Il 3 settembre 2025, l’ultima puntata stagionale di Zona Bianca, condotta da Giuseppe Brindisi su ReteQuattro, si è trasformata in un’arena infuocata sul caso Garlasco e sull’omicidio di Chiara Poggi, uno dei cold case più discussi d’Italia. Tra ospiti di rilievo, avvocati delle diverse parti, giornalisti, criminologi e magistrati, il dibattito ha messo in luce nuovi dettagli, errori clamorosi e interrogativi ancora aperti che continuano a infiammare l’opinione pubblica.
Sin dall’inizio della trasmissione, il direttore di Gente Umberto Brindani ha acceso la discussione con una rivelazione sconcertante: fino ad agosto erano stati conteggiati ben 60 errori nell’indagine originale sul delitto Poggi, ma nelle ultime ore il conto è salito a 61, segno che anche ora continuano a emergere sbavature e omissioni. Brindani sottolinea come la procura, dopo le rivelazioni sulla contaminazione della traccia "Ignoto 3", abbia mantenuto uno stretto riserbo, operando in silenzio mentre giornalisti e esperti scavavano dietro le quinte. Il clima è quello di chi crede che molto sia ancora da scoprire.
Al centro dell’attenzione c’è anche l’incidente probatorio previsto per il 24 ottobre, quando in aula saranno ascoltati gli esperti incaricati di riesaminare le prove. L’avvocato Antonio De Renzis, che difende Alberto Stasi, ha evidenziato come alcuni dati inizialmente considerati troppo grezzi potrebbero oggi, grazie alle nuove tecnologie, essere finalmente analizzati correttamente. Questo scenario apre la porta ad una possibile svolta, con elementi nuovi che potrebbero essere portati alla luce da chi non si accontenta delle certezze del passato.
Non mancano però le polemiche. L’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, ribadisce la sua convinzione che Stasi sia innocente, spinto a dichiarare perfino un singolare “incubo”: si sarebbe sognato i carabinieri intenti a contaminare delle prove, inserendo il DNA del suo assistito su un oggetto di per sé innocuo come un Fruttolo. La provocazione, per quanto surreale, ha lo scopo di ribadire la sfiducia verso certi comportamenti delle forze dell’ordine nel corso delle indagini.
Altra questione spinosa riguarda la foto-cronologia della scena del crimine. La giornalista Rita Cavallaro ha riportato un errore fondamentale: numeri delle foto che saltavano nella numerazione del fascicolo e, peggio ancora, la sparizione di alcune immagini, spiegata dal RIS come conseguenza di ulteriori sopralluoghi con la stessa macchina fotografica. La mancata disponibilità di tutte le foto altera, secondo diversi ospiti, la trasparenza e la ricostruzione della scena.
La magistrata Simonetta Matone denuncia come il principio della ricerca degli elementi favorevoli all’indagato sia sistematicamente violato in Italia. Un atteggiamento grave, che rischia di alterare il quadro d’insieme e compromettere la giustizia. La selezione dei dati, la sparizione di foto e tracce ignorate vengono messe sotto accusa come possibili distorsioni a favore della tesi accusatoria, anziché di verità.
Sul fronte delle prove scientifiche, l’attenzione si concentra sulle tracce di DNA trovate sul pollice di Chiara Poggi. Secondo la giornalista Ilaria Cavo, queste non dimostrano una reazione attiva della vittima, ma suggeriscono la possibilità di una “traccia da trascinamento”, mettendo ulteriormente in dubbio le ricostruzioni fornite nella fase iniziale delle indagini.