C'è un nuovo colpo di scena nelle indagini riguardanti l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto diciotto anni fa a Garlasco: secondo gli esperti del Ris di Cagliari, incaricati di redigere una nuova perizia su quanto accaduto in via Pascoli il 13 agosto 2007, non sarebbero emersi elementi a sostegno dell'ipotesi della presenza di un secondo aggressore sulla scena del crimine. Ecco cosa succede adesso.
I militari dell'Arma, giunti appositamente dalla Sardegna, hanno scandagliato la villetta in cui avvenne il delitto - in via Pascoli, a Garlasco - per l'intera giornata del 9 giugno scorso, realizzando una ricostruzione 3D della scena del crimine.
Per farlo, si sono avvalsi anche dell'aiuto di droni. E hanno così potuto analizzare la disposizione e le caratteristiche delle macchie di sangue. Un lavoro lungo e complesso, sintetizzato nelle oltre 300 pagine di risultati depositati ora in Procura.
Da cui emerge, alla fine, secondo quanto riportato dall'Ansa, che non ci sarebbe evidenza della presenza di un complice o di un secondo aggressore. Chiara Poggi, secondo gli esperti, sarebbe dunque stata uccisa da una sola persona.
Il fascicolo aperto sul caso vede indagato - con l'ipotesi di omicidio in concorso con ignoti - Andrea Sempio, che si è sempre proclamato innocente.
A mettere in dubbio la sua versione, in particolare, il ritrovamento di un'impronta che sembrerebbe appartenergli sulle scale che conducono al garage della villetta.
Proprio lì, infatti, fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. Ma c'è un ma: l'intonaco su cui era stata rilevata la traccia, asportato e utilizzato in precedenti accertamenti, non si può rianalizzare.
Non è possibile, dunque, arrivare a una conferma scientifica certa. Intanto, sui reperti individuati tra i resti della colazione sequestrati all'epoca dei fatti, sono state trovate otto impronte digitali parziali.
Sei erano sul sacchetto dei cereali e due su una busta dell'immondizia: se saranno ritenute utilizzabili, verranno confrontate con i profili delle persone coinvolte. Al momento, non si può escludere che siano frutto di contaminazioni.
La criminologa Barbara Fabbroni commenta il ritrovamento delle otto impronte sui reperti relativi al caso Poggi a "La Storia Oscura" su Radio Cusano Campus.
Sulla natura delle lesioni e la possibile arma utilizzata - rimasta non definita nelle sentenze che hanno riconosciuto colpevole del delitto Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima - dovrà invece esprimersi nei prossimi mesi l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, incaricata dal procuratore Fabio Napoleone e dall'aggiunto Stefano Civardi di "rivedere" tutti gli aspetti medico-legali del caso.
Entrambe le relazioni - quella medico-legale e quella del Ris - saranno poi acquisite nel fascicolo d'indagine, insieme agli altri elementi raccolti finora dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. E all'analisi - tuttora in corso - della genetista Denise Albani sul Dna estratto dai margini ungueali della vittima, attribuito dalla Procura proprio a Sempio.
Solo quando il quadro sarà completo si potrà davvero rimettere insieme tutti i pezzi, ricostruendo il puzzle (confermando, quindi, o smentendo la versione ufficiale, che ha portato alla condanna di Stasi). Nel frattempo, la pressione dell'opinione pubblica si fa sempre più sentire. In una recente intervista alla trasmissione Quarto Grado, la madre di Sempio, Daniela Ferrari, ha rivelato:
La donna è poi tornata a difendere la posizione del figlio. Si attendono ora nuovi sviluppi. La gip Daniela Garlaschelli ha fissato per il 26 settembre il prossimo incontro delle parti nell'ambito dell'incidente probatorio in corso. In quell'occasione, i periti comunicheranno se avranno bisogno di ulteriore tempo. Solo allora si potrà capire se il caso è davvero vicino a una svolta.