11 Sep, 2025 - 15:48

Colpì l’ex moglie fino a sfigurarla, perché secondo il giudice non deve andare in carcere? "Assurdo"

Colpì l’ex moglie fino a sfigurarla, perché secondo il giudice non deve andare in carcere? "Assurdo"

"È assurdo, incomprensibile, una vergogna", scrivono in molti - sui social - dopo aver letto le motivazioni della sentenza con cui è stato stabilito che l'ex marito di Lucia Regna, 44enne di Torino, non dovrà andare in carcere per aver colpito la donna fino a sfregiarle il volto dopo averla insultata e minacciata. Era il 2022. 

All'uomo, assolto dall'accusa di maltrattamenti aggravati (la più grave) e riconosciuto colpevole solo del reato di lesioni personali, i giudici hanno concesso tutte le attenuanti del caso e la condizionale. La condanna, dunque, si è fermata a un anno e sei mesi. Non abbastanza affinché si aprano per lui le porte di un penitenziario.

Perché secondo il giudice l'uomo non deve andare in carcere

La sentenza - emessa lo scorso giugno dal giudice Paolo Gallo e dai colleghi Elena Rocci e Giulia Maccari della terza sezione penale del Tribunale di Torino - ha creato un vero e proprio terremoto, soprattutto dopo la pubblicazione delle motivazioni da parte de La Stampa.

Leggendole, sembra che si voglia giustificare il comportamento violento dell'uomo, ricondotto a "uno sfogo umano e comprensibile", dovuto al fatto che la donna avesse "sfaldato un matrimonio ventennale", comunicando la separazione "in maniera brutale".

Secondo i giudici, in pratica, l'aggressore si sarebbe trovato in una "condizione di stress", e avrebbe reagito, anche con "espressioni umanamente comprensibili" in un contesto di rottura familiare. Espressioni che però, per l'accusa, erano vere e proprie minacce e insulti. 

Colpita fino ad essere sfigurata al volto: la storia di Lucia Regna

La pm Barbara Badellino aveva chiesto per l'uomo una condanna a 4 anni e mezzo, parlando di "un accesso d'ira immotivato". Il 28 luglio di tre anni fa, in soli sette minuti, egli colpì l'ex moglie con tale forza da sfregiarle il volto, ricostruito poi con 21 placche di titanio, causandole una lesione permanente al nervo oculare. 

Secondo la testimonianza della donna, era già stato violento in passato. Proprio per questo, nonostante il loro lungo rapporto, aveva trovato il coraggio di lasciarlo e ricostruirsi una vita con i due figli. Davanti a loro, l'uomo la chiamava "pu**ana", la minimizzava. "Non vali niente", le diceva, "io ti ammazzo".

La reazione della vittima e i commenti degli utenti sui social

"La sentenza viviseziona e mortifica la vittima, mentre è indulgente verso l'uomo che le ha sfondato il volto", ha dichiarato l'avvocata di parte civile Annalisa Baratto, che rappresenta i figli di Lucia.

Lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i ragazzi avevano affisso a scuola una foto della madre con la faccia tumefatta e la scritta: "Donne, denunciate subito". 

Restano ora incredulità e amarezza. La vittima, contattata, ha preferito non commentare la decisione. "È sotto shock", hanno riferito i suoi legali. Soddisfatta è invece la difesa, che ha parlato di "un caso esemplare di attenzione e rigore nell'analisi dei fatti e delle prove". 

Mentre sui social in tanti gridano allo "scandalo".

virgolette
Quando una sentenza definisce sette minuti di violenza inaudita come uno 'sfogo comprensibile', il nostro Paese scivola in un abisso medievale di tolleranza verso la violenza maschile, 

ha scritto la criminiloga Roberta Bruzzone. C'è chi parla di "offesa alla giustizia", chi si chiede: "A che serve denunciare, se poi non si fa nulla?". Interrogativi che, purtroppo, tornano ciclicamente d'attualità. Lo ha fatto notare anche la politica.

"Quanta strada ancora da fare per le donne, per la loro libertà, per tutti noi. Quanta violenza, quante giustificazioni", ha commentato pubblicamente il senatore del Pd Filippo Sensi. "Non possiamo permettere che cali la fiducia delle donne", la reazione di Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fdi alla Camera, che ha chiesto alla Commissione Femminicidio di acquisire gli atti del procedimento. 

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