Un film che profuma di salsedine, coraggio e record mondiali. "La Ragazza del Mare" - titolo italiano di "Young Woman and the Sea" - porta sullo schermo la storia incredibile di Gertrude Ederle, "Trudy" per gli amici, la prima donna ad aver attraversato la Manica a nuoto.
Un momento storico immortalato dalla direzione di Joachim Rønning e dall'interpretazione di Daisy Ridley, il biopic targato Disney e Jerry Bruckheimer Films ha conquistato critica e pubblico, unendo la magia del cinema al realismo di riprese in acqua vera. Tra drammi familiari, allenamenti durissimi e un’impresa che ha fatto la storia, il film mescola lacrime e applausi in puro stile hollywoodiano.
Ma come si chiude questa storia e quali luoghi hanno ospitato le riprese?
Joachim Rønning non ha voluto scorciatoie: niente green screen esagerati, ma acqua vera, fredda e imprevedibile. Le riprese si sono svolte principalmente a Varna, in Bulgaria, dove il Mar Nero ha fatto da set naturale per le spettacolari scene di nuoto in acque libere. Daisy Ridley si è messa alla prova con mesi di allenamento e nuotate estenuanti: labbra blu, correnti gelide e la forza di volontà di un’atleta vera.
Sempre in Bulgaria, anche la località di Kavarna è stata scelta come sfondo per altre sequenze in mare aperto. Per gli interni, la produzione ha utilizzato studi attrezzati con enormi vasche, in grado di simulare onde e correnti.
Non potevano mancare le riprese a New York City, dove si svolge l’infanzia di Trudy e dove vediamo la sua famiglia, tra sacrifici, sogni e tradizioni. Una parte delle scene è stata girata anche a Parigi, in onore delle Olimpiadi del 1924, momento cruciale nella carriera della nuotatrice. In questo mix di location, il film riesce a dare un respiro internazionale, facendo viaggiare lo spettatore tra l’America, la Francia e le fredde coste della Manica.
Non è solo il personaggio di Trudy a brillare, ma anche la performance di Daisy Ridley, che si è trasformata fisicamente e mentalmente per entrare nei panni della campionessa. L’attrice britannica, nota al grande pubblico come Rey nella saga di "Star Wars", ha affrontato mesi di allenamenti con la nuotatrice olimpica Siobhan-Marie O’Connor. Non solo tecnica, ma anche stile: Ridley ha imparato a nuotare "come 100 anni fa", replicando il modo di affrontare le bracciate dell’epoca.
Il regista Rønning ha raccontato che l’attrice non si è mai tirata indietro: "Quando entrava in acqua, era tenace. Non si lamentava mai e chiedeva sempre: ‘Ne vuoi ancora uno?’ anche se era già sfinita e le labbra diventavano blu". Un approccio quasi metodico che ha reso le scene ancora più autentiche.
L’allenamento, unito alle difficoltà delle riprese in mare aperto, ha permesso di restituire allo spettatore la fatica reale di un’impresa che negli anni '20 sembrava impossibile. Non a caso, il film è stato presentato come un dramma sportivo realistico, capace di unire la spettacolarità Disney alla crudezza della natura.
New York 1914. Qui si apre "La Ragazza del Mare", mostrando una giovanissima Trudy alle prese con il morbillo. Ma non è la malattia a traumatizzarla, quanto la visione del ribaltamento del General Slocum in fiamme, un traghetto con centinaia di passeggeri a bordo: un episodio orribile, soprattutto perché la maggior parte delle vittime erano donne che avrebbero potuto salvarsi se solo avessero saputo nuotare.
È questa consapevolezza che fa scattare qualcosa nella mente della madre, Gertrude, che obbliga i fratelli di Trudy a imparare a nuotare, mentre la ragazzina - a causa della malattia - non può avvicinarsi all'acqua. Tuttavia, Trudy riesce a guarire dal morbillo e comincia a sviluppare una passione sfrenata per il nuoto, facendone il proprio sport.
La madre, allora la iscrive alla Women's Swimming Association, dove sotto l'occhio attento - e inizialmente disinteressato - di Charlotte Epstein, progredisce rapidamente, raggiungendo traguardi inimmaginabili.
Il 1924 è la svolta: a Trudy viene offerto un posto nell'American Olympic Union. Il motivo? Partecipare alle Olimpiadi di Parigi. L'opportunità è enorme, soprattutto quando la quadra conosce il nuotatore Jabez Wolffe, che aveva tentato (senza successo) di attraversare la Manica. Frustrato e sessista, Wolffe non allena adeguatamente la squadra, con lo sconforto di Trudy, che torna a New York delusa per aver vinto solo medaglie di bronzo.
La ragazza annega nel malumore. Tutto cambia quando incontra Bill Burgess, l'unico ad aver attraversato a nuoto la Manica con successo: Trudy ritrova nuova motivazione e decide di cimentarsi nell'impresa lei stessa.
Dopo aver nuotato da New York al New Jersey in meno tre ore, Trudy parte per la Francia e comincia ad allenarsi al Cap Gris-Nez, dove stringe amicizia con Benji, un altro nuotatore. Dopo un tentativo quasi disastroso di Benji, Trudy intraprende il suo primo tentativo il 20 luglio 1926. Nonostante le premesse siano buone, Trudy non riesce a completare la traversata, troppo stordita e disorientata. Si scopre che Wolffe, suo allenatore, ma geloso dei suoi progressi, le ha versato qualcosa nel tè.
Il finale de "La Ragazza del Mare" ci porta direttamente nel climax della storica impresa. È il 6 agosto 1926. Trudy affronta il suo secondo tentativo di attraversare la Manica. Stavolta nulla può fermarla: combatte contro meduse, correnti gelide e la fatica. Finché, rimasta senza barca guida nelle acque basse, decide di nuotare da sola: nessun compromesso, solo determinazione pura.
A notte fonda Trudy rischia di perdersi nel buio, ma la scena si illumina quando gli abitanti di Dover accendono dei falò sulla spiaggia per indicarle la via. Un’immagine potente e cinematografica che sottolinea quanto la sua impresa sia seguita e amata dal pubblico. Alla fine, Trudy tocca la costa inglese e stabilisce un nuovo record mondiale: 14 ore e 31 minuti, due ore in meno rispetto al primato maschile.
Il ritorno a New York è triofale, ma nei sottotitoli scopriamo che l'impresa le è costata l'udito, condizione che l'ha spinta a dedicare la vita all’insegnamento del nuoto ai bambini sordi.