07 Sep, 2025 - 13:27

Il più grande raid russo su Kiev, colpito il principale edificio del governo: non era mai successo

Il più grande raid russo su Kiev, colpito il principale edificio del governo: non era mai successo

La guerra in Ucraina entra in una nuova fase di violenza. Nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2025, la Russia ha lanciato il più grande raid aereo dall’inizio del conflitto, colpendo per la prima volta l’edificio del Consiglio dei ministri a Kiev. L’attacco, che ha causato vittime civili e gravi danni anche in altre città, arriva mentre le tensioni internazionali restano altissime e i tentativi diplomatici di porre fine alla guerra non riescono a frenare l’escalation.

Gli attacchi russi colpiscono edificio del Consiglio dei ministri a Kiev

Gli attacchi aerei russi hanno colpito la capitale ucraina Kiev nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2025. Durante i raid uno dei principali edifici governativi del paese è stato danneggiato.

Il primo ministro ucraino, Yulia Svyrydenko, ha affermato in un post su X:

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Per la prima volta, l'edificio del governo ucraino ha subito danni diretti.

Secondo quanto riferito, i piani superiori dell'edificio del Consiglio dei ministri e il tetto hanno riportato gravi danni a causa dell'attacco.

L'edificio si trova nel quartiere centrale di Pecherskyi, come ha precisato il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, su Telegram. La concentrazione delle difese aeree nella zona, che normalmente impedisce a missili e droni russi di colpire il centro città, rende la notizia ancora più significativa.

Due persone, tra cui un neonato, hanno perso la vita e 20 sono rimaste ferite.

Gli attacchi non hanno colpito solo Kiev. La premier ha riferito che i bombardamenti notturni hanno interessato anche Dnipro, Kremenchuk e Odessa. È stata presa di mira anche Kryvyi Rih, la città natale del presidente, Volodymyr Zelensky.

Secondo l’aeronautica militare ucraina, si è trattato di un attacco senza precedenti. Oltre 800 droni e missili sono stati lanciati contro il paese.

La reazione di Zelensky

Il presidente ucraino ha commentato con parole molto dure. In un post su X ha dichiarato che “secondo le informazioni preliminari, diversi droni hanno attraversato il confine tra Ucraina e Bielorussia”. Ha aggiunto che diversi edifici residenziali sono stati distrutti in varie città, inclusa Kiev.

Zelensky ha condannato gli attacchi definendoli un crimine deliberato:

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Tali omicidi ora, quando una vera diplomazia avrebbe potuto già essere avviata molto tempo fa, sono un crimine deliberato e un prolungamento della guerra.

La Russia intensifica gli attacchi contro l'Ucraina

Anche se con l’inizio del mandato di Donald Trump gli Stati Uniti hanno rilanciato strumenti diplomatici per porre fine alla guerra, i progressi sono ancora limitati e senza sviluppi concreti.

L’estate del 2025 ha visto un forte aumento degli attacchi aerei su vasta scala da parte russa. Gli ultimi bombardamenti mostrano chiaramente come Mosca stia intensificando i raid. Parallelamente continua l’avanzata graduale dell’esercito russo sul campo.

La Russia ha già avviato un’offensiva estiva. Negli ultimi mesi, ha rivendicato il controllo totale di Luhansk e ha aperto un nuovo fronte con l’ingresso delle sue truppe nella regione di Dnipropetrovsk.

Gli sforzi diplomatici di Washington, tuttavia, non si sono fermati. Gli alleati occidentali di Kiev restano impegnati a garantire la sicurezza del paese nel periodo postbellico. Dopo l’incontro della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” del 4 settembre a Parigi, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato che 26 paesi sono pronti a fornire assistenza militare o a inviare truppe in Ucraina dopo la fine della guerra, pur senza rivelare ulteriori dettagli.

Gli attacchi notturni arrivano proprio dopo il rifiuto di Mosca di qualsiasi schieramento di truppe occidentali sul territorio ucraino.

Il raid russo contro Kiev, con il danneggiamento diretto dell’edificio del governo, segna una svolta militare nella guerra. Resta però incerto se la diplomazia internazionale sarà in grado di fermare l’escalation prima che il conflitto assuma proporzioni ancora più drammatiche.

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