14 Sep, 2025 - 08:49

Obbligo polizze catastrofali: conto alla rovescia verso il 1° ottobre 2025

Obbligo polizze catastrofali: conto alla rovescia verso il 1° ottobre 2025

Le polizze catastrofali, note anche come CAT NAT, non sono più un tema rimandabile. Con la Legge di Bilancio 2024, il legislatore ha imposto un obbligo chiaro: le imprese italiane devono sottoscrivere un’assicurazione contro i rischi naturali estremi, come terremoti, alluvioni, frane ed esondazioni.

Per le medie imprese la data da segnare in agenda è il 1° ottobre 2025, termine ultimo per mettersi in regola. Un passaggio che non rappresenta soltanto un vincolo normativo, ma una svolta destinata a incidere sulla gestione del rischio aziendale e sulla stabilità del tessuto produttivo nazionale.

Da qui nasce una riflessione inevitabile: perché il legislatore ha scelto di fissare proprio questa scadenza? Quali beni coprono le polizze catastrofali? E soprattutto, cosa rischia un’impresa che oltrepassa il 1° ottobre senza aver stipulato la copertura obbligatoria?

Perché il 1° ottobre 2025 segna una data spartiacque

La scelta di fissare il 1° ottobre 2025 come termine per le medie imprese non è casuale. Da un lato, il legislatore ha voluto concedere tempo sufficiente per valutare le soluzioni assicurative più adeguate. Dall’altro, ha inteso lanciare un segnale forte a un segmento produttivo che spesso concentra un patrimonio rilevante, ma che non sempre dispone di protezioni strutturate contro i disastri naturali.

La scadenza rientra in un calendario più ampio: le grandi imprese dovranno adeguarsi già entro il 30 giugno 2025, mentre per le piccole e micro imprese il termine è fissato al 31 dicembre 2025. Tuttavia, il focus rimane sulle medie imprese, che costituiscono l’ossatura del sistema industriale italiano e che rischiano, in caso di inadempienza, di trovarsi prive di strumenti fondamentali per garantire continuità operativa.

È importante sottolineare che l’obbligo non riguarda ditte individuali e liberi professionisti, né le imprese agricole, già tutelate dal fondo mutualistico AgriCat. Restano escluse anche le realtà i cui immobili siano interessati da abusi edilizi.

Polizze catastrofali: quali beni coprono e perché sono decisive

Le polizze catastrofali CAT NAT non sono state concepite come un adempimento meramente formale, ma come una protezione concreta del patrimonio aziendale. Esse coprono infatti beni materiali e diretti iscritti a bilancio, includendo fabbricati, terreni, impianti, macchinari e attrezzature. In altre parole, tutelano gli asset indispensabili per la produzione.

In Italia, dove la fragilità sismica e idrogeologica è ampiamente documentata, la possibilità di trovarsi di fronte a eventi estremi non è remota. Negli ultimi anni alluvioni e frane hanno paralizzato interi distretti produttivi, dimostrando quanto sia rischioso contare unicamente sugli interventi pubblici. La nuova normativa sposta quindi l’approccio dalla logica emergenziale alla prevenzione strutturata.

Un ulteriore vantaggio delle polizze catastrofali è legato alla riduzione del rischio di interruzione operativa.

Un’impresa che subisce un terremoto o un’alluvione non affronta soltanto danni fisici, ma anche sospensioni produttive e perdita di commesse. La copertura assicurativa, invece, consente di limitare i danni indiretti e di accelerare il ritorno alla normalità, preservando relazioni commerciali e credibilità sul mercato.

Cosa accade se si oltrepassa il 1° ottobre senza polizza

Un aspetto particolarmente rilevante riguarda le conseguenze del mancato rispetto della scadenza del 1° ottobre 2025. La legge, infatti, non prevede sanzioni immediate. Tuttavia, l’assenza di copertura comporta una limitazione significativa: l’impresa che non ha stipulato la polizza non potrà accedere a contributi o agevolazioni statali in caso di calamità naturale.

In pratica, un’azienda priva di polizza si ritroverebbe a fronteggiare i danni da sola, senza poter contare sul sostegno pubblico per la ricostruzione o la ripartenza. Considerato che il valore medio degli asset di una media impresa è elevato, la mancata protezione potrebbe tradursi in perdite economiche insostenibili.

Il messaggio del legislatore è chiaro: non si vuole punire subito chi non si adegua, ma responsabilizzare gli imprenditori, spingendoli a riconoscere la polizza non come un costo aggiuntivo, bensì come un investimento indispensabile per garantire stabilità e resilienza.

Perché prepararsi prima del 1° ottobre conviene

Il conto alla rovescia è già iniziato e aspettare l’ultimo momento può rivelarsi rischioso. Per mettersi in regola occorre infatti intraprendere diversi passaggi:

  1. Valutare i beni aziendali da assicurare, analizzando fabbricati, impianti e attrezzature in base al loro valore e alla loro esposizione ai rischi naturali.
  2. Studiare la vulnerabilità del territorio in cui l’impresa opera, considerando che zone diverse sono esposte a rischi differenti.
  3. Selezionare la copertura adeguata, affidandosi a consulenti o broker specializzati in grado di confrontare le soluzioni sul mercato.

Agire con anticipo significa non soltanto rispettare i tempi, ma anche ottenere condizioni contrattuali migliori ed evitare il rischio di congestione del mercato assicurativo, che inevitabilmente crescerà nei mesi immediatamente precedenti alla scadenza.

Prepararsi per tempo consente inoltre di trasformare l’obbligo in un’opportunità. Un’impresa che dimostra di aver adottato strumenti di gestione del rischio guadagna credibilità verso partner, clienti e istituti finanziari.

Non è un caso che molte banche valutino positivamente la presenza di coperture catastrofali nell’erogazione di finanziamenti, interpretandole come segnale di solidità.

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