Il delitto di Garlasco continua a essere uno dei misteri giudiziari più intricati d’Italia, e proprio nelle ultime settimane si sono verificati sviluppi destinati a riaprire il dibattito pubblico e istituzionale. La tragica morte di Chiara Poggi, avvenuta nell’agosto 2007, torna sotto i riflettori grazie all’emersione di nuove tracce biologiche, all’intervento di nuovi esperti e all’acceso confronto mediatico che si svolge anche in programmi come Zona Bianca su Rete 4, condotto da Giuseppe Brindisi.
Nel quadro dell’incident probatorio richiesto dopo la riapertura delle indagini, è emersa una novità di grande rilevanza: il ritrovamento e l’analisi di un ‘nuovo’ Dna sulle unghie del pollice destro di Chiara Poggi, una traccia biologica raccolta nel 2007 ma mai realmente presa in considerazione durante le prime fasi dell’inchiesta. A distanza di diciotto anni, la genetista Denise Albani è stata incaricata dal Gip di Pavia di effettuare nuove analisi su questo materiale genetico, che potrebbe rappresentare la chiave per ribaltare le certezze acquisite finora.
L’importanza della scoperta non risiede soltanto nel possibile identificare nuove presenze sulla scena del crimine, ma anche nella potenziale determinazione di più killer. I sospetti su una pluralità di colpevoli sono così tornati ad animare gli esperti e l’opinione pubblica, ricordando quanto il caso sia stato caratterizzato fin dagli inizi da dubbi, opacità e cambi di rotta investigativi.
La presenza di questo nuovo Dna ha portato a una richiesta di proroga dei tempi per l’incidente probatorio. I tecnici incaricati hanno ritenuto necessario domandare al Gip di posticipare l’udienza precedentemente fissata per il 24 ottobre, per dare modo agli esperti di completare tutte le analisi genetiche e forensi. La tempistica originaria di 90 giorni – calcolata dal conferimento dell’incarico il 16 maggio – potrebbe quindi non essere sufficiente considerate le complessità tecniche e le potenziali ripercussioni sul processo.
Intanto, il confronto tra i periti rappresenta un ulteriore elemento di tensione, e si moltiplicano le richieste di rimodulazione delle indagini, inclusa l’eventualità di una nuova riesumazione del corpo di Chiara Poggi sotto la supervisione della consulente tecnica Cristina Cattaneo. Solo una nuova autopsia potrebbe infatti fornire risposte certe a domande rimaste aperte per oltre un decennio.
La puntata di Zona Bianca su Rete 4, trasmessa il 3 settembre 2025 alle 21:20 e disponibile anche in streaming su Mediaset Infinity, promette di offrire un ampio approfondimento sugli ultimi sviluppi del caso. Nel corso della trasmissione condotta da Giuseppe Brindisi, il delitto di Garlasco verrà analizzato assieme ad altri temi di attualità come i conflitti in Gaza e Ucraina e l’influenza internazionale di Donald Trump. Tuttavia, il focus principale sarà sulle anticipazioni riguardo al nuovo Dna, sulle perizie e sulle ipotesi investigative che stanno animando la cronaca.
La copertura mediatica contribuisce a mantenere alta l’attenzione sulla vicenda, favorendo il dibattito tra gli addetti ai lavori, gli esperti di criminologia e il pubblico generalista. L’emergere di nuovi dati ha provocato reazioni contrastanti sui social, in particolare per via della scoperta di un Dna femminile vicino al corpo di Chiara Poggi. Si ipotizza quindi un possibile coinvolgimento di una donna o di un numero superiore di soggetti, rilanciando vecchie teorie e piste investigative come quella della “donna killer”.
Nel corso degli ultimi mesi, si sono susseguiti numerosi colpi di scena: dal confronto tra i legali di Alberto Stasi e Andrea Sempio, alla richiesta di chiarimenti da parte della famiglia Poggi, fino alla querela sporta dalle sorelle Cappa contro la direttrice della rivista Giallo per la presunta violazione della privacy riguardo alla possibilità di un secondo assassino.
La svolta delle analisi genetiche attese nelle prossime settimane potrebbe portare nuove certezze o aprire ulteriori interrogativi. L’errore commesso durante le prime indagini e la mancata analisi delle tracce biologiche rappresentano un vulnus nel percorso giudiziario e testimoniano la difficoltà di arrivare a una verità definitiva.
Se la pista di più killer dovesse consolidarsi, ci sarebbero conseguenze dirompenti per tutti gli attori coinvolti e per la percezione pubblica di un caso che non smette di evolversi. L’attenzione mediatica, la pressione sociale e la competenza degli esperti definiranno il corso delle indagini, mentre il ricordo di Chiara Poggi resta vivo nella memoria collettiva di un Paese ancora alla ricerca di giustizia.