Israele ha dato l’approvazione definitiva al piano per l’area E1, un progetto che prevede la costruzione di migliaia di nuove unità abitative tra Gerusalemme est e Ma’ale Adumim. Una decisione che riporta al centro del dibattito internazionale il futuro della Cisgiordania occupata e la possibilità di uno Stato palestinese.
Israele ha definitivamente approvato il controverso progetto di insediamento nella Cisgiordania occupata.
Si tratta di un piano israeliano che prevede la costruzione di circa 3.500 unità abitative e infrastrutture per espandere gli insediamenti nell’area E1 (East 1), tra Gerusalemme est e Ma'ale Adumim.
Tomorrow! Final hearing on approval of the E1 plan and advancing a total of 3,753 housing units in the West Bank. https://t.co/GHxPY85PRd pic.twitter.com/ZPm7t8FUI8
— Peace Now (@peacenowisrael) August 19, 2025
Il piano risale agli anni ’90, quando fu proposto per la prima volta sotto l’amministrazione del primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, con piani iniziali per 2.500 case.
Il progetto israeliano è stato congelato per anni soprattutto a causa delle pressioni delle precedenti amministrazioni statunitensi e di diverse nazioni europee.
Nel 2020, l’attuale primo ministro, Benjamin Netanyahu, aveva ribadito la volontà di portare avanti la costruzione in questa zona. Già in quell’anno, l’ufficio del presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva dichiarato che proseguire con il progetto avrebbe violato il diritto internazionale e “spinto la situazione verso l’abisso”.
A distanza di anni, il ministero degli Esteri palestinese ha condannato l’approvazione del progetto, definendo eventuali costruzioni una “grave violazione del diritto internazionale”.
Secondo la dichiarazione:
L’E1 ha una posizione geografica cruciale perché rappresenta uno degli ultimi collegamenti territoriali tra Ramallah, nel nord della Cisgiordania, e Betlemme, nel sud.
Le due città distano appena 22 chilometri, ma i palestinesi devono superare numerosi posti di blocco israeliani per spostarsi. In questo senso, il piano taglierebbe in due il territorio palestinese, considerato essenziale per la fattibilità di un futuro Stato palestinese in Cisgiordania.
I palestinesi e diversi gruppi per i diritti umani temono che questo progetto possa seppellire definitivamente la prospettiva di uno Stato palestinese geograficamente congiunto. Inoltre, si teme che l’allargamento degli insediamenti israeliani in questa zona possa aggravare ulteriormente le tensioni, creando un ulteriore ostacolo alla pace e minando anche le prospettive di una soluzione a due Stati.
Il piano è tornato al centro dell’attenzione internazionale dopo che il ministro delle Finanze ed esponente dell’estrema destra israeliana, Bezalel Smotrich, ha annunciato, il 14 agosto, di aver approvato il progetto di insediamento. Lo stesso ministro ha affermato che il nuovo piano “seppellisce definitivamente l’idea di uno Stato palestinese”.
Smotrich ha successivamente commentato l’approvazione definendola una risposta diretta ai paesi occidentali. Nelle ultime settimane, diverse nazioni, tra cui Francia, Canada, Gran Bretagna e Australia, hanno annunciato l’intenzione di riconoscere uno Stato di Palestina.
Secondo il ministro israeliano:
L’approvazione del piano E1 segna un punto di svolta nella politica israeliana sugli insediamenti e su un eventuale coabitazione pacifica. Mentre per Israele rappresenta un rafforzamento della propria presenza strategica nella Cisgiordania, per i palestinesi e gran parte della comunità internazionale costituisce un ostacolo quasi insormontabile alla pace e potrebbe mettere a repentaglio lo Stato di Palestina. Il rischio, secondo molti osservatori, è quello di trasformare ulteriormente la Cisgiordania in un mosaico frammentato.