17 Sep, 2025 - 15:40

"La Ragazza del Mare" è una storia vera? Chi era davvero Trudy Ederle

"La Ragazza del Mare" è una storia vera? Chi era davvero Trudy Ederle

Sei pronto a tuffarti in una storia di coraggio, acqua gelida e record mondiali? "La Ragazza del Mare" ("Young Woman and the Sea") racconta la vera impresa di Gertrude "Trudy" Ederle, la prima donna a nuotare attraverso la Manica. Il film con Daisy Ridley porta sullo schermo ogni bracciata, ogni fatica e ogni medaglia conquistata dalla giovane nuotatrice americana negli anni '20, tra sfide olimpiche e allenamenti durissimi.

Ma quanto c’è di vero in questa storia da brivido? Scopriamo chi era davvero Trudy Ederle, quali imprese ha compiuto e cosa il film ha romanzato per rendere la sua avventura ancora più epica.

Chi era Trudy Ederle: la vita e le imprese leggendarie

La vera Gertrude Caroline Ederle è nata a New York il 23 ottobre 1905 da genitori immigrati tedeschi; era la terza di sei figli. Cresce a Manhattan e già da bambina mostra una forte attrazione per il nuoto. Soffre di morbillo da piccola, un episodio che le causa danni all’udito, ma non la scoraggia.

Durante l’adolescenza entra nella Women's Swimming Association sotto la guida di Charlotte Epstein e non passa molto prima che inizi a stabilire record mondiali. Tra il 1921 e il 1925 detiene ben 29 record nazionali e mondiali in diversi stili e distanze - ed è solo un'adolescente.

Alle Olimpiadi di Parigi nel 1924 vince tre medaglie: una d’oro nella staffetta 4×100 stile libero, e due bronzi nei 100m e 400m stile libero.

Nel 1925 tenta per la prima volta di attraversare la Manica ma fallisce - il suo allenatore Jabez Wolffe la fa uscire dall’acqua, citando ragioni di sicurezza. L’anno dopo, il 6 agosto 1926, parte da Cap GrisNez, in Francia, e arriva a Kingsdown, Kent, in Inghilterra, percorrendo oltre 34 km in acque ostili in 14 ore e 31 minuti, battendo il record precedente maschile di quasi due ore.

Dopo questo trionfo, torna a New York come eroina: è acclamata con una parata e riceve il plauso della stampa e del presidente Calvin Coolidge. Negli anni a seguire dedica la sua vita a insegnare nuoto, soprattutto a bambini sordi, continuando a nuotare nonostante la perdita dell’udito. Trudy muore il 30 novembre 2003, a Wyckoff, New Jersey, all’età di 98 anni.

Cosa il film racconta bene e dove prende qualche licenza

"La Ragazza del Mare" è molto fedele al cuore della vicenda: l’infanzia di Trudy, la passione per il nuoto, la sua appartenenza alla Women’s Swimming Association, la crisi ai Giochi Olimpici del 1924, il primo tentativo fallito di attraversare la Manica e il secondo, riuscito.

Ovviamente, ci sono alcune licenze narrative:

  • Il film comprime il tempo tra il primo e il secondo tentativo di attraversata: in realtà passa un anno tra i due eventi.
  • Alcune scene "villainizzano" il coach Wolffe, come il presunto sabotaggio con il tè, non confermato da fonti storiche.
  • Dialoghi, momenti familiari e interazioni sono stati romanzati per rendere la narrazione più cinematografica.

Ma la pellicola è piena anche di dettagli realistici e sono proprio questi che fanno la differenza, rendendo il film "fedele" e coerente alla realtà storica:

  • Il costume da bagno in lana a strati multipli come negli anni '20.
  • L’allenamento in acqua aperta: Daisy Ridley ha affrontato freddo, correnti e nuotate prolungate.
  • Il tempo ufficiale di attraversata della Manica: 14 ore e 31 minuti.

Perché Trudy Ederle è importante: la sua eredità

Trudy Ederle non è stata soltanto una nuotatrice che ha battuto record: è diventata un simbolo di emancipazione femminile in un’epoca in cui lo sport era considerato "roba da uomini". Negli anni '20, la semplice idea che una donna potesse competere in discipline di resistenza come il nuoto di lunga distanza sembrava impensabile. Eppure, con le sue bracciate decise e la sua tenacia, Trudy ha dimostrato che non solo era possibile, ma che una donna poteva addirittura fare meglio degli uomini. Il suo attraversamento della Manica non è stato solo un’impresa sportiva, ma un messaggio sociale potentissimo.

Dopo il clamore mediatico, Trudy non ha mai cercato la vita da star. Nonostante fosse corteggiata da sponsor, manager e produttori teatrali, ha scelto di rimanere legata al mondo del nuoto, dedicandosi soprattutto ai bambini sordi, insegnando loro a sentirsi liberi in acqua, proprio come lo era lei. La sua esperienza personale con la perdita dell’udito l’ha trasformata in una figura empatica e capace di ispirare, non solo come atleta ma anche come insegnante.

Il riconoscimento ufficiale del suo contributo è arrivato con l’ingresso nell’International Swimming Hall of Fame e nella National Women’s Hall of Fame, ma il vero premio è stato quello di diventare una pioniera, aprendo la strada a generazioni di atlete. Senza figure come lei, probabilmente molte donne avrebbero avuto percorsi più tortuosi nello sport professionistico.

E oggi, con un film targato Disney a riportare la sua storia sotto i riflettori, Trudy Ederle si conferma un’icona evergreen. Il pubblico moderno scopre che dietro le medaglie c’è stata una ragazza normale, con un carattere testardo e una determinazione fuori dal comune. Una giovane donna che ha insegnato al mondo intero che il coraggio può vincere anche le correnti più gelide.

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