La guerra tra Russia e Ucraina continua a segnare il panorama internazionale, mentre le trattative diplomatiche arrancano. Volodymyr Zelensky respinge l’invito di Vladimir Putin a un incontro a Mosca. Contemporaneamente, gli alleati occidentali promettono supporto militare e garanzie di sicurezza, mentre Mosca ribadisce che ogni presenza straniera sul suolo ucraino sarà considerata un obiettivo legittimo. Il confronto tra diplomazia e azioni militari evidenzia quanto lontano siano le posizioni dei due paesi.
Il mondo ha testimoniato un’altra settimana di diplomazia mentre la guerra tra Russia e Ucraina prosegue senza segnali di arresto.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha rifiutato la proposta del leader russo, Vladimir Putin, di tenere un incontro a Mosca per colloqui bilaterali tra i due leader. Zelensky ha parlato delle parole di Putin in un’intervista alla ABC News.
In seguito agli incontri di Trump con Putin, il 15 agosto, e quello con Zelensky e altri leader europei, il 18 agosto, si è riaperta la discussione su un eventuale incontro bilaterale o trilaterale con la presenza di Donald Trump. Diverse nazioni si sono offerte come possibili sedi dei colloqui. Sebbene un faccia a faccia tra Putin e Zelensky potrebbe segnare i primi passi concreti per porre fine alla guerra, al momento non sembra probabile, a meno di un significativo sviluppo della situazione attuale.
Mosca, nelle sue dichiarazioni, non sembra chiudersi ad un incontro diretto. Putin ha affermato, il 3 settembre, dopo la parata militare a Pechino, che “non ha mai escluso di incontrare” Zelensky. Tuttavia, restano ostacoli concreti. Per esempio, Putin ha sollevato dubbi sulla legittimità del presidente ucraino per le mancate elezioni nel 2024.
Ha aggiunto comunque: “Se Zelensky è pronto, lasciatelo venire a Mosca”. La risposta di Zelensky è stata dura:
Resta quindi il dubbio se Putin stia cercando di guadagnare tempo per portare avanti l’offensiva in Ucraina. Intanto, l’esercito russo prosegue le operazioni militari e gli attacchi aerei su vasta scala. Parallelamente, persiste il divario tra le rivendicazioni delle parti.
Gli alleati occidentali dell’Ucraina continuano a sostenere gli obiettivi di una pace giusta e duratura. Il 4 settembre si è svolto l’incontro della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” a Parigi.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato che 26 paesi hanno promesso di inviare truppe o fornire assistenza militare all’Ucraina dopo la fine della guerra, come parte degli impegni per garantire la sicurezza del Paese.
Non sono stati resi noti dettagli precisi sui paesi coinvolti né sul numero di truppe che possono essere effettivamente dispiegate. L’obiettivo dichiarato è prevenire conflitti futuri ma queste forze non sarebbero inviate in prima linea.
Il 2 settembre, durante un incontro con il primo ministro slovacco, Robert Fico, a Pechino, Putin aveva mantenuto toni concilianti riguardo alle garanzie di sicurezza richieste da Kiev, affermando che è possibile “trovare un consenso”.
Tuttavia, in seguito al vertice della coalizione dei volenterosi, il 5 settembre, Putin ha dichiarato al Forum economico orientale di Vladivostok che qualsiasi truppa occidentale presente sul territorio ucraino sarebbe considerata un “obiettivo legittimo” dall’esercito russo:
La Russia, anche in passato, aveva respinto qualsiasi discussione sull’impiego di forze straniere in Ucraina per motivi di sicurezza.
Ciò dimostra come, nonostante gli sforzi degli Stati Uniti per porre fine alla guerra, le distanze tra le parti restino ampie.