Le elezioni presidenziali in Bolivia del 2025 hanno segnato un punto di svolta storico per il paese. Dopo due decenni di predominio dei socialisti del Movimiento al Socialismo (MAS), l’elettorato sembra aver scelto di cambiare direzione. L’avanzata dei candidati di centrodestra riflette un malcontento diffuso legato all’economia in crisi, alle divisioni interne del MAS e alla crescente frattura all’interno della classe politica. Il voto ha aperto la strada a scenari nuovi, che potrebbero ridefinire non solo la politica interna ma anche l’orientamento internazionale della Bolivia.
Il primo turno delle elezioni in Bolivia del 17 agosto 2025 ha segnato una storica sconfitta del partito di sinistra, Movimiento al Socialismo, che ha perso il potere dopo circa 20 anni. Il predominio dei socialisti è arrivato al capolinea.
Il senatore di centrodestra Rodrigo Paz Pereira, secondo i risultati preliminari, ha ricevuto il 32,8 per cento dei voti, piazzandosi in testa. Paz è il figlio dell'ex presidente Jaime Paz Zamora, che ha ricoperto il ruolo dal 1989 al 1993.
Al secondo posto si trova Jorge "Tuto" Quiroga, con il 26,4 per cento. L'ex capo di stato ha assunto il ruolo brevemente nel 2001, dopo le dimissioni di Hugo Banzer.
La Bolivia, quindi, dopo due decenni, avrà un presidente non di sinistra. I candidati del MAS, Eduardo del Castillo e Andronico Rodriguez, hanno ricevuto rispettivamente solo il 3,2 e l'8 per cento dei voti, appena sopra la soglia del 3 per cento.
In attesa dei risultati definitivi, nessuno dei candidati ha raggiunto la soglia del 50 per cento per la vittoria. Il ballottaggio è previsto per il 19 ottobre.
I boliviani hanno votato cercando un cambiamento, spinti dalle preoccupazioni economiche e dalle divisioni all’interno dei socialisti. L’alta inflazione, la carenza di alcuni generi alimentari e la mancanza di carburante mettono a rischio il paese.
Così, potrebbe salire al potere un presidente favorevole al mercato, come Paz. Dall'altro lato, Paz e il suo compagno di corsa, l'ex capitano di polizia Edman Lara Montaño, noto per aver denunciato la corruzione nella polizia, potrebbero ottenere una possibile vittoria anche grazie ad un accenno alla lotta alla corruzione.
Un cambio di governo potrebbe inoltre riorientare la politica estera del paese verso gli Stati Uniti, dopo anni di allineamento con Cina e Russia, segnando un significativo cambiamento rispetto agli ultimi due decenni.
Evo Morales, l'ex presidente dal 2006 al 2019 e primo indigeno a ricoprire questo ruolo, ha invitato i suoi sostenitori a votare nullo o invalido.
L'appello alla protesta è arrivato dopo che Morales è stato escluso dalle elezioni presidenziali del 2025 a causa di una interpretazione della Costituzione boliviana che limita la rielezione a due mandati, continuativi o discontinui, una norma contestata dall'ex leader indigeno. Morales ha definito la decisione “un colpo di Stato elettorale” orchestrato dal suo ex alleato Luis Arce.
Morales si è progressivamente allontanato dal presidente Arce per le divergenze nella gestione del governo. Una parte della sua base elettorale ha seguito l'ex presidente, ma non è ancora chiaro quanto questo abbia inciso sui risultati, anche considerando storicamente l’alta percentuale di schede elettorali nulle. Secondo i conteggi preliminari, il 19,4 per cento degli aventi diritto ha votato nullo, ben oltre la media tradizionale inferiore al 5 per cento.
Oltre alla mancanza di un chiaro piano economico per superare la crisi, la posizione di Morales, opponendosi anche ai candidati di sinistra, avrebbe indebolito ulteriormente il MAS e i suoi rappresentanti.
La sconfitta storica del MAS e l’avanzata della destra evidenziano quanto profondi siano i cambiamenti in corso nel paese. L’alta percentuale di schede nulle e il forte malcontento economico mostrano un elettorato alla ricerca di alternative concrete. Se il ballottaggio confermerà i risultati preliminari, la Bolivia vedrà un presidente favorevole al mercato e un possibile riposizionamento strategico sul piano internazionale.