31 Aug, 2025 - 16:39

Pace in Ucraina, gli europei sono i guerrafondai? Chi dice cosa sul fine della guerra che non arriva

Pace in Ucraina, gli europei sono i guerrafondai? Chi dice cosa sul fine della guerra che non arriva

La guerra in Ucraina continua a infiammare il dibattito internazionale e la prospettiva di una pace appare ancora lontana. Colloqui, vertici e dichiarazioni non hanno prodotto risultati concreti, mentre cresce la tensione. Il Cremlino, intanto, punta il dito contro i governi europei.

Trump e i tentativi di mediazione

La fine della guerra tra Russia e Ucraina continua a far discutere.

L’amministrazione americana sotto la guida di Donald Trump ha assunto il ruolo di mediatore tra Mosca e Kiev a partire dall'insediamento del presidente, il 20 gennaio. Trump, prima della sua rielezione nelle elezioni del novembre 2024, sosteneva che se fosse stato presidente nel febbraio 2022, il conflitto non sarebbe scoppiato. Inoltre, inizialmente dichiarava di poter porre fine alla guerra in tempi brevissimi, addirittura in 24 ore.

Dopo oltre sette mesi dall’inizio del suo secondo mandato, gli sforzi diplomatici non hanno portato ad un cambio di rotta significativo, nonostante alcuni progressi. Per la prima volta dalle prime settimane di guerra, i funzionari russi e ucraini hanno tenuto colloqui diretti nel maggio 2025, seguiti da altri due incontri. Questi negoziati hanno portato ad uno scambio di prigionieri, ma hanno anche evidenziato le profonde divergenze sulle condizioni per una possibile pace.

Negli ultimi mesi, il presidente americano e il suo omologo russo hanno stabilito una linea di contatto. Il 15 agosto, Trump e Putin hanno tenuto un vertice in Alaska per discutere della guerra.

Successivamente, il 18 agosto, Trump ha ricevuto alla Casa Bianca il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e alcuni leader europei. Tuttavia, nonostante la risonanza mondiale di questi incontri, non vi è stato alcun passo decisivo per porre fine al conflitto. Anche l’ipotesi di un faccia a faccia diretto tra Putin e Zelensky resta ancora lontana.

Nel frattempo, la Russia ha intensificato gli attacchi su vasta scala, proseguendo con l’offensiva estiva.
Trump continua a proporsi come pacificatore, vantando di aver chiuso altri conflitti nel mondo. Tuttavia, a distanza di mesi, appare evidente che la missione è molto più complessa rispetto alle sue iniziali promesse di una soluzione rapida.

Mentre Washington guida la diplomazia, gli alleati occidentali mantengono saldo il sostegno a Kiev e appoggiano le garanzie di sicurezza richieste dalla leadership ucraina.

Le tensioni con gli alleati europei

Alla luce dei recenti sviluppi, Axios ha riportato in esclusiva che alcuni alti funzionari della Casa Bianca ritengono che diversi leader europei, pur sostenendo pubblicamente gli sforzi diplomatici avviati da Trump, cerchino di vanificarli dietro le quinte, soprattutto dopo il vertice del 15 agosto.

Secondo il sito, i funzionari statunitensi sono sempre più impazienti verso quei leader europei che spingono Kiev a non fare concessioni territoriali e ad attendere un “accordo migliore”.

Durante i mesi di impegni diplomatici, Trump ha minacciato Mosca di nuove sanzioni, senza però adottare misure concrete per aumentare la pressione sulla Russia. Parallelamente ha autorizzato la spedizione di armi all'Ucraina, a patto che i costi fossero sostenuti dalle nazioni europee.

Nell’assenza di progressi significativi, le rivelazioni di Axios appaiono particolarmente sorprendenti.

Le accuse del Cremlino agli europei

Il 31 agosto, l’agenzia russa Tass ha riportato le parole del portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, durante un’intervista a VGTRK. Le sue dichiarazioni sono state dure verso l’Europa.

Peskov ha accusato i leader europei di ostacolare gli sforzi di Trump:

virgolette
Gli europei stanno mettendo i bastoni tra le ruote. In ogni modo stanno tollerando e, probabilmente, incoraggiando il regime di Kiev a continuare la sua linea di intransigenza completamente assurda. Questo è un grave errore.
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