18 Sep, 2025 - 12:30

Perché Filippo Turetta è stato picchiato in carcere? Ecco chi è l'aggressore

Perché Filippo Turetta è stato picchiato in carcere? Ecco chi è l'aggressore

Il nome di Filippo Turetta torna alla ribalta delle cronache. Stavolta non per una sentenza (l'inizio del processo d'Appello per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin è già stato fissato per novembre), ma per una violenza subita nel carcere veronese di Montorio. Il giovane, condannato in primo grado all'ergastolo, è stato infatti aggredito da un altro detenuto. Ecco cosa sappiamo. 

Filippo Turetta picchiato in carcere: cosa sappiamo

A parlare dell'accaduto è stato, nelle scorse ore, il quotidiano locale L'Arena. L'episodio risalirebbe però al mese di agosto. Turetta sarebbe stato preso di mira dopo essere stato trasferito dall'area "protetta" del carcere alla quarta sezione, riservata ai detenuti comuni.

A colpirlo con un pugno sarebbe stato un uomo di 55 anni, già condannato per omicidio e tentato omicidio. Secondo le ricostruzioni, egli avrebbe manifestato fin da subito fastidio per la presenza del 23enne, ma l'aggressione non sarebbe stata premeditata.

Si tratterebbe piuttosto di una reazione improvvisa, avvenuta in un momento di tensione. Turetta non avrebbe riportato conseguenze fisiche gravi, ma il personale penitenziario  avrebbe comunque preso dei provvedimenti nei confronti dell'aggressore, trasferito in isolamento per 15 giorni.

Alla fine, il detenuto sarebbe stato collocato in una cella singola, trovata però in condizioni degradate a causa dei danni lasciati dal precedente occupante. In segno di protesta, avrebbe quindi iniziato uno sciopero della fame e della sete, rifiutandosi anche di assumere i farmaci che gli erano stati prescritti. 

"La violenza non è la risposta": il commento di Gino Cecchettin

A commentare pubblicamente la notizia dell'aggressione è stato anche Gino Cecchettin. L'occasione è stata il festival Pordenonelegge, dove si trovava per parlare del libro scritto in memoria di Giulia

virgolette
Non penso che la violenza sia la risposta ed è il messaggio che vorrei dare: non mi fa sentire felice il fatto che Turetta sia stato aggredito, perché ancora una volta vuol dire che dobbiamo lavorare,

le sue - calibrate - parole. Cecchettin ha poi sottolineato che si tratta di "atti da condannare". "Noi ci muoviamo in senso opposto - ha dichiarato - e vorremmo far capire alle persone che i sentimenti che portano a questo sono sbagliati".

Un messaggio che conferma il suo impegno nel promuovere un cambiamento culturale, partendo dall'educazione sentimentale e dalla prevenzione della violenza, soprattutto tra i più giovani

L'omicidio di Giulia Cecchettin e il processo d'Appello

In primo grado, Turetta è stato condannato al massimo della pena prevista: l'ergastolo. Nel novembre 2023, secondo quanto ricostruito dalle indagini, convinse Giulia Cecchettin - che lo aveva da poco lasciato - ad andare al centro commerciale insieme, per poi sequestrarla in auto e ucciderla.

Non aveva accettato la fine della loro relazione, sviluppando un comportamento ossessivo nei confronti della ragazza, che alle amiche confidava: "Vorrei che sparisse". La ricattava emotivamente, facendola sentire in colpa. Dopo il delitto, premeditato con minuzia, fuggì all'estero.

Venne rintracciato e arrestato nei pressi di Lipsia, in Germania, circa una settimana dopo. Durante il processo ha ammesso le proprie responsabilità, ma la difesa ha cercato di ridimensionare l'impianto accusatorio, sostenendo che si sia trattato di un gesto impulsivo, "preordinato".

Una tesi che non ha convinto i giudici della Corte d'Assise di Venezia, che - pur escludendo l'aggravante della crudeltà - hanno riconosciuto la lucidità dell'azione. Turetta aveva stilato un elenco di "cose da fare" prima, durante e dopo il femminicidio. Al momento resta detenuto nel carcere di Montorio.

Il 14 novembre dovrà comparire davanti alla Corte d'Assise d'Appello presieduta dal giudice Michele Medici, a Mestre. E potrebbe anche decidere di rilasciare delle nuove dichiarazioni. 

In alto, il video che ritrae il momento della lettura della sentenza di primo grado dopo quasi sette ore di camera di consiglio - Antenna Tre, 3 dicembre 2024. 

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