzo.
In seguito al vertice, Trump ha parlato al telefono con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Come confermato dallo stesso leader ucraino, la conversazione è durata un’ora, prima di coinvolgere anche diversi leader europei.
We had a long and substantive conversation with @POTUS. We started with one-on-one talks before inviting European leaders to join us. This call lasted for more than an hour and a half, including about an hour of our bilateral conversation with President Trump.
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 16, 2025
Ukraine reaffirms… pic.twitter.com/64IPVhtFaB
Inizialmente è stato reso noto che il 18 agosto Zelensky si recherà a Washington per un incontro con il presidente americano.
In vista della visita del presidente ucraino, anche diversi leader europei hanno annunciato che si recheranno a Washington per partecipare ai colloqui Trump-Zelensky. Nel pomeriggio del 17 agosto è stato annunciato che la premier italiana Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente finlandese Alexander Stubb, il premier britannico Keir Starmer e il segretario generale della NATO Mark Rutte parteciperanno alle consultazioni nella capitale americana.
I leader europei appoggiano Kiev affinché vengano fornite garanzie di sicurezza all’Ucraina in caso di un eventuale accordo con Mosca.
Le mosse degli alleati assumono un significato ancora più rilevante considerando che diversi media riferiscono che Trump potrebbe sostenere un piano per cedere alla Russia alcuni territori ucraini che attualmente non sono nelle mani dell’esercito russo.
Secondo il New York Times, in un articolo del 16 agosto che cita due alti funzionari europei, Trump avrebbe dichiarato ai leader del vecchio continente di sostenere proprio questo piano, piuttosto che un semplice cessate il fuoco.
Si tratterebbe di un cambiamento radicale rispetto alle sue posizioni precedenti. Prima del vertice in Alaska, infatti, Trump spingeva per un cessate il fuoco immediato minacciando Mosca di ulteriori sanzioni in caso di rifiuto.
Dopo l’incontro con Putin, invece, il presidente americano sembra puntare ad un accordo di pace permanente, anche se a costo di concedere a Mosca territori non ancora conquistati, come parte del Donbass. Putin, da parte sua, avrebbe chiesto garanzie affinché il russo torni ad essere lingua ufficiale in Ucraina e che venga tutelata la sicurezza delle chiese ortodosse russe.
In cambio, il Cremlino offrirebbe un cessate il fuoco in altre aree di combattimento e una promessa scritta di non attaccare più né l’Ucraina né altri Paesi europei. Tuttavia, le eventuali garanzie di sicurezza non ricadrebbero sotto l’ombrello della NATO.
Sebbene la decisione finale spetti alla leadership ucraina, le preoccupazioni principali riguardano il fatto che un accordo diretto e rapido, senza un cessate il fuoco preliminare, rischierebbe di concedere un vantaggio significativo alla Russia. Inoltre, la cessione di territori non ancora occupati da Mosca implicherebbe per Zelensky la rinuncia alla sovranità e all’integrità territoriale del Paese violando la Costituzione ucraina.
Le forze armate russe continuano intanto un’aggressiva offensiva estiva. All’inizio di luglio Mosca ha annunciato il controllo totale della regione di Luhansk, ma non ha ancora conquistato aree cruciali dell’oblast di Donetsk. Città fortificate come Kramatorsk e Sloviansk restano pilastri fondamentali della difesa ucraina.
Un’eventuale cessione dell’intera regione di Donetsk significherebbe per Kiev rinunciare anche alla sua “cintura di sicurezza”.
Sebbene la Russia abbia concentrato la maggior parte delle sue energie lungo il fronte di Donetsk, porzioni delle regioni di Dnipropetrovsk, Kharkiv, Mykolaiv e Sumy restano ancora sotto occupazione russa. Il conflitto rimane aperto.