01 Sep, 2025 - 18:35

Trump ha un sogno per il Medio Oriente: ecco cosa prevede il piano per Gaza Riviera svelato dal Washington Post

Trump ha un sogno per il Medio Oriente: ecco cosa prevede il piano per Gaza Riviera svelato dal Washington Post

Il piano postbellico per Gaza mira a trasformare l’enclave palestinese in una “Riviera del Medio Oriente”, con città intelligenti e grandi progetti economici. L’iniziativa, discussa dall’amministrazione Trump con partner internazionali, punta a ridisegnare il futuro di Gaza dopo la guerra e non è priva di critiche.

Gaza dopo la guerra

Il piano per trasformare la Striscia di Gaza in una “Riviera del Medio Oriente” non è stato scartato. L’amministrazione Trump e diversi partner internazionali continuano a discutere il futuro dell’enclave palestinese. A rivelare i dettagli è stato un articolo in esclusiva del Washington Post del 31 agosto 2025, basato su un prospetto di 38 pagine che descrive il piano postbellico per Gaza.

Secondo quanto riportato, la proposta, denominata GREAT Trust (Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust), sarebbe stata ideata da alcuni degli stessi israeliani che hanno fondato la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), oggi attiva nella distribuzione di aiuti a Gaza. La pianificazione finanziaria sarebbe stata curata da un team proveniente dal Boston Consulting Group.

Il piano prevede il trasferimento “volontario” di oltre 2 milioni di palestinesi, sia in altri paesi sia in aree riservate all’interno della Striscia durante la ricostruzione.

Coloro che possiedono un terreno riceverebbero un token digitale dal trust, che garantirebbe il diritto di riqualificare la proprietà. Il token potrebbe essere utilizzato per finanziare una nuova vita altrove oppure per ottenere un appartamento in una delle future “città intelligenti basate sull’intelligenza artificiale” della Striscia.

Ogni palestinese che dovesse scegliere di lasciare Gaza riceverebbe 5mila dollari in contanti, quattro anni di affitto coperti e un anno di forniture alimentari. Secondo le stime, ogni partenza farebbe risparmiare al fondo circa 23mila dollari.

Il piano postbellico per Gaza

Il piano prevede finanziamenti pubblici e privati per quella che viene definita una serie di “mega-progetti”. Tra questi sono previsti impianti per veicoli elettrici, data center, resort sulla spiaggia e grattacieli residenziali.

Con un investimento stimato di 100 miliardi di dollari, i promotori prevedono un ritorno quasi quadruplicato in 10 anni, grazie a flussi di entrate “autogenerati”. Alcuni dettagli erano già stati anticipati dal Financial Times, attirando attenzione internazionale sui piani immediatamente successivi alla fine della guerra tra Israele e Hamas.

Gli elementi rivelati non appaiono lontani dalla visione di Trump per il futuro dell’enclave palestinese.

“Ho guardato una foto di Gaza, sembra un enorme cantiere di demolizione. Deve essere ricostruita in modo diverso… Si possono fare cose meravigliose”, ha dichiarato il presidente americano a pochi giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca.

Trump e il futuro di Gaza: la “Riviera del Medio Oriente”

Quando nelle prime settimane del suo secondo mandato Trump ha parlato del trasferimento dei palestinesi fuori da Gaza, le reazioni erano state piuttosto critiche. I paesi arabi hanno respinto l’ipotesi e le preoccupazioni della comunità internazionale hanno indicato eventuali violazioni del diritto internazionale. Trump ha continuato a presentare la sua visione, anche attraverso un video realizzato con l’intelligenza artificiale per mostrare come potrebbe apparire Gaza in futuro.

Sebbene la parola “partenza” sembri innocua, rappresenterebbe uno sradicamento della popolazione palestinese e l’accettazione di un futuro incerto.

Le nuove rivelazioni sono arrivate dopo un incontro tra Trump, l’ex premier britannico Tony Blair e il genero del tycoon, Jared Kushner, centrato sul futuro di Gaza.

La questione del destino dei palestinesi attira sempre maggiore attenzione internazionale. Tuttavia, non ci sono ancora segnali chiari sulla fine della guerra iniziata nell’ottobre 2023.

Le Nazioni Unite stimano che il 90 per cento delle abitazioni sia stato distrutto e, già nel 2024, circa il 90 per cento dei palestinesi era stato sfollato almeno una volta dall’inizio del conflitto. Parallelamente, la crisi umanitaria si aggrava: oltre 63mila persone hanno perso la vita, mentre più di 300 sono morte a causa della fame.

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