21 Aug, 2025 - 15:04

Perché Trump schiera navi da guerra al largo del Venezuela: arriva la risposta di Maduro

Perché Trump schiera navi da guerra al largo del Venezuela: arriva la risposta di Maduro

La decisione di Donald Trump di inviare una squadra di navi da guerra al largo delle coste venezuelane segna un nuovo capitolo nella tensione tra Washington e Caracas. L’operazione, presentata come parte della strategia antidroga americana, si inserisce in un quadro più ampio di accuse, sanzioni e sfide politiche che da anni oppongono gli Stati Uniti al governo di Nicolas Maduro.

Il dispiegamento militare americano

Il presidente americano, Donald Trump, sta inviando una squadra di navi da guerra nei Caraibi meridionali, precisamente al largo delle coste del Venezuela. La mossa fa parte della strategia di Washington per combattere i cartelli della droga in America Latina.

Il dispiegamento dovrebbe coinvolgere circa 4.500 militari statunitensi, di cui 2.200 marines. Secondo l'agenzia di stampa Reuters, il dispositivo comprende la Uss San Antonio, la Uss Iwo Jima e la Uss Fort Lauderdale. Le tre navi coinvolte dovrebbero raggiungere le acque al largo del Venezuela entro il fine settimana.

Questa scelta militare ha l’obiettivo non solo di rafforzare la presenza americana nella regione, ma anche di aumentare la pressione politica e simbolica sul governo di Caracas.

Le accuse di Washington a Maduro

L'invio di queste navi aumenta infatti la pressione sul presidente venezuelano Nicolas Maduro. Washington ha accusato Maduro di dirigere il Cartel de Los Soles. Un mese fa, il Dipartimento del Tesoro ha attribuito al gruppo una speciale designazione terroristica, accusandolo di sostenere i cartelli Tren de Aragua del Venezuela e Sinaloa del Messico. Quest’ultimi, all'inizio del 2025, sono stati etichettati come organizzazioni terroristiche straniere insieme ad altre bande di narcotrafficanti.

Impedire il flusso della droga negli Stati Uniti è uno degli obiettivi principali della strategia più ampia antidroga, che si intreccia con le politiche per limitare l'immigrazione e proteggere il confine meridionale del Paese. Con l'inizio del secondo mandato di Trump, gli Stati Uniti hanno infatti intensificato i controlli sull'immigrazione contro i presunti membri delle bande.

La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che Trump è pronto a utilizzare "ogni elemento del potere americano" in questa direzione.

 Secondo l’amministrazione americana, Maduro "non è un presidente legittimo, ma un capo latitante di questo cartello, incriminato negli Stati Uniti per traffico di droga in questo Paese".

La risposta di Maduro

In risposta, il presidente venezuelano ha definito la mossa di Washington come "minacce" e ha annunciato, il 18 agosto, la mobilitazione di 4,5 milioni di miliziani da tutto il Venezuela.

"Questa settimana attiverò un piano speciale con oltre 4,5 milioni di miliziani per garantire la copertura dell'intero territorio nazionale: milizie preparate, attivate e armate", ha dichiarato alla televisione di stato.

Già durante il primo mandato di Trump, l'amministrazione statunitense aveva accusato Maduro e altri alti funzionari venezuelani di una serie di reati, tra cui corruzione e traffico di droga. In questo suo secondo mandato, invece, la Casa Bianca ha raddoppiato la ricompensa per l'arresto del presidente venezuelano, portandola a 50 milioni di dollari.

Washington, infine, continua a non riconoscere le ultime due vittorie elettorali di Maduro, segnalando un braccio di ferro destinato a proseguire anche nei prossimi mesi.

Il dispiegamento militare americano e la risposta di Maduro mostrano quanto il confronto tra Stati Uniti e Venezuela sia ormai entrato in una fase di escalation. Da un lato Washington rafforza la pressione con mezzi militari e accuse di narcotraffico; dall’altro Caracas reagisce mobilitando milioni di miliziani e rivendicando la propria legittimità.

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