Israele ha ordinato l’evacuazione totale di Gaza City in vista di una nuova offensiva militare. Volantini, messaggi via social e avvertimenti diretti hanno messo ulteriormente in allerta la popolazione palestinese.
L'esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione dell'intera area di Gaza City in vista di una nuova offensiva militare. Nei giorni precedenti l’Idf aveva emesso altri ordini di evacuazione, ma si trattava solo di aree o edifici specifici. Questa volta, invece, la portata è molto più ampia.
Israel's military ordered Gaza City residents to evacuate ahead of a new offensive, after Israel warned it would step up its military attacks in the strip in a ‘mighty hurricane’ if Hamas does not free the last hostages it holds https://t.co/z8ZCcPWAPr pic.twitter.com/RM9ELRKZBy
— Reuters (@Reuters) September 9, 2025
Le forze di Tel Aviv hanno diffuso volantini con le istruzioni di evacuazione. Il portavoce in lingua araba dell'IDF, Avichay Adraee, ha pubblicato un post su X, spiegando che ai palestinesi è stato ordinato di spostarsi verso la zona umanitaria a Gaza meridionale, Al Mawasi, utilizzando la strada costiera. Nel messaggio si legge anche:
#عاجل إلى جميع سكان مدينة غزة والمتواجدين في كل أحيائها، من المدينة القديمة وتفاح شرقًا وحتى البحر غربًا
— افيخاي ادرعي (@AvichayAdraee) September 9, 2025
⭕️جيش الدفاع مصمم على حسم حماس وسيعمل في منطقة مدينة غزة بقوة كبيرة، كما عمل في مختلف أنحاء القطاع.
⭕️من أجل سلامتكم، أخلوا فورًا عبر محور الرشيد باتجاه المنطقة الإنسانية في… pic.twitter.com/XiNYwBhPOQ
Israele aveva già avvertito che avrebbe intensificato gli attacchi militari se Hamas non avesse liberato gli ostaggi.
L’ordine di evacuazione su Gaza city è arrivato dopo il discorso del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che l’8 settembre ha diffuso una dichiarazione video. In quell’occasione ha affermato che si trattava “solo dell'inizio dell'operazione principale e intensiva”. Poi ha aggiunto:
Nel mese di agosto il gabinetto di sicurezza israeliano aveva approvato un piano per prendere il controllo di Gaza City. La nuova offensiva amplia la precedente operazione “Gideon’s Chariots”, lanciata a maggio. Nelle ultime settimane le forze israeliane hanno quindi intensificato i bombardamenti contro la città.
Molti civili hanno tentato di spostarsi verso altre zone per scappare dagli attacchi. Tuttavia molti abitanti sono riluttanti a lasciare Gaza City, anche perché non sanno se sarà possibile farvi ritorno. Nonostante migliaia di persone possano cercare rifugio nel sud, è probabile che una parte rimanga. Gaza City, infatti, è la più grande area urbana e la città più popolosa della Striscia.
Il sud dell’enclave soffre per l’assenza di spazi disponibili e per le condizioni di vita già al limite. A maggio Israele aveva allentato il blocco sugli aiuti verso Gaza, in vigore da due mesi. Tuttavia, le distribuzioni degli aiuti restano del tutto insufficienti, lontane dal coprire i bisogni essenziali della popolazione.
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), in un post su X del 9 settembre, ha affermato che decine di famiglie sono state sfollate e si trovano in condizioni difficili, senza un rifugio o beni di prima necessità. L'organizzazione ha riportato l’attenzione sulla crisi umanitaria, rinnovando il suo appello ad un cessate il fuoco.
The attacks on residential towers in #Gaza have displaced dozens of families, many left on the streets without shelter or basic necessities.
— UNRWA (@UNRWA) September 9, 2025
With humanitarian access severely restricted, the suffering of already displaced persons is only deepening.
We need a #CeasefireNow. pic.twitter.com/vSwGzg3Pes
Secondo i dati del ministero della Salute dell’enclave, il bilancio delle vittime dall'inizio della guerra, il 7 ottobre 2023, è salito a 64.605 morti e 163.319 feriti. Il numero di decessi dovuti alla malnutrizione ha raggiunto quota 399, tra cui 140 bambini.
Mentre la guerra prosegue con nuove operazioni nell’enclave, la popolazione civile rimane intrappolata tra bombardamenti, carenza di aiuti e incertezza sul futuro. La crisi umanitaria, già drammatica, si aggrava di giorno in giorno e rende sempre più difficile immaginare uno sbocco verso la pace.