Israele ha aperto un nuovo capitolo del conflitto con l’ingresso delle sue forze armate a Gaza City. La decisione, approvata dal ministro della Difesa, Israel Katz, arriva dopo settimane di discussioni. Gaza City, cuore urbano della Striscia con circa un milione di abitanti, è diventata il fulcro della nuova offensiva. Mentre l’esercito parla di “azioni preliminari”, la popolazione civile subisce bombardamenti e sfollamenti, in un contesto già segnato da una grave emergenza umanitaria.
Dopo settimane di discussioni su una nuova offensiva su larga scala, le forze israeliane hanno dato avvio a un’operazione militare nella Striscia di Gaza.
Il 19 agosto 2025, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha approvato il piano per la conquista di Gaza City. Si tratta della città più popolata dell’enclave, un centro urbano di grandi dimensioni dove vivono circa un milione di persone.
Secondo quanto si apprende, questa nuova offensiva rappresenta un’estensione di quella lanciata già nel mese di maggio in altre città. In questo senso, viene considerata come la seconda fase dell’operazione “Gideon’s Chariots”. Il piano prevede inoltre la mobilitazione di circa 60 mila riservisti e il prolungamento del servizio militare per altri 20 mila.
Nella notte tra il 19 e il 20 agosto sono stati segnalati intensi bombardamenti su Gaza City e nelle aree periferiche. “Non stiamo aspettando. Abbiamo avviato le azioni preliminari e già ora le truppe dell’esercito israeliano stanno controllando la periferia di Gaza City”, ha dichiarato l’esercito israeliano in una nota ufficiale.
La popolazione civile resta la più colpita da questa nuova fase del conflitto. I media locali riferiscono che molti palestinesi hanno già abbandonato alcune zone di Gaza City, mentre altri si sono spostati verso sud, alla ricerca di maggiore sicurezza.
Negli ultimi giorni, in Israele, si sono moltiplicate anche le manifestazioni a favore di un cessate il fuoco e per il rilascio dei 20 ostaggi ancora vivi.
Parallelamente, gli sforzi diplomatici proseguono. Hamas ha accettato una nuova proposta che prevede il rilascio di metà degli ostaggi israeliani in cambio di 60 giorni di cessate il fuoco. Si attende tuttavia la risposta ufficiale da parte di Tel Aviv.
Sul piano politico interno, emergono profonde tensioni. I membri di estrema destra della coalizione di governo guidata da Benjamin Netanyahu hanno minacciato, ancora una volta, di ritirare il loro sostegno nel caso di una tregua. Gli esponenti ultraconservatori chiedono infatti la conquista totale dell’enclave palestinese, senza concessioni.
Mentre l’attenzione è rivolta alle operazioni militari e alle trattative politiche, la situazione umanitaria a Gaza continua a peggiorare. Diverse organizzazioni internazionali hanno condannato il piano di conquista di Gaza City, sottolineando l’impatto devastante sulla popolazione civile già duramente colpita dalla guerra.
Secondo i dati diffusi dal ministero della Salute dell’enclave, dall’ottobre 2023 hanno perso la vita oltre 62.122 palestinesi. Al Jazeera, citando l’ufficio stampa dell’amministrazione di Gaza, riporta che l’operazione terrestre israeliana Gideon’s Chariot, avviata a maggio, ha provocato la morte di 9.073 civili e il ferimento di altri 36.900.
Un bilancio che riflette l’aggravarsi costante della crisi umanitaria, con migliaia di famiglie sfollate e condizioni di vita sempre più precarie.
La battaglia per Gaza City apre una fase cruciale della guerra. Parallelamente, i negoziati per un cessate il fuoco restano in bilico e la crisi umanitaria continua a peggiorare.