Donald Trump torna ad agitare lo spettro dell’uso della forza militare interna. Dopo aver inviato la Guardia Nazionale a Los Angeles e a Washington D.C., il presidente minaccia ora Chicago, evocando persino il film cult “Apocalypse Now” in un post su Truth Social. Una scelta che ha subito scatenato l’opposizione democratica, pronta ad accusarlo di derive autoritarie. Sullo sfondo, i ricorsi legali già aperti contro la Casa Bianca per l’impiego delle truppe in territorio nazionale.
Il presidente americano, Donald Trump, sembra intenzionato a portare a termine la sua promessa di inviare la Guardia Nazionale a Chicago. Ha già definito la città “peggiore e più pericolosa” del mondo e ha promesso di risolvere il “problema della criminalità”.
Le parole del leader statunitense si inseriscono nella strategia dell’amministrazione che punta sulla sicurezza urbana e sulla lotta alla criminalità e all’immigrazione clandestina. L’amministrazione Trump ha già mandato le truppe della Guardia Nazionale a Los Angeles e a Washington D.C. Ora la terza città più grande degli Stati Uniti è nel mirino del presidente, insieme ad altre città come Baltimora e New Orleans.
Trump ha dichiarato che “entreremo” a Chicago, senza fornire ulteriori dettagli. Ha rinnovato la sua minaccia anche in un post su Truth Social, condividendo un’immagine ispirata al film “Apocalypse Now” intitolata “Chipocalypse Now”, con elicotteri che sorvolano lo skyline di Chicago.
“Adoro l’odore delle deportazioni al mattino. Chicago sta per scoprire perché si chiama Dipartimento della Guerra”, ha scritto Trump. Il riferimento è al celebre dialogo del film di Francis Ford Coppola del 1979: “Adoro l’odore del napalm al mattino”.
Il post è stato interpretato come il tentativo di Trump di mostrarsi come un leader reazionario, disposto a usare la Guardia Nazionale contro città democratiche con il pretesto della legge, dell’ordine e dell’immigrazione. Da sottolineare che il messaggio è arrivato all’indomani del cambio di nome del Dipartimento della Difesa in “Dipartimento della Guerra”, un richiamo diretto alla volontà di adottare una narrativa più “forte” e priva di ambiguità sul ruolo militare degli Stati Uniti.
Il governatore dell’Illinois, il democratico JB Pritzker, aveva già respinto la minaccia di Trump, accusandolo di voler lanciare “un’invasione”. Dopo il post del presidente americano, Pritzker ha replicato su X con parole ancora più dure, definendo Trump un “aspirante dittatore”:
The President of the United States is threatening to go to war with an American city.
— Governor JB Pritzker (@GovPritzker) September 6, 2025
This is not a joke. This is not normal.
Donald Trump isn't a strongman, he's a scared man. Illinois won’t be intimidated by a wannabe dictator. pic.twitter.com/f87Zek7Cqb
Anche il sindaco democratico di Chicago, Brandon Johnson, ha risposto, accusando il presidente di spingersi verso l’autoritarismo e di voler infrangere la Costituzione:
The President’s threats are beneath the honor of our nation, but the reality is that he wants to occupy our city and break our Constitution.
— Mayor Brandon Johnson (@ChicagosMayor) September 6, 2025
We must defend our democracy from this authoritarianism by protecting each other and protecting Chicago from Donald Trump. pic.twitter.com/B7AH1ufByH
L’opposizione, in generale, condanna le dichiarazioni di Trump e sottolinea che l’obiettivo del presidente non riguarda realmente la criminalità ma rappresenta piuttosto una mossa politica. Le statistiche ufficiali infatti mostrano un calo significativo dei reati violenti a Chicago negli ultimi mesi.
Parallelamente alle polemiche politiche, l’amministrazione Trump si trova a dover affrontare ricorsi legali riguardo all’impiego della Guardia Nazionale.
Un giudice federale ha stabilito, il 2 settembre, che l’invio di truppe da parte di Trump a Los Angeles è illegale. Solo due giorni dopo, il 4 settembre, anche il procuratore generale di Washington D.C., Brian Schwalb, ha intentato una causa simile, sostenendo che la decisione del presidente viola la sovranità della capitale statunitense.
Questi sviluppi legali mettono in evidenza come la strategia di Trump non si limiti allo scontro politico, ma rischi di aprire una frattura istituzionale.