09 Sep, 2025 - 16:27

Cosa sta succedendo in Nepal? La situazione tra proteste e dimissioni

Cosa sta succedendo in Nepal? La situazione tra proteste e dimissioni

L'8 settembre 2025 migliaia di giovani nepalesi sono scesi in piazza in proteste senza precedenti contro corruzione, nepotismo e privilegi politici. La decisione del governo di bloccare social media come Facebook, YouTube e Instagram ha acceso ulteriormente il malcontento.

Le proteste in Nepal

Migliaia di giovani in Nepal sono scesi in piazza, l'8 settembre 2025, per proteste senza precedenti.

Le ultime manifestazioni nel paese himalayano sono state guidate da giovani di età compresa tra i 13 e i 28 anni, noti come Generazione Z.

Il governo nepalese ha deciso di vietare 26 piattaforme tra cui Facebook, YouTube, Instagram e WhatsApp, sollevando ampie critiche. I manifestanti hanno preso d'assalto il parlamento nella capitale Kathmandu. Il divieto è stato revocato più tardi nella serata della stessa giornata per "rispondere alle richieste della Generazione Z".

Le proteste, iniziate pacificamente, si sono trasformate poi in una giornata sanguinosa. Negli scontri con la polizia, almeno 19 persone, per lo più giovani studenti, hanno perso la vita. Secondo un rapporto del ministero della Salute nepalese, oltre 400 persone, tra cui membri delle forze dell'ordine, sono state ricoverate a causa delle ferite riportate.

Le cause del dissenso

Sebbene il divieto sulle piattaforme social sia stata la causa immediata delle manifestazioni, il quadro completo racconta altre ragioni dietro al dissenso.

Alla base delle manifestazioni ci sono anche le scarse opportunità economiche che hanno portato alla frustrazione dei giovani. A supportare questo ci sono i dati della Banca Mondiale del 2024, che indicano che il tasso di disoccupazione dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni nel paese era del 20,8 per cento.

Le proteste rappresentano in un certo senso una resa dei conti generazionale. Al centro dei motivi per le manifestazioni ci sono anche la corruzione, il nepotismo e i privilegi radicati delle élite e dei politici senza impunità, oltre a un sistema politico malfunzionante.

Le frustrazioni sono prodotte anche dai cosiddetti "Nepo Kids" (abbreviazione di nepotism kids), un termine utilizzato per figli di politici, imprenditori e burocrati radicati, con stili di vita sfarzosi. Le campagne sui social media hanno messo in luce non solo la vita sopra le righe dei figli dei politici, ma anche le disparità tra ricchi e poveri nel paese.

La rabbia causata da una profonda disparità ha aumentato il dissenso della Generazione Z, che si trova nelle condizioni più svantaggiate. I giovani nepalesi, quindi, hanno anche espresso il loro dissenso contro un sistema che favorisce la lealtà rispetto alla competenza.

Le implicazioni politiche

Tra blackout dei social media e corruzione diffusa, i giovani nepalesi hanno lanciato un messaggio importante. Sotto la crescente pressione, il primo ministro nepalese, KP Sharma Oli, si è dimesso il 9 settembre.

Anche il ministro degli Interni, Ramesh Lekhak, e i ministri dell'Agricoltura, dell'Acqua e della Salute si sono dimessi dai propri incarichi.

Le proteste attuali in Nepal rappresentano la più grande mobilitazione di massa dopo quelle del 2006, che avevano costretto l’ex re Gyanendra ad abbandonare il regime autoritario e avevano portato alla dichiarazione della Repubblica nel 2008.

Questa volta, i manifestanti si sono mobilitati contro corruzione, nepotismo e favoritismi nella politica, accusando i leader attuali di favorire i propri figli e parenti ("nepo kids") a scapito della meritocrazia. Le proteste hanno incluso dimostrazioni di piazza, blocchi stradali e scioperi, riflettendo un malcontento diffuso verso l’élite politica e la gestione della crisi economica e sociale.

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