Il percorso europeo dell’Ucraina resta uno dei temi più delicati nell’agenda internazionale. La Lituania ha lanciato un’iniziativa diplomatica per sbloccare lo stallo, mentre anche gli Stati Uniti e Donald Trump provano a esercitare pressione su Budapest.
La questione dell'adesione dell'Ucraina all'Unione europea torna di nuovo al centro dell'attenzione. La Lituania sollecita le capitali dei paesi europei nel tentativo di aggirare il veto dell'Ungheria sull’avvio dei negoziati di adesione di Kiev al blocco.
L’emittente pubblica lituana Lrt riporta che il paese baltico ha chiesto una soluzione alternativa per superare lo stallo. In vista della riunione informale dei ministri degli Esteri dell'Unione a Copenaghen, prevista per l’1 e il 2 settembre, Vilnius ha inviato una lettera sollecitando di adottare “azioni decisive” per rendere la richiesta ucraina “tangibile e irreversibile”.
La mossa di Vilnius arriva inoltre in un momento significativo, mentre gli sforzi degli Stati Uniti per porre fine alla guerra vanno avanti. La diplomazia, però, sembra in un vicolo cieco nonostante il costante flusso di dichiarazioni da Kiev, Mosca e Washington, che continua a porsi come principale mediatore tra le parti in conflitto da oltre tre anni e mezzo.
Parallelamente, prosegue l'avanzata russa su diversi fronti. Recentemente, le forze armate ucraine hanno ammesso l’ingresso dell’esercito russo nella regione di Dnipropetrovsk, confermando così l’apertura di un nuovo fronte nel conflitto.
In questo quadro, l’avvio dei colloqui con l’Ue potrebbe rappresentare non solo una spinta al morale ucraino, in un contesto di guerra che non accenna a fermarsi, ma anche un incentivo istituzionale per attuare le riforme necessarie al percorso di adesione.
L’Ungheria del primo ministro Viktor Orban continua però a rappresentare un freno, ponendo il proprio veto all’apertura dei capitoli negoziali. Per questo, la lettera della Lituania propone di avviare i negoziati tecnici sia con l’Ucraina che con la Moldavia, a condizione che gli altri 26 stati membri siano d’accordo.
Sempre secondo Lrt, nella lettera viene evidenziata anche la proposta di fissare il 2030 come obiettivo per l’adesione dell’Ucraina, così da consentire sia a Kiev che a Bruxelles di pianificare riforme e risorse necessarie. L’approvazione formale, tuttavia, potrebbe arrivare solo qualora Budapest cambiasse posizione.
Il primo ministro ungherese ha recentemente ricevuto una chiamata dal presidente statunitense, Donald Trump, proprio sulla questione dell’adesione. Kiev conta sulla pressione americana per sbloccare il percorso europeo.
Il 15 agosto, Politico aveva riportato che Bruxelles stava valutando l’apertura di un primo “gruppo negoziale” per la Moldavia. La notizia arriva in vista delle elezioni parlamentari di fine settembre e potrebbe diventare una spinta importante per la presidente Maia Sandu e il suo partito. Al tempo stesso, però, rischia di far irritare Kiev, che fino ad ora ha visto il proprio percorso europeo procedere parallelamente a quello di Chisinau.
L’appello lituano per sbloccare la richiesta di adesione dell’Ucraina rappresenta quindi una mossa politica rilevante. Tuttavia, restano forti scetticismi sulla possibilità di raggiungere l’unanimità tra i Ventisette, anche se singoli stati membri possono nel frattempo sostenere le riforme ucraine e rafforzare il percorso di avvicinamento a Bruxelles.
L’adesione dell’Ucraina all’Unione europea resta dunque sospesa tra spinte politiche, ostacoli interni e una guerra ancora in corso. L’iniziativa della Lituania testimonia la volontà di alcuni stati membri di non restare fermi davanti ai veti di Budapest, mentre la pressione di Washington e l’intervento diretto di Donald Trump mostrano come il futuro di Kiev nell’Ue non sia solo una questione europea, ma anche parte di un più ampio equilibrio geopolitico. Il traguardo del 2030 come data simbolica potrebbe dare una direzione, ma la strada verso Bruxelles appare ancora lunga.